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La violenza enfatizzata dai media

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femminicidio-scarpe-rosse  di Stefania Paradiso

IQ. 26/05/2013 – Un’altra violenza, una barbara ferocia ha portato alla morte una ragazza di 16 anni  a  Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Indovinate un po’ chi è l’assassino? Il suo fidanzato, suo coetaneo, che non ha saputo tenere testa ad una lite con le parole e ha preferito accoltellarla e darle fuoco.

 Il sedicenne avrebbe detto al pm della Procura di Rossano Maria Vallefuoco di avere accoltellato la fidanzatina al termine di una lite nata per il rapporto travagliato che esisteva tra loro. Un rapporto ripreso da poco e caratterizzato da gelosie reciproche. Dopo averla accoltellata, avrebbe detto il giovane, studente in un istituto diverso da quello della vittima, ha dato fuoco al corpo della ragazzina. Ed è stato lo stesso ragazzo, nella serata di ieri, a indicare dove si trovava il cadavere. Ormai parlare di femminicidio, violenza, ferocia, sembra pane quotidiano. Basta sfogliare un giornale, ascoltare un tg per sentire dell’ennesimo caso di violenza. 1,2,3,4,5… si è perso già il conto dall’inizio dell’anno delle donne uccise e delle brutture perpetrate ai loro corpi. In realtà, dai dati Onu, che si possono leggere qui (http://www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/homicide.html) gli omicidi di genere non sarebbero in aumento e, anzi, in Italia, si ucciderebbe meno che in altri Paesi. Un omicidio è sempre un fatto gravissimo ma, a parere di chi scrive, c’è un abuso anche del termine stesso femminicidio. Non che cambi la gravitò del fatto ma picchiare qualcuno e creargli lesioni lievi, gravi o gravissime è diverso che uccidere una persona. Nei luoghi, poi, stabiliti dalla legge vi sarà un processo e la decisione per punire tali fatti, ma non è corretto dal punto di vista dell’informazione allarmare le persone. E’ corretto parlarne, creare rete, invogliare a denunciare e far sapere che in casi di stalking, violenze e maltrattamenti che chi protegge le vittime, ma non è giusto aumentare l’ansia e l’odio. Informare sì ma in maniera equilibrata e il più possibile obiettiva. A volte si ha l’impressione che il femminicidio stia diventando un modo per creare titoli sensazionalistici e ad effetto.

 

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