Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dai legali dei genitori di un’alunna di un istituto comprensivo di Cutro, nel Crotonese, contro la bocciatura della figlia, affetta da disturbi nell’apprendimento.
Secondo gli avvocati Francesco e Giancarlo Pitaro, “la non ammissione dell’alunna alla classe successiva, motivata da un cumulo di insufficienze, era da imputare, in realtà, all’inerzia della scuola nel non aver approvato in modo tempestivo, né eseguito, il cosiddetto ‘Piano didattico personalizzato’ per venire incontro alle difficoltà oggettive della giovane e sostenerne e integrarne l’apprendimento scolastico con metodologie e verifiche differenti rispetto a quelle utilizzate per gli altri compagni di classe”.
Ad accogliere il ricorso, in sede giurisdizionale, è stata la settima Sezione del Consiglio di Stato. Secondo i giudici dell’organo supremo della giustizia amministrativa, “con la bocciatura non sono stati presi in considerazione gli oggettivi ritardi del sistema sanitario e della scuola frequentata nel certificare le difficoltà di apprendimento dell’alunna, segnalate fin dal mese di settembre, e nel pianificare e svolgere le necessarie misure compensative previste dal piano approvato solo a febbraio e della cui attuazione non si hanno evidenze. Tali inadeguatezze – a detta ancora del Consiglio di Stato – non possono pregiudicare il diritto allo studio ed all’integrazione sociale costituzionalmente riconosciuti ad ogni persona”.
I giudici hanno inoltre ordinato al ministero dell’Istruzione e del Merito “di provvedere e vigilare, anche mediante la nomina di ispettori, sia sulla rivalutazione dell’ammissione dell’alunna alla classe successiva, sia sulla predisposizione e costante esecuzione, anche mediante adeguate risorse organizzative, di un piano didattico personalizzato per l’intera durata del prossimo anno scolastico”.