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Vitamina D e Microbiota.

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domenica, Settembre 8, 2024

Ormai è sempre più frequente discutere dell’importanza dell’assunzione della vitamina D durante l’anno e gli effetti che potrebbero insorgere dalla sua carenza.

Con il termine vitamina D si fa riferimento ad una classe di molecole steroidee polifunzionali.

Tra le varie forme in cui possiamo ritrovare questa vitamina citiamo le più importanti, ossia la vitamina D2 o ergocalciferolo di provenienza vegetale e la vitamina D3 o colecalciferolo derivante dal colesterolo. Il colecalciferolo oltre ad essere sintetizzato dagli organismi animali, viene prodotto anche a livello della cute quando i raggi ultravioletti (UVB) colpiscono la sua forma pro-vitaminica di origine vegetale, l’ergosterolo.

Prima di trasformarsi nella forma molecolare attiva la vitamina D deve subire due processi enzimatici: il primo operato a livello epatico ed il secondo a livello renale.

CARENZA DI VITAMINA D

Molti studi dimostrano che la maggior parte della vitamina D (dal 50% al 90%) viene prodotta attraverso l’esposizione della cute ai raggi ultravioletti (assunzione spesso limitata da numerosi i fattori che possono renderne inefficace la sintesi come, ad esempio, l’uso di filtri solari, il tipo di carnagione, l’inquinamento atmosferico, la scarsa esposizione alla luce solare) e soprattutto si evidenzia che sono molto pochi gli alimenti che contengono questa vitamina. Inoltre il processo di assorbimento dietetico è efficace solo per circa il 50% e di conseguenza gran parte del suo valore nutritivo viene disperso nell’ambito dei processi digestivi.

È questa molto probabilmente il motivo per cui circa l’80% della popolazione italiana registra una condizione di ipovitaminosi D considerando anche il fatto che la dose giornaliera raccomandata negli adulti secondo LARN è di 600-800 UI.

È sempre importante fare attenzione ai segnali che il nostro corpo ci trasmette. Variazioni a livello psicofisico, seppur apparentemente trascurabili, potrebbero essere sintomo della carenza di vitamina D:
eccessiva stanchezza, frequenti infezioni, dolori muscolari sono solo alcuni dei segnali a cui prestare attenzione.

La carenza di vitamina D può comportare effetti molto negativi per la nostra salute. Oltre alle ben note problematiche legate al metabolismo dell’osso (osteoporosi) essendo questa vitamina particolarmente versatile, possono subentrare problematiche anche a livello intestinale.

Alcune ricerche hanno dimostrato che la carenza di vitamina D può indurre un aumento della permeabilità della barriera intestinale favorendo una condizione potenzialmente molto pericolosa nota come Leaky Gut Syndrome o sindrome dell’intestino “gocciolante”

Vitamina D e microbiota intestinale

Studi recenti hanno evidenziato una serie di funzioni svolte dalla vitamina D che coinvolgono principalmente il sistema immunitario.
Una di queste funzioni è mediata dalla modulazione del microbiota intestinale, le cui alterazioni sono legate a condizione di disbiosi oltre che a diverse malattie quali il diabete e alcune malattie cardiovascolari o autoimmuni.

Diversi studi dimostrano come l’integrazione di vitamina D sia associata ad un cambiamento significativo nella composizione del microbiota, in particolare di FirmicutesActinobacteria e Bacteroidetes.

Per quanto riguarda la alfa e beta diversità, un elevato apporto nutrizionale di vitamina D sembra indurre un cambiamento nella composizione batterica e influenzare la ricchezza delle specie.
E’ stato infatti notato che, a seguito dell’integrazione di Vitamina D, migliorando i livelli di 25-OH, si è riscontrata una diminuzione di Veillonellaceae e Oscillospiraceae.

Vitamina D e salute dell’intestino

Tale condizione favorisce la traslocazione di endotossine nel torrente ematico (endotossiemia) con conseguente attivazione della risposta infiammatoria e immunitaria.

Dai dati emerge anche una associazione inversa fra i livelli di vitamina D e la concentrazione di due proteine coinvolte nel processo infiammatorio, tra cui la proteina C reattiva (PCR), noto marker dell’infiammazione. Da questi dati si desume che la vitamina D eserciti una forte azione antinfiammatoria a livello intestinale e sistemica. Inoltre, nei soggetti con ipovitaminosi D si è registrata una maggiore predominanza a livello del microbiota intestinale di ceppi batterici gram-negativi potenzialmente patogeni e promotori di processi infettivi.

Dott. Febo Quercia – Biologo Nutrizionista

Per info e contatti: cell. 347.5706003

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