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STORIA DELLA CHIRURGIA: XX SECOLO, CI AVVICINIAMO ALL’OGGI.

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L’Ottocento ci aveva lasciato con una crescita esponenziale dell’arte chirurgica: fu il secolo delle innumerevoli scoperte e degli incredibili miglioramenti tecnici. Il Novecento non fu da meno, anzi, fu costellato di scoperte ed eventi ancora più clamorosi.

Già nel 1901, nel primissimo inizio del secolo, Karl Landstainer scoprì i gruppi sanguigni e il loro funzionamento, permettendo l’esecuzione delle trasfusioni di sangue in sicurezza e permettendo la sopravvivenza per casi e patologie che fino a quel momento erano mortali a causa della deprivazione sanguigna; si ricorda a questo proposito un episodio che incorse a William Halsted (chirurgo tra i più eminenti del XIX secolo, già citato nel precedente articolo), il quale salvò sua sorella da una grave emorragia postpartum, iniettandole direttamente il suo sangue: era il 1881 e la pratica, benchè fosse già stata utilizzata in alcuni casi, era ancora controversa ed estremamente rischiosa, proprio per la mancanza di conoscenza sull’argomento. La possibilità di trasfondere, permise l’esecuzione di molto nuovi interventi chirurgic, che fino a quel momento non potevano essere eseguiti, oppure erano gravati da un’alta mortalità proprio a causa delle cospicue perdite ematiche.

Svolta epocale, che non riguardò solo la chirurgia, ma tutte le scienze mediche e la società stessa, fu la scoperta della Penicillina da parte di Alexander Fleming nel 1928.

Il novecento è il secolo della grande innovazioni e della rottura di importanti tabù, come l’inviolabilità del cuore (Clarence Walton Lillehei inventò la tecnica della circolazione crociata nel 1953, permettendo l’esecuzione degli interventi a cielo aperto) o come la trapiantologia: un organo non più funzionante non segnava più una condanna, ma poteva essere sostituito, portando alla guarigione o un netto miglioramento della qualità di vita.

Quello sulla trapiantologia è un argomento complesso, una storia lunga che meriterebbe più di un articolo per essere narrata completamente, mi limiterò pertanto ad alcune informazioni tra le più importanti.

  • 1902, primo trapianto di rene sperimentale su un cane
  • 1905, primo trapianto cardiaco sperimentale nel cane, eseguito da Carrel Guthrie, eterotopico 1950, trapianto di rene eseguito da Huffnagell, Landsteiner e Hume sul braccio di una donna, successivamente rimosso alla risoluzione del quadro clinico
  • 1954 primo trapianto renale tra gemelli monozigoti realizzato da Joseph Murray a Boston; nel 1990 Murray vinse il Nobel per la Medicina
  • 1960, primo trapianto cardiaco ortotopico nell’animale 1963, primo trapianto di fegato eseguito dal Prof. Thomas Starzl a Denver
  • 1966, primo trapianto renale in Italia, eseguito dal Prof. Paride Stefanini, presso la II Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I di Roma (concedetemi l’orgoglio di poter dire di essermi specializzato in quella scuola)
  • 1967, primo trapianto cardiaco umano, eseguito dal Prof Christiaan Barnard presso l’Ospedale di Città del Capo in Sudafrica
  • 1967, primo trapianto di fegato eseguito con successo, sempre dal Prof. Starzl
  • 1982, primo trapianto di fegato in Italia, Eseguito dal Prof. Raffaello Cortesini, allievo del Prof. Stefanini, sempre presso la II Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I di Roma.

Una delle più importanti svolte del Novecento in ambito chirurgico è stata lo sviluppo di tecniche miniinvasive, mediante l’utilizzo di telecamere introdotte all’interno del corpo umano e di strumenti chirurgici adatti attraverso piccole incisioni, permettendo un insulto chirurgico minore e, quindi, meno dolore e recupero più veloce. Si iniziò a parlare pertanto di laparoscopia (interventi eseguiti all’interno delol’addome), toracoscopia (eseguiti all’intendo del torace), Artroscopia (all’interno delle articolazioni), endoscopia (all’interno di organi cavi, attraverso orifici naturali, come la bocca, l’ano o la vagina).

Le prime procedure sperimentali della chirurgia mininvasiva risalgono all’inizio del XX secolo, ma riguardarono prevalentemente patologie ginecologiche o avevano un fine diagnostico; negli anni Settanta fu impiegata per la prima volta l’anidride carbonica per l’insufflazione dell’addome in modo da creare spazio operativo. La strada della chirurgia mininviasiva non fu facile, in quanto inizialmente osteggiata e non ritenuta ne sicura ne etica, portando alcuni provvedimenti disciplinari nei confronti dei primi esecutori.

  • 1972 primo filmato laparoscopico pubblicato da Clarke
  • 1972, Mouret lisa una briglia aderenziale in un caso di occlusione intestinale
  • 1975, prima resezione di un organo riportata in letteratura da parte di un chirurgo brasiliano, Tarasconi
  • 1981, prima appendicectomia laparoscopica, eseguita da Semm, un ginecologo tedesco, a seguito della quale venne sospeso
  • 1983, anche Mouret esegue una appendicectomia laparoscopica, venendo successivamente vessato dall’Ordine dei medici francese

Come spesso accade, le novità, soprattutto se rivoluzionarie, non vengono, almeno all’inizio, comprese, ma anzi, osteggiate, in quanto viste come pericolose, ma è noto che il progresso e il miglioramento tecnico non possono essere arrestati.

Conoscere la storia della chirurgia negli ultimi due secoli ci permette di comprendere un fattore importante di sviluppo: la tecnologia. Infatti, il progresso della chirurgia contemporanea non si sviluppa solo nella nascita di nuove tecniche o nel miglioramento di altre già esistenti, ma nella crescita tecnologica che si affianca alla medicina permettendo l’esecuzione di una chirurgia più sicura, più precisa, meno invalidante e sempre meno invasiva.

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