Fino a un paio di anni fa, l’unico “effetto” noto, a cavallo tra l’arte e la salute, era il cosiddetto Effetto Mozart. Ossia il miglioramento performativo di coloro che ascoltano musica classica nell’esecuzione di una certa attività, chiamato così, perché osservato per la prima volta con la Sonata di Mozart K448. Poi, grazie a uno studio italiano condotto dal prof. Marco Iosa, un altro contributo miracoloso delle pratiche artistiche è stato aggiunto al panorama conoscitivo. L’Effetto Michelangelo. Un beneficio ottenuto grazie alla VR applicata alla pittura, per i pazienti in riabilitazione.
Prendendo spunto dal nome di questa scoperta, la Rete “Cultura e Salute”, nell’ambito dell’Associazione Club Medici, si prepara a inaugurare a Roma il primo convegno omonimo. Due giorni di formazione, testimonianze e attività; tutte sviluppate con la consapevolezza dello stretto legame sinergico che esiste tra l’arte e il benessere delle persone.
Che cos’è l’Effetto Michelangelo
Si tratta di un’evidenza osservata nelle attività di riabilitazione degli individui che hanno sofferto di ictus. In alternativa alle tradizionali terapie prescritte, si è pensato di mettere a punto una forma di pittura sperimentale, basata sull’utilizzo della Realtà Virtuale. È quanto è stato studiato dal gruppo di ricercatori internazionali guidati da Marco Iosa, che lo hanno testato su un gruppo di pazienti. Grazie a un caschetto e a un joystick, ciascuno è stato invitato a ricreare uno dei capolavori della storia dell’arte. La Creazione di Adamo di Michelangelo, la Nascita di Venere di Botticelli, fino ai quadri di Van Gogh, Monet e Renoir. Tutte opere dal grande potenziale estetico, utili a sollecitare più del normale la risposta reattiva dei neuroni motori. Confrontando i risultati rispetto a un altro campione che non ha beneficiato dello stimolo artistico nel compiere le attività riabilitative, sono emerse differenze molto positive. Godendo dell’illusione di dipingere davvero su una tela virtuale, la mente risulta più reattiva, migliorando la coordinazione motoria, la precisione, e riducendo il senso di fatica nell’esecuzione dei task richiesti. Questo potere delle arti visive, osservato per la prima volta con l’opera di Michelangelo, ha preso in prestito il nome proprio dall’artista.
Possibili applicazioni dell’Effetto Michelangelo al museo
Lo studio che ha condotto alla scoperta dell’Effetto Michelangelo presenta interessanti risvolti applicativi anche al di fuori del settore strettamente medico. Il metodo utilizzato nell’esperimento, ossia l’esperienza di pittura virtuale, potrebbe essere ripresa anche in futuri percorsi di visita museali. L’idea su cui si basa è semplice ma accattivante: con l’aiuto di un joystick, l’utente può improvvisarsi pittore e colorare la tela bianca, partecipando così alla co-creazione di un’opera d’arte. Attività, questa, che può essere fonte di soddisfazione, quanto di stimoli estetici che esercitino e allenino le facoltà mentali.
Il convegno di Cultura e Salute a Roma
Il prossimo gennaio, le Corsie Sistine di Roma ospiteranno il primo convegno “Effetto Michelangelo”, organizzato dal network Cultura e Salute. Sarà un dialogo tra cultura e scienza, a partire dalle possibilità di impiego dell’arte per la cura e il benessere di sé stessi e degli altri. Professionisti appartenenti a entrambi i settori sono invitati a partecipare a laboratori, performance e talk, come occasione di scoperta e approfondimento delle contaminazioni possibili tra questi ambiti tradizionalmente opposti. È il momento giusto per superare questa dicotomia, imparando come le pratiche artistiche possano fare bene alla salute, e come la medicina possa a sua volta introdurre l’arte nel suo operare quotidiano.
Centodieci, tra associazioni, fondazioni e strutture museali o sanitarie, porteranno i propri contributi e testimonianze sulle possibili sinergie a cui ciascuno si possa a sua volta ispirare. Come ammette il Presidente dell’Associazione Club Medici – si tratta di una sfida per riuscire “a dare concretezza e nuova forza a un’affermazione, Cultura e Salute, che, lungi dall’essere una mera locuzione, è un progetto reale”. Ciò che è necessario, ora, è diffondere quelle consapevolezze e modelli ormai in uso sperimentale da anni, rendendoli parte del lavoro quotidiano. Gli esempi di come le pratiche comuni possano acquisire carattere artistico, e dunque maggiore potenziale benefico, sono numerosi. Dalla frequentazione di mostre di pittura e fotografia “per la cura dei tessuti”, alla lettura quotidiana di qualche pagina di filosofia “per addolcire l’invecchiamento”. Questo momento di scambio sarà l’occasione giusta per illustrarli, e per pensare a nuove idee innovative.
Emma Sedini
Fonte: ARTRIBUNE.COM