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Guns N’ Roses al Circo Massimo: il rock non morirà mai.

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Era il 10 luglio del 2022, e Milano era pronta ad ospitare quello che stava prendendo le connotazioni del concerto dell’anno. Dal Duomo fino ai navigli, ma anche sulle banchine di molti treni in arrivo alla stazione Centrale si vedevano centinaia di magliette con il classico logo raffiguranti le pistole e le rose: i Guns N’ Roses si sarebbero esibiti quella sera a San Siro. Il concerto superò le tre ore, il pubblico del Meazza ne uscì estasiato e anche la band, evidentemente, rimase affascinata dal calore italiano, infatti un anno dopo, l’8 luglio 2023, i Guns n Roses tornano in Italia al Circo Massimo di Roma, lo scenario delle grandi occasioni.

I Guns N’ Roses al Circo Massimo. Ph. Ascanio Antolini Ossi

Axl e Slash

La fusione musicale perfetta. Nella storia del rock si sono tante evoluzioni e tante unioni che hanno creato qualcosa di unico- pensiamo agli Yardbirds o a Crosby Still Nash e Young-, ma quella tra i L.A. Guns e gli Hollywood Rose ha dato vita ad un sacro vincolo chiamato Guns N’ Roses che ha pochi eguali. Il loro scioglimento del 1996 fu un vero shock, Ozzy Osbourne affermò che senza quella rottura sarebbero potuti diventare i nuovi Rolling Stones. Il mondo non poteva restare senza quell’unione musicale e al Coachella del 2016 Duff Mckagan, Axl Rose, Dizzy Reed e Slash si ritrovarono, una vera e propria festa della musica.

Slash al Circo Massimo. Ph. Ascanio Antolini Ossi

Nella serata del Circo Massimo si incontrano fan provenienti dalla generazione X alla generazione Z: quindi sia chi ha vissuto l’ascesa di Appetite for Destruction e la “caduta” di Chinese Democracy, ma anche chi a posteriori ha riscoperto i dischi e le tracce iconiche innamorandosi di November Rain o confortandosi con Don’t Cry. Sul palco romano Axl si presenta senza l’iconica bandana rossa, ma la voce c’è e non ha nessun problema, i quasi 50 mila sono nelle sue mani. Slash invece non rinuncia e non può rinunciare all suo stile: cilindro, occhiali, atteggiamento quasi distaccato, parla esclusivamente attraverso la Gibson Les Paul che lo ha reso grande. Quando Axl lo annuncia, gli lascia la scena centrale per circa 5 minuti di improvvisazione rock, tutta Roma esplode in un’ovazione da stadio anche perché il suo momento raggiunge l’apice quando comincia la prima nota dell’inconfondibile intro di Sweet Child O’Mine.

Gibson Les Paul Slash al Circo Massimo. Ph. Ascanio Antolini Ossi

La scaletta perfetta

Don’t Cry è forse l’unica assenza. Per il resto i capolavori ci sono tutti e non mancano anche alcune piacevoli sorprese come This I Love e Hard Skool, due tentativi di riqualificazione di Chinese Democracy ( Per la verità Hard Skool è una canzone del 2022, ma è stata ripresa proprio dai lavori per quell’album tanto criticato uscito nel 2008). Dopo Welcome to the Jungle ci si accorge che poche altre band sono state capaci di unire l’abbondanza di hit alla qualità delle stesse come i Guns N’ Roses. Ogni canzone è un successo amato e apprezzato, tutto ciò che toccano diventa d’oro anche quel che già luccica di suo: la cover di Knockin’on heaven’s Door supera l’originale di Bob Dylan, quella di Walk all over You degli AC/DC rievoca i ricordi della band australiana che ha profondamente ispirato Axl.

Axl Rose al Circo Massimo. Ph. Ascanio Antolini Ossi

Slash domina ogni assolo; la conclusione di November Rain lo pone in cima all’Olimpo dei chitarristi, li dove ci sono Hendrix, Page, Gilmour e una lunga quanto esclusiva lista di leggende. Sua Maestà, anzi Sua Musicalità riesce ad essere travolgente, eppure quando suona sembra quasi non accorgersi dei numeri che porta sul palco. C’è spazio anche per lasciare un attimo di gloria a Duff McKagan, considerato l’artefice della reunion, ma il gran finale è tutto di Axl. Rallenta i ritmi con Estranged e Patience; Civil War è l’inno pacifista della band, una sorta di Imagine con una grande dose aggiuntiva di Rock durante la quale non manca il pensiero solidale verso l’Ucraina. Il frontman non esaurisce mai le energie, sembra avere ancora vent’anni; su Nightrain salta e corre per tutto il palco. Il finale rimane nelle mani del pubblico, il ritornello dell’ultima canzone è ripetuto infinite volte, “take me down to the Paradise city, where the grass is green and the girls are pretty”, sembra possa andare aventi tutta la notte. Dal nulla ci si rende conto che è sono ormai le 23:55, i Guns N’ Roses hanno ricordato che il rock non è stato dimenticato e non morirà mai. Loro stessi, dopo vent’anni di separazione sono riemersi dimostrando che i momenti di crisi sono passeggeri perché “nulla dura per sempre neanche la fredda pioggia di Novembre”.

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