“Offro una crescita graduale e costante per almeno 10 anni, voglio potare il Bologna al pari delle grandi giocandosi Europa, Champions e Scudetto” Missione compiuta si potrebbe dire a Joey Saputo che quando nel 2015 divenne il presidente del Bologna si prefissò questo obiettivo, affidandosi il compito di riportare i rossoblu nel ristretto club dei grandi del calcio, non solo italiano. A distanza di 9 anni si può dire che il suo sogno è stato raggiunto, il Bologna nel 2024/25 giocherà la Champions League, tornando in Europa 64 anni dopo l’ultima volta. Oltre al presidente, straordinario artefice del cammino trionfale conclusosi con la festa in Piazza Grande è Thiago Motta, uno che sa come si gioca e come si vince in Europa, (e ora attende l’esordio in Champions anche dalla panchina). Sarebbero tanti i volti dell’EuroBologna, dal riscoperto Zirkzee che si è fatto carico dell’eredità di Arnautovic di cui lo scorso anno era un’anonima riserva, al metronomo Freuler che è protagonista silenzioso di un’altra impresa europea, dopo quella già vissuta con l’Atalanta. Non si possono non citare Orsolini fulcro offensivo e Calafiori, forse la più bella scoperta del campionato (anche e soprattutto in ottica nazionale), ma da non trascurare nemmeno il ruolo dei gregari, da Odgaard a Saelemaekers passando per Urbanski e Ndoye. Rivelazioni, conferme e ritorni, sono le tre categorie dalle quali Thiago ha attinto per dipingere la sua Sistina, stregando anche Spalletti che lo ha elogiato: “Il Bologna gioca un calcio in cui tutti sanno fare un po’tutto e si crea quella disponibilità ad essere più belli e di conseguenza a piacere di più a quelli che amano questo sport”. Già abbiamo nominato Calafiori ed Orsolini, ma non si può dimenticare in ottica azzurro neanche il giovane Fabbian, scuola Inter che a 21 anni ha trovato la consacrazione sotto le due torri. Insomma un gruppo squadra vincente che ha portato in Italia un calcio spettacolo, un trionfo del giochismo risultatista che permette ad una squadra di incantare per schemi, pensieri e geometrie di reparti, ma anche di sottostare alla dura legge del risultato che spesso non va d’accordo con la raffinatezza sportiva tanto apprezzata dai tifosi neutrali (quelli che guardano la partita per divertimento e non per sentimento, quindi non sono vincolati alla spada di Damocle della ricerca della vittoria).
Bologna, una regola d’Europa
“Bologna è una regola, è una formula” cantava Luca Carboni, e Thiago Motta sembra proprio aver applicato i giusti elementi del calcio per trovare la formula del successo tanto ricercata nello sport. Una squadra che ha ottenuto la promozione in Serie A nel 2014/15 caricandosi di un glorioso passato (7 Scudetti, 2 coppe Italia ed un Interrotto), è riuscita a riappropriarsi della dimensione del grande calcio, è riuscita a guardare in faccia quelle che erano le sette sorelle del Campionato e rifiutare di sottostare ad esse, restando imbattuta con Napoli, Roma, Lazio, ed estromettendo l’Inter della seconda stella dalla Coppa Italia. Così il fascino delle due Torri ha conquistato l’Italia e ora si prepara a sognare anche in Europa, ricordando un piccolo Leicester italiano (che il campionato lo vinse prima di approdare in Champions League). Un fascino semrpe vantato dalla città, un’attrattiva esaltata dall’ombra delle Torri e dal portico di San Luca del quale si è innamorato persino lo scrittore francese Stendhal. Al Dall’Ara non ha mai risuonato quell’emozionante motivetto scritto in francese, inglese e tedesco, capace di far correre i brividi ad ogni tifoso, il Bologna non ha mai fatto parte dei “milleures equipes” nominati nell’inno della Champions League. Bisogna tornare indietro al 1964 per vedere la maglia rossoblu competere con i Campioni (ma era un torneo radicalmente diverso) nella massima competizione europea, fu un’esperienza breve ed intensa, un’eliminazione al primo turno contro l’Anderlecht per la legge del gol in trasferta che valeva doppio. Oggi quella partita sarebbe andata ai supplementari oppure ai rigori, ma prima di pensare alla fase ad eliminazione diretta ci sarà ancora del tempo, ci saranno otto partite di una inedita fase campionato. Il popolo delle Due Torri intanto festeggia, sembra intonare la canzone di Cremonini “Chiama la felicità, dille che noi siamo qua” indirizzo Piazza Grande, Europa. “Bologna, mi sei mancata un casino” diceva Lucio Dalla, sì, sei mancata anche al grande calcio, ma l’attesa ora è finita, la squadra rossoblu è tornata!