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Salario minimo, la sentenza della Corte di Cassazione: cosa ha deciso.

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“Una sentenza storica” in tema di salario minimo. Le opposizioni al governo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni evidenziano una sentenza della Corte di Cassazione. “Dopo che il giudice di primo grado aveva dato ragione al dipendente di una cooperativa”, vigilante in un supermercato “che lamentava la non conformità all’articolo 36 della Costituzione del suo Ccln, la Corte d’Appello si era fermata, riconoscendo un primato alla contrattazione collettiva. La Corte di Cassazione, invece, ribalta la sentenza di secondo grado e sancisce la prevalenza dell’art. 36: la retribuzione deve essere ‘sufficiente’ ad assicurare un’esistenza ‘libera e dignitosa’ e la contrattazione collettiva ‘non può tradursi, in fattore di compressione del giusto livello di salario e di dumping salariale'”, dice il vice capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi.

“È la prima volta che questo dibattito arriva in Cassazione, sancendo che il giudice può mettere in discussione i contratti poveri come il Ccln Servizi Fiduciari. Ed è la prima volta – aggiunge Grimaldi – che la Cassazione parla di ‘povertà nonostante il lavoro’, introducendo in sostanza al massimo grado la categoria di lavoro povero nel dibattito giurisprudenziale. E afferma che per stabilire un giusto salario la contrattazione non basta, ma si può fare riferimento non solo ad altri Ccln affini, ma a indicatori economici e statistici, nonché alla Direttiva Ue 2022/2041, per la quale il salario non deve solo consentire di uscire dalla povertà, ma anche di ‘partecipare ad attività culturali, educative e sociali’. Il Governo ora non può far finta di niente“.

Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, “arriva dalla Cassazione, con una sentenza storica, una indicazione che conferma la necessità e l’urgenza di stabilire un salario minimo secondo i principi stabiliti dalla Costituzione. La contrattazione collettiva, specie in alcuni settori, va sostenuta, affinché sia sempre garantito a chi deve lavorare per vivere il diritto a un’esistenza dignitosa”.

“Il governo su questo tema continua invece a fare il gioco delle tre carte, incurante delle condizioni reali di tante lavoratrici e lavoratori in questo Paese. Il lavoro povero esiste e lo vivono sulla propria pelle milioni di persone. Noi saremo al loro fianco ogni giorno finché non otterremo un salario giusto e dignitoso”, afferma ancora Schlein.

“Con la sentenza che conferma la necessità di un salario minimo legale, la Cassazione è arrivata dove invece fino a ora il governo ha temporeggiato”, dice il leader di Azione, Carlo Calenda.

“Una decisione importante, che semplicemente riafferma quanto da tempo denunciamo sul lavoro povero. Basta ritardi: dimostriamo che anche la politica sa riconoscere che il diritto a uno stipendio dignitoso è garantito da Costituzione”.

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