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Tennis, finalmente Andrey Rublev è il campione di Montecarlo.

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“Intrappolato in un vuoto, con il tuo fantasma e i nostri ricordi”, nella canzone rappresentativa dell’ultimo album dei Muse, Matt Bellamy descrive la sensazione di immobilità che un ricordo indelebile può provocare. Per Holger Rune quella situazione si è manifestata proprio in occasione della partita più importante della sua stagione, in finale all’ATP Masters 1000 di Montecarlo: una spirale interminabile di errori dalla quale non è riuscito ad uscirne pur portando spesso in campo alcuni colpi da gran maestro, da vero campione, gli stessi che appena un giorno prima avevano affossato Jannik Sinner. Errori provocati dai ricordi, perché come sappiamo, il tennis è più che altro uno sport mentale, ogni giocatore può aggiungere le proprie variazioni al gioco, ma a fare la vera differenza in partite bloccate, come poteva essere la finale al Country Club, è spesso la tenuta mentale dei nervi e il danese ha dovuto fare i conti con i fantasmi e i ricordi nei quali era intrappolato dal precedente australiano proprio contro Andrey Rublev.

Holger Rune

Rublev scaccia i suoi fantasmi

Invece, per quanto riguarda Rublev, ha sconfitto anche lui i suoi fantasmi e i suoi ricordi. Nella finale del torneo monegasco si sono affrontati due giocatori dal carattere opposto, da una parte il russo, quello calmo e tranquillo potremmo definirlo, che si distingue nettamente dal connazionale Daniil Medvedev. Andrey è un giocatore che raramente lo si è visto scoppiare in manifestazioni di ira come quelle di Rune, ha sempre dimostrato compostezza e quasi timidezza, entra in campo in punta di piedi nascondendo un talento che adesso è definitivamente sbocciato. Ha saputo costruirsi una classifica importante attraverso la continuità, eppure non aveva ancora mai vinto un titolo importante e sembrava condannato ad essere nulla più che un giocatore in grado di trionfare in qualche ATP 500.

Andrey Rublev

D’altronde di ricordi Rublev ne aveva accumulati negli anni e il più doloroso forse è proprio legato al torneo di Montecarlo: nel 2021 sconfisse Rafael Nadal, il vero Re della terra rossa e padrone di casa indiscusso al Country Club. Era giunto alla finale da favorito e invece, in poco più di un’ora, Stefanos Tsitsipas mise le mani sul trofeo rimandando all’estate l’appuntamento con il Masters 1000 del russo. Un appuntamento che non portò gioie a Rublev neanche in quel caso, al torneo di Cincinnati in cui si ritrovò in finale conquistando solamente un posto in prima fila per vedere alzare il titolo a Zverev. Adesso nel 2023 queste sconfitte sono diventate esperienze, dalle quali sicuramente ha imparato e tratto nuovi punti di forza che spaventeranno i suoi avversari nei prossimi mesi, d’altronde non era un caso che tra il club di giocatori in attività ad avere una medaglia d’oro a cinque cerchi ci sia anche il russo, vincitore a Tokyo del doppio misto insieme a Pavlyuchenkova.

La Montecarlo azzurra

Mentre la cronaca si concentra sul successo di Rublev e sulla sconfitta di Rune– quanto rimpiangerà quei due smash e il doppio fallo nel game diventato poi decisivo- è doveroso fare un passo indietro per ricordare il torneo glorioso degli italiani. Forse è inutile l’ennesimo elogio a Jannik Sinner che di record in record si sta stabilizzando al terzo posto della race, una posizione che, se conservata, singificherà issarsi alla terza posizione mondiale a fine anno. È stato invece Lorenzo Musetti il vero autore dell’impresa, protagonsita di un successo assolutamente insperato e giunto poche ore dopo la delusione che aveva portato al ritiro di Matteo Berrettini. Novak Djokovic è sembrato irriconoscibile, anche Lorenzo non è riuscito a contenere gli errori gratuiti- infatti ai quarti di finale la Volpe Rossa non gli ha lasciato tantissimi game-, ma l’impresa del nostro rovescio ad una mano entra di diritto nella storia del tennis italiano, Nole era numero uno al mondo, favoritissimo per vincere il torneo e, nonostante con Gakhov qualche schricchiolio si era udito, non sembrava di certo Musetti il giocatore in grado di elimianrlo da Montecarlo. Invece anche il carrarino ricordando il precedente, è risucito ad estromettere il serbo dal Principato, a proposito di partite che riportano in campo fantasmi e ricordi.

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