“Ritmi” è il nome del quadro di Arturo Ciacelli, un pittore futurista che nel 1925 ha voluto trasportare sulla tela la sua idea del tennis, sottolineando con quel titolo le tempistiche che vengono scandite da ogni colpo trasponendo i suoni- simili a quelli di un metronomo- di uno scambio prolungato. Nel corso della stagione gli appassionati di tennis hanno abituato il loro orecchio a questi tempi che se analizzati attentamente possono rallentare o accelerare con il cambio di superficie.
Ed è con la primavera che la pallina inizia a perdere velocità, i ritmi dello scambio si dilatano, con l’arrivo della terra rossa. Dal mese di aprile le migliori racchette arrivano in Europa. Abbandonato il cemento in Laykold di Miami la stagione si colora di rosso e si inizia a giocare sul clay, sulla terra amatissima da spagnoli ed italiani, ma non disprezzata neanche in Francia; non a caso i principali tornei di questa superficie vengono disputati in questi tre paesi.
È iniziata la stagione dall’Estoril, in Portogallo, si proseguirà con MonteCarlo, Barcellona, Monaco, Madrid, Roma, Ginevra/Lione e il gran finale sui campi del Roland Garros nella Ville Lumière. Perdendo velocità secondo molti il gioco acquista un nuovo fascino poiché gli stessi scambi si allungano, con un maggior numero di colpi che obbligano i giocatori a numerose variazioni- dal top spin alle palle corte- per ottenere il punto; il tutto con una caratteristica di imprevedibilità conferita dall’irregolarità del terreno che imprime spesso un rimbalzo di difficile interpretazione.
Nel 2023 la terra rossa dovrà portare delle risposte; la stagione non ha indicato un chiaro padrone fino a questo momento, probabilmente per l’assenza di Novak Djokovic, obbligato a saltare il Sunshine double. Jannik Sinner, con la nuova squadra di allenamento Cahill-Vagnozzi, ha espresso un gioco divertente e soprattutto competitivo, perdendo due finali contro Medvedev. Carlos Alcaraz, infortunato e rimasto a riposo rinunciando all’Australia ha subito due sole sconfitte, peraltro con dinamiche simili: a Buenos Aires sollevava il titolo contro Norrie per poi perdere con l’inglese la settimana successiva a Rio de Janeiro; allo stesso modo, dopo aver vinto Indian Wells superando Jannik in semifinale, ha subito la rivincita della volpe rossa a Miami.
Chi sia il proprietario della stagione 2023 resta ancora un’incognita; sono attesi chiari segnali da giocatori in crisi, in particolare Casper Ruud e Dominic Thiem, grandi specialisti della terra rossa, come da Alexander Zverev in continuo recupero dall’incidente che lo aveva costretto ad abbandonare in sedia a rotelle lo Chatrier. Per quanto riguarda l’Italia il più grande quesito incombe sulle prestazioni di Matteo Berrettini, sprofondato in una crisi senza precedenti iniziata probabilmente dalla sconfitta di Napoli contro Musetti- altro giocatore che spera di ricevere molti punti dal clay per risollevare la classifica-. Ci vorrà del tempo, e come spesso accade i Take That avevano trovato la frase giusta che definisce la situazione del romano fin dal 2006: “percepisco la tua frustrazione, non essere troppo severo con le emozioni, abbi un minimo di pazienza”. È necessario attendere dunque, come è stato atteso a lungo nel 2022; attendere forse anche oltre il Roland Garros quando il circuito inizierà a giocare sulla superficie più consona alle caratteristiche del big server italiano.
A MonteCarlo non vedremo il Re della terra rossa, che ha annunciato la sua assenza, non ci sarà neanche il suo erede Carlos Alcaraz, ne tantomeno il campione del 2019 Fabio Fognini; tante assenze in un torneo suggestivo, prestigioso e forse danneggiato dal calendario.