Un uomo di 35 anni, italiano, è in stato di fermo dalle 4 della notte con l’accusa di tentato omicidio premeditato nei confronti della psichiatra Barbara Capovani, la psichiatra aggredita venerdì pomeriggio davanti all’ospedale Santa Chiara di Pisa e ricoverata in fin di vita, le sue condizioni sono molto critiche.
Il fermo è stato eseguito dalla polizia e disposto dalla procura di Pisa, in seguito a indagini condotte dalla squadra mobile.
I dettagli verranno forniti in una conferenza stampa che si terrà oggi alle ore 11.15 in questura, in via S. Francesco.
Intanto Barbara Capovani combatte tra la vita e la morte.
La dottoressa, che ha subito un intervento chirurgico, è in gravissime condizioni dopo essere stata colpita più volte con un oggetto appuntito alla testa, forse da una spranga. Barbara, lasciata in terra nel sangue inerme e priva di coscienza all’uscita dell’edificio di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa, è ora ricoverata in prognosi riservata nella stessa struttura. “Le condizioni cliniche della paziente sono estremamente critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto in azienda ospedaliero-universitaria pisana le quali hanno stabilizzato il quadro”, spiega l’ultimo bollettino della Asl.
Ad essere sotto choc per quanto accaduto è anche l’Ordine dei medici e i sindacati della categoria: nell’ultimo anno in Toscana si sono registrate 1.258 aggressioni ai medici. A parlare di “atto gravissimo che addolora nel profondo” è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. “Questa violenza – aggiunge – ci riporta alla mente il barbaro assassinio della psichiatra Paola Labriola. E in queste ore siamo tutti vicini alla collega, perché riesca a farcela, alla sua famiglia, e anche ai sanitari dell’ospedale”. Anche i medici e dirigenti Ssn Fp Cgil Toscana commentano “l’ennesimo atto di violenza nei confronti di un operatore sanitario. Un atto inqualificabile nei confronti di una professionista nell’esercizio delle proprie funzioni. Un atto vile nei confronti di una donna – aggiungono – e sono proprio le donne, infatti, a subire spesso queste violenze sul lavoro, retaggio culturale che emula le pulsioni della società. Il fatto che una donna, una professionista nell’esercizio della propria funzione, venga massacrata e ridotta in condizioni critiche deve aprire una profonda riflessione nelle istituzioni locali e regionali.