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Sono sempre di più gli italiani che si trasferiscono all’estero e c’è la crisi dei rimpatri.

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“Dal 2020 l’Italia conta circa 652 mila residenti in meno.

Nello stesso periodo, invece, continua la crescita di chi ha deciso di risiedere fuori dei confini nazionali (+11,8% dal 2020). Oggi la comunità dei cittadini e delle cittadine residenti all’estero è composta da oltre 6 milioni 134 mila unità: da tempo, l’unica Italia a crescere continua ad essere soltanto quella che ha scelto l’estero per vivere”. E’ quanto afferma il 19/esimo Rapporto Italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, diffuso oggi.

“Che l’impatto sia differente ed eterogeno – si legge nel Rapporto – è di facile deduzione, ma quanto potente sia la ripercussione dell’attuale emigrazione sui territori già provati da criticità, quali lo spopolamento e la depressione economica, è materia importante da attenzionare a tutti i livelli per introdurre politiche finalizzate al sostegno della “riattrattività” di cui diffusamente si discute oggi in molteplici contesti”.

“La Sicilia si conferma nel 2024 la regione con la comunità di iscritti all’anagrafe italiana residenti all’estero più numerosa (+826 mila), seguita dalla Lombardia (+641 mila) e dal Veneto (+563 mila) – spiega il Report -. Il 45,8% degli iscritti all’Aire è di origine meridionale (oltre 2,8 milioni, di cui 956 mila isolani). Oltre 2,3 milioni sono, invece, del Settentrione (il 19,0% sia per il Nord-Est che per il Nord-Ovest con una leggera differenza in positivo per quest’ultimo di circa 23 mila iscritti). Oltre 966 mila sono, invece, gli iscritti del Centro Italia (15,7%)”. Nel 2024, fa notare anche il Report, si registra ancora più marcatamente il cambiamento che sta interessando l’intera comunità dei cittadini italiani residenti fuori dei confini nazionali la cui origine regionale, in passato spiccatamente meridionale, si sta modificando “a favore di partenze che interessano l’intero territorio nazionale e, di conseguenza, di cittadini che disegnano appartenenze territoriali complesse perché figli di processi migratori plurimi (dal Sud al Centro-Nord Italia e dal Centro-Nord a oltreconfine) e per i motivi più variegati: dalle famiglie che si spostano, alla mobilità per studio, dagli spostamenti per lavoro ai trasferimenti per ricongiungimento familiare”.
   

‘Basta paure sulla cittadinanza’

“Da almeno vent’anni nel nostro Paese il dibattito sulla cittadinanza non trova compiutezza né per quanto concerne i connazionali che abitano oltreconfine né per chi è nato, vive, studia, lavora da diverso tempo in Italia” mentre serve “una cittadinanza attiva, partecipata e inclusiva”. Lo sottolinea il 19/esimo Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, curato dalla sociologa delle Migrazioni, Delfina Licata, presentato oggi.

Crollo dei rientri in Italia per i 20-30-40enni

Cambia l’età media di chi si trasferisce in Italia dall’estero, “nel 2023 e nel 2024 l’incidenza percentuale della fascia degli over 40 ha continuato a salire, con un trend che si è rafforzato nel 2024. La fascia dei giovanissimi 20-30 anni, dopo essere cresciuta nel 2023, diminuisce nel 2024, ma il calo è soprattutto concentrato nella fascia 30-40 anni, che per la prima volta in assoluto scende sotto al 50% (47%). Un fenomeno non positivo”.

Il fenomeno, spiega il report, “si può leggere così: il ridimensionamento delle agevolazioni dal 2024 impatta prevalentemente sui più giovani, ai quali non conviene più trasferirsi sacrificando retribuzioni medie più elevate e prospettive di carriera, e sulle famiglie con figli minori (la fascia 30-40), che hanno visto azzerare il potenziamento delle agevolazioni legate al radicamento e alla natalità. In quest’ottica, emerge uno degli effetti negativi della nuova legge: scoraggiare paradossalmente l’ingresso di soggetti giovani e con figli, proprio mentre il Paese è alle prese (da anni) con sfide quali la denatalità e l’inverno demografico”.

Fonte: ansa.it

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