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Ancelotti forza Sette, Wembley doppiamente indigesta al Dortmund.

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Sotto gli occhi di Klopp, la storia si ripete come un triste flashback per Marco Reus e per Mats Hummels. Festeggia il Real Madrid, vince la decimoquinta Champions League, nessuno come loro, nessuno come Carlo Ancelotti, l’allenatore più titolato di questo secolo e della storia. Un partita in nome dei tedeschi alla vigili dell’Europeo in Germania, che termina con una sconfitta tedesca. Hummels, Reus contro Antonio Rudiger (il miglior difensore di questo torneo) e soprattuto Toni Kroos all’ultima partita della carriera con i club, con il suo club. La delusione del Dortmund è anche la disfatta di Edin Terzic, l’allenatore che da giovane tifoso del muro giallo andò all’aeroporto nel 1997 per vedere il BVB campione d’Europa con la Coppa. Nel cuore del Mister che ricordiamo in lacrime dopo il Meisterschale perso all’ultima giornata nel 2022/23, si è aperta una seconda ferita di orgoglio giallonero. Prima Musiala e ora Carvajal, il Dortmund inciampa di nuovo sulla linea del traguardo. Ad 11 anni dall’altra finale contro il Bayern Monaco il muro giallo ora potrà utilizzare le parole del più recente successo di Ultimo “Portami altrove”, perché Wembley è doppiamente indigesta.

Real Madrid, Champions League

Trionfa l’abbagliante Real Madrid, che ha strabiliato l’Europa sotto la guida del demiurgo Carletto. Ancelotti ha costruito una macchina infernale senza alcun limite alla perfezione, che con l’arrivo nella prossima stagione di Mbappè non teme la convivenza di campioni, fatale al PSG orfano della sua Champions. L’allenatore italiano, primo fuoriclasse tra i campioni, era alla sua nona finale del massimo torneo d’Europa e non aveva nessuna intenzione di perdere perché le sue sconfitte le ha già incassate. Non prese parte a quella del 1984 della Roma, era infortunato al ginocchio e assistette alla disfatta dalla tribuna dell’Olimpico, subì la rimonta del secolo ad Istanbul nel 2005 quando guidava il Milan. Una da calciatore e una da allenatore sono state sufficienti per fargli assaggiare il gusto amaro della delusione, nelle altre sette ha sempre vinto. Insieme a lui alza la Coppa anche Toni Kroos, anche per lui non una novità visto che con il successo di Wembley è alla sesta affermazione in Champions League, un record condiviso con Francisco Gento, Nacho, Luka Modric e Daniel Carvajal, proprio il terzino che ha aperto la strada alla decimoquinta madridista. Toni avrà ancora una passerella prima di chiudere con il calcio, con la Nazionale tedesca(con cui nel 2014 ha vinto un Mondiale) all’Europeo teutonico, dove ritroverà il compagno di squadra Rudiger, ma non la gran parte dei rivali odierni come Hummels, Adeyemi e sopratutto Marco Reus per il quale il saluto alla maglia (saluta dopo 14 anni in giallonero) è macchiato dalle lacrime. Il 10 entra in campo, per l’ultima volta, al 72′, e dopo due minuti il Real Madrid gli alza la Coppa in faccia.

Toni Kroos, Real Madrid

Borussia Dortmund-Real Madrid, la cronaca

Per quanto le invasioni di campo dei primi minuti abbiano conferito quel carattere di follia insito nella natura di ogni prestigiosa finale, questo Dortmund-Real ha faticato a raggiungere gli alti ritmi che ci si aspettava. Il primo (innocuo) tiro è di Valverde al 12′, trascorre poi un’altra manciata di minuti statici che sono cancellati da un errore di Brandt e dagli sprint di Adeyemi. Il giovane tedesco, classe 2002 va ad una velocità tale che per smaltire la delusione della mancata convocazione all’europeo di calcio potrebbe puntare a qualificarsi per i 100 metri di quello di Atletica. Tuttavia gli manca quell’ultimo tocco tipico del goleador e per ben due volte finisce per sprecare i suoi sprint, vedendosi fermare il pallone dai guanti di Courtois. Nel primo tempo quello del Dortmund è un assedio, il Real fatica davanti all’atteggiamento coraggioso tipico di chi ha i pronostici avversi e quando Maatsen trafigge la difesa con un filtrante per Fullkrug, la scivolata del centravanti stava per portare il Borussia “uber alles“. Purtroppo per loro il rimbalzo sfortunato del palo interno mantiene il risultato invariato e da quel momento i ragazzi di Ancelotti iniziano a suonare una sinfonia in crescendo. Nel secondo tempo i blancos attaccano sotto il muro giallo in trasferta e inziano a bussare con sempre più insistenza alla porta di Kobel finché, con uno schema già intravisto qualche minuto prima, Carvajal colpisce di testa, proprio lui che con i suoi 173 cm è il “meno alto” degli undici madridisti. A quel punto il Dortmund ha finito la benzina e la squadra di Terzic perde progressivamente di lucidità, mentre i neo campioni d’Europa continuano ad aggredire l’avversario. Dopo un periodo di maturazione, il gioco del Real Madrid è sbocciato, Bellingham (in difficoltà sotto pressione contro la sua ex squadra) fallisce il primo match point, ma poi l’errore di Maatsen diventa un regalo per Vinicius che realizza il suo secondo gol in una finale di Champions League. Nello sport non sempre i pronostici vengono rispettati, questa volta sì, e decimoquinta sia.

Borussia Dortmund-Real Madrid, le pagelle della Finale

BORUSSIA DORTMUND (4-2-3-1): Kobel 6; Ryerson 6.5, Hummels 6.5, Schlotterbeck 7.5, Maatsen 5; Can 6/Malen SV, Sabitzer 6.5; Sancho 5.5/ Bynoe-Gittens SV, Brandt 5.5/Haller SV, Adeyemi 5/Reus 6; Fullkrug 5.5. All. Edin Terzic 5.5

REAL MADRID (4-3-1-2): Courtois 6.5; Mendy 6, Nacho 6.5, Rudiger 7, Carvajal 7; Kroos 6.5/Modric SV, Camavinga 5.5, Valverde 5.5; Bellingham 5/Joselu SV; Rodrygo 5/Militao 6, Vinicius 7.5/Lucas Vasquez SV. All. Carlo Ancelotti 7

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