“Quale futuro possiamo costruire per una Milano più inclusiva?” questa la domanda, o forse una delle domande, da cui Luca Meola e l’organizzazione indipendente Codici sono partiti per realizzare Milano senza dimora: una mostra fotografica racconta la città invisibile delle persone senza dimora, non un semplice reportage sugli homeless ma un progetto di ricerca accolto, fino al 6 ottobre, alla Fabbrica del Vapore di Milano.
Alla scoperta di una Milano inedita attraverso gli scatti di Luca Meola
Le oltre 160 fotografie non sono semplici ritratti ma spaccati di vita, momenti di un percorso, compiuto dal fotografo Luca Meola tra il 2023 e il 2024 al fianco di quindici persone che gli hanno fatto da guida permettendogli di immergersi fino in fondo nella quotidianità, per lo più invisibile, delle persone senza dimora. L’artista, affiancato da due ricercatori sociali, ha così esplorato una Milano sconosciuta, dotata di luoghi di incontro e reti di sostegno ma carente di strumenti per la reintegrazione sociale.
I dati su Milano sulle persone senza dimora
Secondo i dati emersi da racCONTAMI 2024 – 5° Rilevazione dei Senza Dimora di Milano, nel febbraio 2024, eseguita dalla Fondazione Ing. Rodolfo Debenedetti, in collaborazione con il LEAP dell’Università Bocconi e promosso dal Comune di Milano, gli homeless nel capoluogo lombardo sono circa 2343, ovvero lo 0,17% della popolazione. Il profilo di queste persone è estremamente diversificato per genere, provenienza età, anche se per la maggior parte si tratta di uomini sopra i 35 anni.
La parola al fotografo Luca Meola sul progetto Milano senza dimora
Come ha raccontato Luca Meola, “quello delle persone senza dimora è un universo trasversale e complesso, su cui è impossibile trarre conclusioni generalizzate. Le ragioni per cui le persone finiscono in strada sono moltissime e non riguardano solo lo stato economico e fisico dell’individuo ma anche quello psichico. Poi Milano, su cui è focalizzato il progetto, benché notevole per i servizi di accoglienza; con mense, docce, dormitori, di primo livello; è carente in termini di inclusività. Ovvero non prevede strumenti per agevolare il reinserimento degli homeless nel circuito sociale vero e proprio, in termini di ricerca di un lavoro e di una casa”. “Sicuramente”, ha continuato, “le dinamiche del mercato occupazionale sono cambiate. Soprattutto per gli over 50 trovare un lavoro è davvero complicato. E, tale problematica mi pare aggravata dalla difficoltà di conciliare i ritmi della vita in strada – scandita da orari precisi per lavarsi, mangiare e dormire – con le esigenze di un datore di lavoro” . “La mia percezione”, ha concluso, “è che la vita di strada, anche per il subentrare di dinamiche psicologiche, possa diventare un loop da cui diventa difficile uscire. Come se alimentasse le dinamiche di esclusione. Del resto cambiare vita non è mai semplice e, in queste condizioni, lo è decisamente meno”.
“Milano senza dimora”: un’opportunità di riflessione e cambiamento
Milano senza dimora non è solo una mostra fotografica, ma anche uno spazio culturale temporaneo che ospiterà workshop, talk e attività (qui il calendario). Jacopo Lareno Faccini, uno dei ricercatori di Codici, ha aggiunto che “Milano senza dimora non è soltanto un racconto visivo per superare i pregiudizi, ma anche uno strumento di riflessione su come la città possa al tempo stesso accogliere o respingere, connettere o isolare”.
A proposito di strumenti e soluzioni, Lamberto Bertolé, assessore al Welfare e Salute del Comune di Milano ha sottolineato il valore dell’iniziativa come opportunità per un confronto e per costruire nuove risposte strutturali volte a sostenere i più vulnerabili in un percorso di riscatto sociale. “La mostra e il palinsesto collegato entrano in punta di piedi ma con determinazione nel mondo, spesso chiuso, di chi vive in strada, favorendo lo sviluppo di un punto di vista consapevole su questo fenomeno così complesso. Non distogliere lo sguardo è il primo passo per comprendere davvero”.
Ludovica Palmieri
Fonte: artribune.com