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3 evidenze scientifiche dimostrano che andare al museo fa bene alla salute.

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Lo psicologo positivista Martin Seligman afferma che le arti e le esperienze estetiche ci aiutano a resistere alle “tempeste” della vita, guidandoci verso la progettazione di nuove possibilità su come immaginiamo il futuro e creando esistenze più appaganti e relazioni sociali più solide. Ma è davvero così? Gli studi scientifici ci forniscono 3 evidenze che sembrano confermare ciò, sottolineando l’importanza di fruire regolarmente delle esperienze estetiche. Vediamole da vicino.

Le ricerche scientifiche hanno analizzato gli effetti sul benessere psico-fisiologico riscontrati in seguito a una visita ad un museo d’arte.  Nello specifico, è stato dimostrato che le esperienze estetiche sono in grado di ridurre potentemente i livelli di stress e ansia. I soggetti infatti hanno riportato, al termine di una mostra d’arte, un aumento medio del benessere del 40% e una diminuzione del 60% dei livelli di cortisolo, un ormone associato alle risposte allo stress, comunemente usato come marcatore biologico dei suoi livelli. Andare al museo ridurrebbe inoltre l’intensità del dolore cronico, aumentando la durata della vita di una persona e riducendo la probabilità di ricevere una diagnosi di demenza. Gli studi dimostrano che proprio le persone affette da demenza hanno riscontrato numerosi benefici mentali e fisici: trascorrere del tempo in un museo ha indotto risposte allo stress più dinamiche, ha migliorato le loro funzioni cognitive e ha promosso miglioramenti nei sintomi della depressione.

Una recente ricerca a cura del neuroscienziato Semir Zeki, dall’Università di Londra, ha dimostrato che la semplice esposizione alle opere d’arte porta a un aumento della dopamina, neurotrasmettitore associato ai processi di ricompensa, e dell’attività nella corteccia frontale del cervello, con conseguenti sensazioni di piacere simili a quelle provate quando si è innamorati. Un’esperienza di completa concentrazione, estasi e assorbimento che lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi ha definito “flow”, uno stato mentale di focalizzazione sull’obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito da parte di un individuo. Poiché il flow è vicino ad altre pratiche mentali, quali mindfulness, meditazione e yoga, le esperienze estetiche potrebbero offrire molti degli stessi benefici positivi associabili al regolare svolgimento di queste pratiche. In questo senso, le esperienze estetiche e le pratiche artistiche diventano una “palestra” per la nostra mente e il nostro corpo. Andare a un museo, ascoltare della musica, guardare un film e immergersi in scenari naturali sono attività che attivano i nostri sensi in maniera integrata, richiedendo concentrazione, stimolando la nostra creatività e facilitando la comunicazione con noi stessi e con gli altri.

Museo immersivo

Il coinvolgimento dato dalla visione di una mostra è stato positivamente associato a livelli maggiori nella percezione di connessione con gli altri, a una più elevata inclusione sociale e minori sentimenti di isolamento e disconnessione. Per alcuni studiosi, visitare un museo d’arte può aiutare a rafforzare il cosiddetto capitale sociale, aiutando gli individui a creare connessioni con altre persone che hanno interessi simili. È stato inoltre scoperto che il coinvolgimento con l’arte può aumentare la capacità di empatia, soprattutto se accompagnato da un elemento contestuale che informa lo spettatore sul reale messaggio veicolato dal prodotto artistico. In uno studio del 2020, i visitatori di un museo, cui è stato chiesto di considerare la prospettiva degli individui nativi americani raffigurati in una mostra fotografica, hanno mostrato una maggiore empatia nei loro confronti rispetto ai visitatori che non avevano ricevuto alcuna informazione rispetto ai soggetti rappresentati, durante la visione delle foto.

Marta Pizzolante

Artribune

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