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I misteri delle opere d’arte possono essere svelati dal legno.

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I misteri racchiusi nelle opere d’arte, svelati grazie allo studio del legno. Si chiama dendrocronologia la scienza che analizza gli anelli di accrescimento delle piante, rivelando informazioni importanti su età, fattori climatici e ambientali. Dati preziosi che permettono di effettuare datazioni estremamente precise per tutte le opere d’arte realizzate in legno, dalle tavole dei dipinti, agli elementi architettonici, fino agli strumenti musicali.

Cos’è la dendrocronologia

Il termine dendrocronologia – spiega Nicola Macchioni dell’Istituto di BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche – deriva dal greco antico dendron (albero) e kronos (tempo). Si fonda sul presupposto che tutte le piante della medesima specie legnosa cresciuta in un determinato ambiente climatico, subiscono gli stessi effetti. Lo spessore degli anelli è determinato dalle differenze climatiche da un anno all’altro. Questa scienza si basa quindi sulla lettura degli anelli di accrescimento della pianta e il confronto statistico con lunghe cronologie di riferimento, arrivando così a datare con precisione il legno”. 
Stabilire l’anno di abbattimento della pianta con cui sono state realizzate le tavole di quadri, le strutture di opere architettoniche o altri manufatti dà quindi un’importante informazione per datare le opere, ma con i dovuti accorgimenti. “La dendrocronologia data il legno – spiega Macchioni – non l’oggetto. Va tenuto in considerazione, ad esempio, che le tavole dei dipinti dovevano essere fatte stagionare per dieci o dodici anni, mentre nelle strutture di legno di copertura veniva usato legno fresco”. Stabilire la data di abbattimento del legno con cui viene realizzata un’opera permette quindi di confermare o smentire la datazione precedente e in molti casi anche l’autore. Se per esempio il legno risale al 1600 e l’opera è stata datata 1500 è evidente che la datazione e l’autore risultano errati.

Photo by Simonetta Palmucci.

Il caso di El Greco e del violino Guarnieri

Il tipo di legno utilizzato per i dipinti è un ulteriore indizio per la datazione e l’attribuzione dell’opera. “La maggior parte delle pitture italiane su tavola, soprattutto delle grandi scuole rinascimentali – prosegue Macchioni – in particolare nell’Italia peninsulare, da Cimabue a Giotto e Raffaello, sono state realizzate su pioppo, una specie legnosa non databile con la dendrocronologia”. 
A Bettona, vicino Perugia, esaminando un tabernacolo custodito presso la Pinacoteca Comunale, è stata confermata l’attribuzione a El Greco. “Analizzando il legno è risultato di abete rosso, specie lignea presente nel Nord Italia e non nel Centro. L’analisi dendrocronologica ha permesso di datare l’opera con certezza al 1496 e di convalidare attraverso ulteriori dati, l’attribuzione a El Greco”. 
Nell’attribuzione del tabernacolo di Bettona a El Greco, un ruolo fondamentale è stato svolto da Mauro Bernabei, ricercatore presso l’Istituto di BioEconomia del CNR di Trento nonché uno dei massimi esperti di dendrocronologia, grazie al quale sono stati svelati numerosi misteri, tra cui quello di un violino ereditato da una famiglia e tenuto per anni in una soffitta. “Venni contattato dai proprietari – racconta Bernabei – per una datazione dello strumento. Il violino riportava un cartiglio con la scritta ‘Joseph Guarnierius Filius Andreae Cremonae Sub Titolo S. Theresie, 1705’, ovvero Giuseppe Guarnieri, secondogenito di Andrea, capostipite della famosa famiglia di liutai cremonesi il cui stile è stato ispirato da Stradivari, ma l’attribuzione non era certa, in quanto spesso in passato, i cartigli venivano asportati e sostituiti”. La prima analisi avviene attraverso una foto inviata su WhatsApp. “Mi misi alla ricerca di informazioni in rete e trovai la relazione su un Guarnieri realizzata da un collega, Peter Ratcliff. Sulla copertina c’era la foto del violino e analizzando gli anelli di accrescimento ho trovato una piena corrispondenza tra i due strumenti, corrispondenza che solo la stessa pianta può avere”. Alla ricerca di ulteriori elementi, Bernabei si rivolge a Bruce Carlson, liutaio e restauratore americano che opera a Cremona e che cura tantissimi violini di altissimo valore, come il Cannone di Paganini, un Guarnieri del Gesù del 1743. E da Carlson si arriva ad una scoperta inaspettata. Non solo l’esperto conferma l’attribuzione del violino a Guarnieri, ma custodisce un Guarnieri “gemello” a quello datato da Bernabei.

Photo by Simonetta Palmucci.

La via del legno dalla Gallia all’antica Roma

La dendrocronologia è stata una scienza fondamentale per ricostruire le tratte del legno dell’Antica Roma, rivelando modalità di trasporto e di utilizzo inedite. Durante i lavori per la linea C della metropolitana di Roma sono tornate alla luce delle tavole di fondazione in quercia appartenenti a un portico di una ricca villa di età imperiale. “Provai a datare quelle tavole – racconta Bernabei – ma non riuscivo a trovare una corrispondenza con le serie di riferimento italiane. A quel punto iniziai il confronto con le serie europee scoprendo che il legno, datato 40 d.C., proveniva dalla Francia nord-orientale, zona compresa tra il massiccio del Giura e l’Alta Valle del Reno”. Tali tavole avevano quindi viaggiato circa 1700 chilometri per arrivare a Roma ed essere utilizzate nella realizzazione della struttura. “Il legno – aggiunge Bernabei – derivava dal disboscamento che i romani effettuavano spostandosi verso il limes, la zona di confine del regno con i germani. Tale scoperta ci ha permesso di capire che anche il legno, come i metalli, le pietre preziose e altri reperti, venivano commerciati su lunga distanza”.
La dendrocronologia si è rivelata fino ad oggi scienza di fondamentale importanza per scoperte e rivelazioni nel mondo dell’arte, oltre che nell’ambiente e nel clima. Studi del CNR sono stati svolti a Venezia, nella Chiesa di Santa Croce a Firenze, in quella di San Francesco a Prato e in tanti altri siti di rilevante interesse. Molte altre ricerche sono in cantiere e grazie allo studio del legno, le opere d’arte potranno ancora raccontarci i loro segreti.

Simonetta Palmucci

Fonte: ARTRIBUNE.COM

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