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Nel PDL si avvii una discussione chiara

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di Rocco Longo

IQ.12/06/2013 – Credo sia davvero giunto il momento perché nel PDL si avvii una discussione chiara, serrata, magari accesa ma che sappia andare a fondo del problema nel tentativo d’individuarne la soluzione. Il problema é che il partito, evidentemente in affanno, non è più in grado di esprimere slanci innovativi che partano, innanzitutto, dalla scelta delle candidature -a qualsiasi livello- e dalla proposizione coraggiosa di programmi in grado d’intercettare i cambiamenti della società italiana pur tenendo fede ai capisaldi che caratterizzano la politica moderata, liberale ed europeista. Sarebbe necessario, almeno questo è ciò che credo, che l’establishment mostrasse l’ardire di percorrere strade diverse, nuove e finora ritenute non praticabili nel convincimento di poter offrire affidabilità e capacità di governo non improvvisate ma fondate, al contrario, sul desiderio d’invertire realmente la rotta in tutto il Paese.

Il turno di ballottaggio delle elezioni amministrative ha ineludibilmente presentato il conto ad una classe dirigente sovente miope, avida ed incapace di autorigenerarsi; e basterebbe maturare la consapevolezza di ciò perché le cose iniziassero davvero un nuovo corso. La stessa preoccupante crescita della disaffezione al voto può essere imputata alla non volontà di riconoscere, ancora, credito ai soliti nomi. Ai soliti noti.

In tutto il Paese ci sono decine e centinaia di militanti, amministratori locali ed appassionati che sarebbero capaci di far recuperare quello spirito del ’94 che profumava di rivoluzione liberale mai compiuta, e neppure mai tentata! Con ogni probabilità costoro non sono “signori delle tessere”, né “macchine tritura voti” ma ad ognuno di loro compete sicuramente un volto presentabile ed una determinazione che non è figlia del potere. Perché il partito, nei suoi massimi organi dirigenziali, non decide di scommettere su una nuova prospettiva? Perché non si trova il coraggio di “osare” nella lucida consapevolezza che, se si vuol davvero recuperare credito e consenso, sia necessario uno scatto di reni ed un generale lavacro?

E giusto a mo’ di celia…un partito in cui si continuino ad ignorare i temi dei diritti civili, della Cultura e del sostegno alle attività in grado di promuovere realmente l’Italia non ha alcuna speranza di crescere, nemmeno di vivere, sicuramente non di sopravvivere. Finché si continuerà ad avere un atteggiamento snob ed autoreferenziale, finché non sarà maturata una nuova coscienza civile che non può prescindere dalla considerazione di certe tematiche, finché si continuerà ad apostrofare la sinistra tacciandola di fumosità ed imputandole la causa di ogni male, finché tante altre cose…dubito che questa nostra bella casa potrà avere un futuro facile o radioso. Credo sia ormai irrinunciabile (ri)trovare una rinnovata umanità che sappia ridare linfa nuova ad un ceto politico -ed all’elettorato che lo esprime e che, sempre più spesso, si sente mal rappresentato- puntando ad una nuova fase della politica italiana.

Rifuggendo dalla ferocia di una rottamazione indiscriminata e spesso immaginata su una bislacca schizofrenia distruttrice, forse è davvero arrivato il momento di permettere alle retrovie un avanzamento anche perché le avanguardie –almeno certe avanguardie!- hanno dato amplissima dimostrazione di un decadente e deprimente (auto)fallimento. A questo punto davvero mi chiedo se non sia il caso di ri-fondare il partito puntando ad un restyling dell’intera area centro-moderata ed impegnandosi per una ricollocazione degna e decorosa di almeno un terzo dell’elettorato italiano.

Il Governo Letta è il frutto di una contingenza che non può durare a lungo e che, per molti aspetti, presenta già i primi segni di cedimento; parimenti mi pare difficile immaginare un ritorno alle urne con questa immonda legge elettorale e senza aver approntato un pacchetto, seppur minimo, di riforme che incidano sull’assetto costituzionale dello Stato senza stravolgerne i compiti e gli originari confini. E mi pare pure inimmaginabile una qualsivoglia piattaforma di alleanze in considerazione dell’attuale assetto partitico nazionale. Ed allora il tempo necessario per approntare tutto questo lavoro potrebbe ben essere il salvacondotto per il partito, una vera e propria sfida a sé stesso ed al futuro che lo aspetta, se non addirittura una prova di sopravvivenza: un periodo (che sia breve, medio o lungo non sta a me dirlo) che valga come analisi ed autoanalisi e che serva, soprattutto, a ripensare un po’ di cose, a partire dalle dinamiche interne e dalle scelte che da queste derivano.

C’è ancora spazio per il recupero di un formidabile patrimonio di valori, d’ideali, d’inventiva e di capacità di programmare il domani; tutto dipenderà dal coraggio di mettersi in discussione.

Caro PDL, qui si parrà la tua nobilitate…

 

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