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Lea Pericoli, la maestra del doppio nata in Etiopia che scandalizzò Wimbledon.

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Ricorderemo sempre la sua eleganza nell’entrare sul campo Centrale del Foro Italico, che sia per competere in una delle cinque finali di doppio con Silvana Lazzarino, o che sia per premiare i campioni della nuova era. Lea Pericoli è morta questa mattina all’età di 89 anni, lasciando di lei il ricordo della prima grande campionessa italiana dello sport della racchetta. Pioniera del tennis, come Nicola Pietrangeli per il circuito maschile, La Divina -così la soprannominò Gianni Clerici- detiene il record di vittorie ai campionati italiani e con la Lazzarino è diventata la metà del primo binomio storico del doppio femminile italiano, antenate delle olimpioniche Errani/Paolini. In singolare vanta una carriera di tutto rispetto che l’ha portata ad essere per 14 anni la numero uno italiana raggiungendo gli ottavi al Roland Garros e a Wimbledon in più occasioni. Nel 1958 vinse il primo torneo di una lunga carriera terminata nel 1974 dopo 13 successi, 29 presenze in nazionale e 27 titoli nazionali, si è ritirata a quarant’anni quando era campionessa italiana in ogni specialità. Icona di stile e simbolo di moda, i suoi completi firmati da Ted Tinling per Wimbledon 1955 sono esposti al Victoria & Albert Museum di Londra. In un epoca in cui le tenniste ancora erano legate agli abiti lunghi che si interrompevano tra il ginocchio e le caviglie, lei sotto la guida di Tinling che aveva vestito con un certo scandalo anche Gussie Moran, infranse a Church Road la regola del Total White scendendo in campo per un primo turno con una minigonna dalla quale si intravedeva una sottoveste rosa. Il padre, scandalizzato, la allontanò dal tennis dopo questa uscita, ma Lea tornò in campo a circa un anno di distanza portando sempre la firma di Tinling sui suoi abiti che iniziarono a sfoggiare frange, piume e diedero il via alla tradizione diventando una sorta di linea guida per il dress code di tutte le tenniste dei decenni avvenire.

Lea Pericoli

Lea Pericoli, dall’infanzia in Etiopia alle finali degli Internazionali

Lea Pericoli nasce ad Addis Abeba, nel 1935 dove suo padre si era trasferito dopo la guerra di Etiopia. Fu Filippo Pericoli a metterle una racchetta in mano e a farle costruire un campo da tennis nel giordano di casa, così Lea all’età di 17 anni intraprese la carriera da tennista. Due anni prima la famiglia aveva perso l’azienda in Etiopia, ritrovandosi poverissima in Italia, lei era quindi costretta a trovarsi da sola il sostentamento per inseguire la sua passione, il tennis. Quindi iniziò a lavorare, prima sfruttando la sua conoscenza della lingua inglese presso un ufficio di Import Export, poi al circolo tennis del padre di Paolo Bertolucci che la faceva giocare con i clienti per farle guadagnare qualcosa con cui pagarsi l’iscrizione ai tornei. Come lei stessa ha raccontato, insieme a Silvana Lazzarino cercava sempre di farsi invitare per le cene londinesi durante il torneo di Wimbledon dove per risparmiare prendeva sempre una stanza all’Atlantic Hotel, 1 sterlina e 18 scellini a notte. Erano tempi in cui il tennis era un divertimento e nulla di più, non si parlava di montepremi, di professionismo; l’Era Open era ancora qualcosa di lontano e quindi atleti e atlete dovevano caversela da soli in termini economici. Lo stile della Pericoli divenne unico, sia all’interno che all’esterno del campo da gioco. Divenne amatissima fin da subito dal pubblico degli Internazionali di Roma: “La Connolly era fortissima, non sbagliava mai: era una macchina della regolarità. Io non avrei comunque potuto far niente contro di lei. Giocammo, mi ricordo, non sul Centrale ma su uno dei campi secondari, sotto i pini. C’era comunque un mucchio di gente, perché lei era brava e io ero bellina e avevo le mutande di pizzo…” affermava la Pericoli in un intervista rilasciata alla Federtennis in cui ricordava il suo esordio contro la vincitrice di tutti gli Slam nel 1954. Al torneo della Capitale ha raggiunto in quattro edizioni i quarti di finale e una volta le semifinali, tuttavia è in doppio che ha impresso il suo nome nella storia del tennis italiano. Insieme a Silvana Lazzarino ha raggiunto cinque finali, anche nel 1967 quando si ritrovò tra le ultime quattro in singolare. Al Foro Italico chiuse la carriera affrontando Gail Sheriff, la stessa testa di serie con la quale aveva vinto i quarti di finale del 1967, era il 1974 e alla soglia dei quarant’anni smise con il tennis reinventandosi giornalista televisiva. Fu la prima, pioniera anche in questo ambito, a raccontare lo sport della racchetta da ex campionessa. Vincitrice di tante battaglie, in campo e al di fuori -ha sconfitto per due volte un tumore- Lea Pericoli lascia l’immagine di uno stile rivoluzionario e seducente che ha sempre contraddistinto la divina maestra di eleganza del tennis italiano.

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