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STORIA DELLA CHIRURGIA: I GRANDI CHIRURGHI MEDIEVALI EUROPEI.

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Il chirurgo arabo Albucasis, argomento del precedente articolo, è stato senza dubbio il più importante chirurgo del Medioevo, tanto che i suoi studi influenzarono il lavoro di tutti i chirurghi nei secoli successivi.

Nel Medioevo, inoltre, esercitarono altri grandi chirurghi, anche europei, che citarono spesso nelle loro opere il chirurgo arabo e non mancarono mai di riconoscerne l’importante contributo.

Guglielmo da Saliceto (1210 – 1277), nacque nel territorio di Piacenza e studiò a Bologna, dove esercitò i primi anni, prima di spostarsi a Pavia dove iniziò ad insegnare. È famoso per un suo trattato di chirurgia, voluto da Federico II di Svevia, dove sostiene l’importanza degli studi di anatomia per un chirurgo e l’uso del coltello chirurgico, che era stato abolito dagli arabi, a favore dell’uso del cauterio. Fu uno dei primi a sostenere l’importanza degli studi medici per un chirurgo, proponendo, come già la Scuola medica Salernitana, un riavvicinamento tra le due professioni, cosa che si completerà solo diversi secoli dopo.

Lanfranco da Milano (1250- 1310) fu allievo di Guglielmo da Saliceto. Lasciò Milano per motivi politici e si recò in Francia, giungendo infine a Parigi: una città dove la chirurgia era praticata prevalentemente da cerusici e ambulanti, la presenza di un medico che aveva studiato a Bologna, considerata all’epoca la migliore università per gli studi anatomici, lo portò alla fama.  La sua opera “Chirurgia Parva e Chirurgia Magna” fu uno dei primi trattati chirurgici diffusi in Francia.

È considerato l’inventore del nodo chirurgico e come fondatore della scuola medica parigina.

Henri de Mondeville (1260 – 1320), studiò a Montpellier e successivamente, anche lui, a Bologna, dove fu allievo di Guglielmo da Saliceto. Successivamente si trasferì a Parigi dove divenne allievo di Lanfranco da Milano. Tornato a Montpellier, iniziò ad insegnare ed ebbe tra i suoi allievi anche Guy de Chauliac.

Divenne medico personale di Filippo il Bello e di Luigi X, seguendoli durante le campagne militare, cose che gli diede modo di fare pratica sul trattamento delle ferite e sulla traumatologia.

È noto per una grande opera “Chirurgie”, che purtroppo non riuscì a portare a termine: si trattava di un manuale totalmente pratico, nel quale egli descriveva la tecnica degli interventi chirurgici praticati al tempo, migliorandoli con alcune modifiche personali e considerazione. Inoltre, a differenza del mondo arabo, che prescriveva il trattamento delle ferite con il cauterio, anche per le amputazioni, egli fu a favore della legatura dei vasi e della sutura delle ferite dopo pulizia con vino e aceto.

Ruggero Frugardi (XII secolo) esercitò presso la Scuola Medica Salernitana ed è famoso per la sua opera “Pratica Chirurgiae”, il prima testo a tema chirurgico prodotto in Italia. Come l’opera Chirurgie di Henri de Mondeville, anche in questo caso di tratta di un manuale prettamente tecnico e pratico. Consiste in 4 libri divisi per porzioni anatomiche: testa, collo, torace, arti superiori e inferiori.

Importante la sua descrizione di tecniche chirurgiche avanzate, come la sutura di vasi sanguigni aperti con fili di seta, il trattamento del gozzo, la trapanazione del cranio e il trattamento delle lesione dei visceri nei traumi aperti dell’addome. Nell’opera viene anche descritto l’uso di una spugna imbevuta di varie, sostanze, come l’oppio, atta a dare sollievo ai malati in corso di interventi chirurgici, una vera e propria progenitrice dell’anestesia.

Il testo è asciutto schematico e si concentra sulla pratica, senza perdersi in lunghe descrizioni o considerazione, tanto da poter essere visto più come un manuale che come un testo divulgativo.

È noto anche per aver introdotto nella Scuola Medica Salernitana un esame di abilitazione alla professione medica e un periodo di tirocinio obbligatorio da espletare prima di iniziare ad esercitare.

Guy de Chauliac (1300- 1368) fu un chirurgo francese; nato in una famiglia povera e contadina, pare che abbia imparato di primi rudimenti del trattamento di fratture e lussazioni da qualche cerusico o praticone locale. Ebbe la fortuna di trattare un nobile del luogo, che guarito, per riconoscenza, lo aiutò a studiare. Dato che lo studio e la pratica medica al tempo era prerogativa del clero,  egli dovette entrare in una struttura religiosa e diventare chierico.

Studiò a Tolosa e a Montpellier, successivamente a Pargi e, infine a Bologna, all’epoca l’università più avanzata d’Europa per gli studi medici e anatomici.

La sua crescità lo porterà ad essere nomitano archiatra pontificio da Clemente VI, nel periodo della cattività avignonese, incarico confermato anche dai successori Innocenzo VI e Urbano V.

Punto si volta nei suoi studi fu la famosa epidemia di peste nera: papa Clemente VI, nel 1340 proprio per arginare l’epidemia, abolì il divieto sulla dissezione dei cadaveri, concedendo l’autorizzazione a studiare i cadaveri dei deceduti per peste. Guy de Chauliac approfittò ampliamente del nuovo, dedicandosi allo studio dell’anatomia completando quanto già appreso a Bologna e nei trattati di Albucasis.

La sua attività lo portò ad ammalarsi di peste, riuscendo però a sopravvivere: questo gli permetterà una delle descrizioni più accurate della malattia, della quale distinse la forma bubbonica da quella polmonare.

Il suo nome è legato alla descrizione delle ernia inguinale e la loro diagnosi differenziale con idrocele e varicocele, oltre che ad una possibile tecnica di trattamento, ma si suoi interessi si allargarono anche alle cure odontoiatriche.

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