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PRIMOsz è rosa: Roglic ritrova la sua Tarvisio e vince il Giro d’Italia.

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Posa la luna e di lontan rivela serena ogni montagna. Il Giro ci lascia un’immagine delle Alpi italiane di quiete, una strana pace dopo la tempesta che ha rivoluzionato sogni classifiche e delusioni. Dopo tre settimane di (non) battaglie nella penisola le strade e, soprattutto, le montagne che hanno ospitato la corsa rosa riposano lasciando spazio alla loro consueta tranquillità alpina. E in quel modo Giacomo Leopardi raffigurava la serenità de “la sera del dì di festa”, una festa che prende i colori della bandiera slovena. Il Monte Lussari, teatro verticale della cronoscalata conclusiva del Giro 106, ha ribaltato il risultato ospitando un tifo quasi plebiscitario per PRIMOsz Roglic.

Geraint Thomas, lascia la maglia rosa.

Dimenticato il 2020

Qualcuno l’avrà anche pensato, quella che ufficiosamente è l’ultima tappa- il finale a Roma è tradizionalmente una passerella d’onore per il gruppo- del Giro 106 ricordava molto la Lure-La Planche des Belles Filles, cronometro conclusiva del Tour de France 2020. Roglic aveva in mano quell’edizione della Grand Boucle, per dir la verità apparentemente senza rivali immediati, se non una giovane promessa del ciclismo destinato a ereditare il suo Regno. Invece quella giovane promessa che porta il nome di Tadej Pogacar anticipò i tempi, salì in cattedra e sfilò a Primosz la maglia gialla nella cronoscalata conclusiva. Un incubo per Roglic, ma di solito dagli incubi ci si sveglia di soprassalto, spaventati solo per un momento per poi rapidamente e rilanciarsi nel sonno a caccia di sogni. E quindi al Giro d’Italia 2023 lo sloveno ci riprova, stavolta contro un altro rivale affermato e conosciuto. Geraint Thomas vestiva il rosa, persi Geoghegan Hart e Ganna si era affidato anche a De Plus e Arensman, oltre che a se stesso, per non andare mai in difficoltà- cosa che è successa anche allo stesso Primosz-. Il vantaggio da gestire poteva garantire una certa sicurezza al gallese consolidata nel momento in cui il rivale è stato tradito dalla catena della sua bicicletta.

Primosz Roglic contro Geraint Thomas.

Lo sloveno in realtà non è mai stato “troppo cinico per credere in un miracolo”, come canta Ellie Goulding in quella che potrebbe diventare la canzone dell’estate 2023. “Puoi dimenticare tutto per credere in un miracolo” e rimuovendo l’ombra della sconfitta al Tour Roglic ha ribaltato ogni distacco, subito dopo l’incidete della catena ha una reazione morale, la pendenza del Lussari per lui sembra spianarsi, ed inasprirsi per Thomas che entra in una crisi profonda negli ultimi km. Al traguardo i secondi di vantaggio guadagnati da Roglic sono 40, e sono sufficienti. Il possessore finale della maglia rosa si consegna per sempre alla storia del ciclismo, è così da 106 edizioni; William Blake sosteneva la possibilità di “tenere l’Infinito nel cavo della mano e l’Eternità in un’ora”, Roglic per conquistarsi la sua eternità ci ha messo anche meno di un giro di orologio, 44 minuti e 23. “Quando tutto è sbagliato lui lo rende giusto” e questa volta ha raggiunto un livello per lui inedito in Italia.

Roglic e il salto con gli sci.

Primosz Roglic, lo sloveno col cuore di Tarvisio

Per la verità non è nuovo al successo da queste parti. La cronoscalata è partita da Tarvisio, 4000 abitanti incastrati tra le ombre delle Alpi Carniche, proprio dove si trova il triplice confine di stato con Austria e Slovenia, la terra natia di Roglic. Curiosamente la storia agonistica di Primosz inizia proprio dal piccolo paesino della provincia di Udine, quando i tempi dei grandi successi in bicicletta sono ancora lontani. Più che a scalare le montagne lo sloveno in quel periodo è abituato a sorvolarle, scambiandosi con loro un fugace e momentaneo sguardo, non da rivali, ma da pari: la sua carriera inizia con il salto con gli sci. Sul trampolino Fratelli Nogara di Tarvisio nel 2007 si svolgono i mondiali juniores di sci nordico e nella gara a squadre di salto con gli sci la medaglia d’oro è slovena, nel team vola anche un diciottenne Primosz Roglic. Jurij Tepes, suo compagno di squadra, vincerà una medaglia di bronzo al mondiale senior nel 2011, proprio quando l’altro sloveno decide di passare al ciclismo. Una strada diversa, ora la montagna non è più amica, ma è il primo avversario da affrontare per la gloria. E fin dal suo arrivo a Tarvisio ha iniziato a respirare aria di casa, non solo per la vicinanza con la Slovenia e per il pubblico che lo ha tifato incessantemente. Sedici anni dopo Roglic torna a Tarvisio, la città sembra ricordarsi di lui al punto che dopo averlo fregiato del titolo mondiale con gli sci, gli consegna la maglia rosa: PRIMOsz il campione alpino con il cuore friulano tarvisiano.

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