Dopo la prima notte senza devastazioni e roghi nel quartiere milanese del Corvetto per la morte di Ramy Elgaml, il diciannovenne morto il 24 novembre per un incidente in scooter mentre era inseguito dai carabinieri, dalla piazza la polemica è passata alla politica con il segretario della Lega Matteo Salvini che ha definito una “emergenza nazionale” le “baby gang delle seconde generazioni non integrate” e il presidente della Fondazione Migrantes, monsignor Gian Carlo Perego, che gli ha risposto che “la vera emergenza è il sistema poliziesco” con cui si affronta la questione migranti.
Però su una cosa tutti si sono trovati d’accordo, dal presidente della Lombardia Attilio Fontana al sindaco Giuseppe Sala, ovvero che la situazione è preoccupante.
“C’è una parte della popolazione, soprattutto giovani di seconda e terza generazione, che non si integra e che quindi manifesta la rabbia con queste forme di ribellione” e su questo non si può “far finta di niente”, ha ammonito il governatore, “rischiamo di perdere il controllo su certe parti del nostro territorio”. A questo punto “esistono delle responsabilità ma – ha aggiunto – guardiamo al futuro perché, se oggi questa situazione è preoccupante, se continueremo a battibeccare questa situazione diventerà drammatica”.
“Certo che siamo preoccupati – ha ammesso Sala – ma al contempo sappiamo che certe situazioni fanno parte anche della complessità del mondo che viviamo” dove “le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno. Ma le regole vanno rispettate”. Per questo è convinto che serva “una maggiore presenza di forze dell’ordine nei quartieri”. Oggi si è riunito in prefettura il comitato per l’ordine e la sicurezza e poi si è tenuta una riunione ristretta sul Corvetto con l’impegno a mantenere alta l’attenzione e monitorare la situazione. E nei prossimi giorni arriverà in città il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Nessuno di noi sta drammatizzando la situazione ma se il ministro Piantedosi viene a Milano sono contento, perché è qualcosa che dobbiamo affrontare insieme” ha osservato Sala che intende invitare a Palazzo Marino il padre di Ramy, Yehia Elgami, e la fidanzata Neda che hanno preso le distanze dalle violenze.
“Abbiamo fiducia nella magistratura italiana, e non vogliamo vendetta ma solo sapere ciò che è successo” ha spiegato il papà del diciannovenne. Anche gli amici di Ramy, che intendono fare una manifestazione pacifica autorizzata e pensano di intitolargli una associazione, hanno spiegato che chi ha messo “a ferro e fuoco” il Corvetto “veniva da fuori”. Montenegrino è il 21enne arrestato con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale per gli incidenti della notte fra lunedì e martedì e ora rinchiuso a San Vittore. Domani sarà interrogato dal gip Chiara Valori. Mentre nell’inchiesta per la morte di Ramy, in cui sono indagati in concorso per omicidio il 22enne che guidava lo scooter e il carabiniere al volante dell’auto che lo inseguiva, oltre all’analisi più approfondita delle telecamere, saranno effettuati accertamenti tecnici, anche attraverso una consulenza, per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.
Fonte: ansa.it