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Parigi-Roubaix: van der Poel al limite del rischio, lezione di vittoria.

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Come l’avevano immaginata gli AC/DC la tanto decantata “autostrada per l’inferno”? Probabilmente il percorso della Parigi-Roubaix tutto può essere definito, meno che un’autostrada, ma non a caso questa corsa viene chiamata l’inferno del nord, per le dure e probanti condizioni nelle quali i ciclisti riversano nel corso di tutta la gara, oltretutto lo scoglio si fa sempre più arduo nel giorno in cui il meteo avverso va ad aggiungersi alle già numerose difficoltà del pavè francese. 29 settori per l’esattezza, oltre 50 chilometri da percorrere sulle pietre per raggiungere la conclusione iconica all’interno del velodromo di Roubaix. Dalla foresta di Arenberg fino al Carrefour de l’Arbre per superare questi 29 gironi che hanno origine proprio dalla Selva Oscura e si articolano tra le pietre che saranno poi usate per costruire una scala verso il trionfo, possiamo dire una “scala verso il paradiso”. Non siamo più sulle alture delle Fiandre, dal Belgio ci spostiamo alla Francia ricordando la nuvola di polvere alzata dal ciclista solitario britannico delle Strade Bianche; un ring di pugilato lo ha definito Filippo Ganna, nel quale solo i campioni sono in grado di vincere e così è stato per Sonny Colbrelli nel 2021, in un’edizione epica e memorabile, affrontata tra le intemperie di un meteo avverso che ha letteralmente costretto i ciclisti ad emergere dal fango per contendersi la vittoria agli ultimi metri del velodromo.

Quest’anno è andata diversamente, quest’anno ad entrare a Roubaix è un uomo solo:

Van Aert sfrutta la caduta di Degenkolb per partire a 15 km dal termine, ma immediatamente colpiscono le pietre, e la gomma del belga non regge: foratura e recupero folgorante di van der Poel che rapidamente conquista 25’’ di vantaggio e si invola- senza tra l’altro lasciare neanche un metro ai propri avversari considerando gli enormi rischi presi nel corso della gara- verso la linea di arrivo, in solitaria. Il Carrefour de l’Arbre torna ad essere decisivo, ma Wout van Aert, che ha fatto i conti con la sfortuna poiché il duello con l’”altro Van” era annunciato fin dalla vigilia considerata l’assenza di Pogacar, esprime un rammarico quasi incolmabile; dopo la vittoria all’E3 Saxo Classic le soddisfazioni stagionali non sono molte, nel trio d’oro completato da Tadej e Mathieu è forse apparso meno competitivo, intendiamoci, esclusivamente per i risultati raggiunti in questa stagione. Le grandi conquiste nel corso della carriera del belga sono nella mente di tutti, in ogni categoria di gare, dalle volate alle scalate -ricordate il Ventoux?-, e soprattuto alla sue infallibili prestazioni nel ciclocross. Avrà l’occasione per riscattare una primavera adombrata dai due ormai storici rivali, come ha dichiarato le sue classiche per il 2023 sono finite con la Roubaix, l’appuntamento è ora l’estate che preparerà con un periodo di riposo e allenamento.

Chiude sesto Filippo Ganna collezionando un’altra grande prestazione dopo l’enorme competitività dimostrata alla Sanremo; un ciclista diverso dal infallibile cronoman, ora ha assunto il ruolo di outsider di lusso anche nelle corse di un giorno, con l’obiettivo in futuro di aumentare anche il numero di vittorie nei grandi giri. Attardato all’ingresso della foresta per una caduta del gruppo ha speso tante energie per rientrare, e forse uno sforzo che gli ha impedito di partecipare all’attacco finale insieme ai più grandi. Lo ha affermato anche lui stesso nel dopo gara: “Nel finale mi sono mancate le gambe, ora ci vediamo al giro”.

La prova eccezionale di VDP è comunque innegabile, nonostante la sfortuna del rivale belga l’olandese è stato magnifico, lui e anche Philipsen, secondo posto per quello che è definito un velocista che invece ha trovato probabilmente la classica della vita. Per la quarta volta un ciclista riesce nell’impresa di inanellare la doppietta Sanremo-Roubaix, l’ultimo a riuscirci è proprio colui cha cadendo in questa edizione ha dato il via alla battaglia finale, John Degenkolb nel 2015.

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