Prevista inizialmente nell’ambito del Festival del Maggio Musicale 2020 per il palco del piccolo Teatro Goldoni, Jeanne Dark di Fabio Vacchi trova finalmente la sua prima rappresentazione assoluta con quattro anni di ritardo nell’Auditorium del Teatro del Maggio. Il Festival ritrova così un poco anche la sua cifra di vetrina per opere di nuova composizione e forte di una materia che si preannunciava interessante.
La vicenda di Giovanna d’Arco, infatti, non è nuova a essere trasposta nel teatro musicale, e testimoni sono titoli come Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi e Orleanskaja Deva (La pulzella di Orleans) di Čajkovskij che possono ormai essere considerate opere di repertorio (ricordando anche l’oratorio come Jeanne d’Arc au bûcher di Arthur Honegger). Per Jeanne Dark, il compositore Fabio Vacchi e il librettista Stefano Jacini descrivono la vita della Pulzella d’Orléans ma lo fanno partendo da una fonte diversa rispetto ai loro predecessori; attingono infatti dal poema satirico di Voltaire, La pucelle d’Orléans, 21 canti di stampo eroicomico, di chiara ispirazione cavalleresca, in cui lo scrittore illuminista si scaglia contro il culto patriottico-religioso di Giovanna d’Arco, vista come una vittima dell’integralismo religioso. Vacchi e Jacini sintetizzano il contenuto del poema epico in un atto unico e dodici scene, cercando di mantenersi fedeli al dettato satirico dell’originale voltairiano in un dualismo tra epicità e ironia richiamato anche dal titolo ambivalente dell’opera: tra i personaggi troviamo inoltre lo stesso filosofo, interpretato da un attore, pronto a guidarci meglio nei meandri della vicenda, un po’ come già fece Leonard Bernstein in Candide con il personaggio di Pangloss.
Se le premesse sembrano accattivanti, non sempre la realizzazione lo è. Il libretto di Jacini non riesce a suggerire con continuità e convinzione la dimensione umoristica della vicenda, come se i versi fossero imbrigliati in una comicità scontata e un po’ banale, che manca di una vera e propria fluidità. Certo non aiuta la musica che, dopo un inizio in cui si apprezzano le diverse stratificazioni melodiche, sembra riproporre sempre le stesse formule senza evolversi, ripresentandosi uguale in ogni situazione, con linee vocali frastagliate ma mai veramente differenziate tra i personaggi, in un saliscendi continuo del pentagramma che non rimane mai particolarmente impresso. Non mancano tuttavia alcuni momenti di sicuro effetto, soprattutto le scene più liriche, come il finale (Giovanna fugge in groppa a un asino volante insieme al suo fido compagno di assalti Gilles de Rais), che colpisce più per l’accompagnamento musicale che per le linee vocali talvolta stridenti con l’atmosfera rarefatta e onirica creata dalla musica.
Alessandro Cadario guida con mano sicura il ContempoArtEnsemble soprattutto nella gestione tra palco e buca, facendo sì che il suono sempre piuttosto corposo dell’organico strumentale (di per sé poco nutrito) non vada mai a scapito delle voci.
Alexia Voulgaridou veste i panni della protagonista dimostrando una linea salda e soprattutto un ottimo registro acuto, assai necessario per descrivere la parte eroica del personaggio, a cui sono affidate le linee vocali più liriche. Non è da meno l’altra componente femminile del cast, Olha Smokolina, che nel designare la lussuriosa Agnese deve impegnarsi anche in passaggi quasi di agilità, in cui spicca una voce luminosa di bel timbro.
Per quanto riguarda il versante maschile, Anicio Zorzi Giustiniani ben si cala nel ruolo ambiguo, quasi di amante, di Gilles de Rais, grazie a un timbro chiaro e a una linea sicura. Spicca poi il ruolo dello Stalliere interpretato con proprietà di accenti e una perfetta vocalità da Lorenzo Martelli, che mette in mostra un registro acuto saldo e preciso. Assai ben centrati si dimostrano poi il Delfino di Alfonso Zambuto, l’Asino di Michele Galbiati e il Frate Bordone di Davide Piva.
Gianluca Margheri e Giovanni Battista Parodi interpretano con proprietà di accenti, buona musicalità e vocalità salda i ruoli rispettivamente di San Dionigi e San Giorgio, i patroni delle due nazioni in guerra che sovrintendono all’azione quasi come degli dèi omerici. Completano infine il cast i soldati interpretati da Luca Tamani e Dielli Hoxha.
Una parte fondamentale alla riuscita dello spettacolo è costituita dall’allestimento firmato da Valentino Villa per la regia, Serena Rocco per le scene, Pasquale Mari per le luci e Gianluca Sbicca per i costumi. Villa ambienta tutta la vicenda in un interno borghese neoclassicheggiante come se la vicenda della Pulzella si dipanasse davanti agli occhi dello stesso Voltaire, qui ben interpretato da Elia Shilton, o di più comuni uomini figli della cultura illuminista. Non è un caso che i santi con i loro costumi fedeli all’iconologia sembrino quasi degli alieni in uno spazio così razionale e moderno, mentre le lotte dei soldati attorno a Orléans assumono l’aria di battaglie tra soldatini di piombo rilette in un immaginario pop: tutto viene quindi filtrato attraverso altri linguaggi visivi che fanno astrarre lo spettatore dalla vicenda, che si carica così di connotati talvolta ironici e talvolta onirici. Proprio grazie alla parte visiva ideata da Villa, lo spettacolo fluisce in un turbinio fascinoso di immagini, narrando le imprese di Giovanna con chiarezza, grazie anche a un buon lavoro sugli interpreti, che si muovono sempre con sicurezza in scena.
Il pubblico piuttosto folto tributa a questa prima assoluta un successo pieno, con alcune punte di entusiasmo rivolte ai protagonisti, al direttore e al compositore. Tre recite sole per questo battesimo fiorentino dell’opera; non resta che vedere se seguiranno altre produzioni.
Filippo Antichi
Fonte: CONNESSIALLOPERA.IT