Conflitti crescenti, il dilagare dell’odio, una polarizzazione selvaggia che divarica, dinamiche politiche incapaci di ascolto reciproco, il bianco e il nero sempre contrapposti in partigianerie senza sfumature.
Il tutto condito dall’avanzare senza regole di enormi concentrazioni di ricchezze che si fanno politica: un anti-stato che mina la democrazia nelle sue basi più profonde. E’ questa l’estrema sintesi dell’allarme del Presidente della Repubblica che ieri ha raccolto le sue preoccupazioni in un complesso discorso alle alte cariche dello Stato. Dal Salone dei Corazzieri Sergio Mattarella ha voluto aprire una riflessione profonda proprio con le massime istituzioni della Repubblica salite al Quirinale per i tradizionali auguri di Natale.
Proprio a loro tutti, dalla premier Giorgia Meloni ai presidenti di Camera e Senato fino ai leader di partito, il Capo dello Stato ha svolto un’analisi complessa il cui senso profondo è richiamare l’attenzione sui rischi che sta correndo lo Stato come formula moderna, aggredito dai nuovi poteri forti, in sostanza quelle aziende Over the top (Ott) che ormai concentrano ricchezze inimmaginabili anche per uno stato di medie dimensioni, che hanno la possibilità di veicolare news e contenuti difficilmente verificabili e che, come ha sottolineato Mattarella, “tengono a sottrarsi a qualsiasi regolamentazione, a partire dagli obblighi fiscali” e costruiscono “circuiti monetari paralleli, privati”, come le criptovalute. Parla di “rischio” per la democrazia Mattarella che per dare corpo al suo pensiero non esita a sottolineare come oggi sempre più “si faccia spazio la tentazione di un progressivo svuotamento del potere pubblico, fino ad intaccare la stessa idea di stato per come l’abbiamo codificata e conosciuta nei secoli”.
Parliamo, aggiunge il Presidente, di “pochi soggetti con immense disponibilità finanziarie, che guadagnano ben più di 500 volte la retribuzione di un operaio o di un impiegato. Grandi società che dettano le loro condizioni ai mercati al di sopra dei confini e della autorità degli Stati e delle Organizzazioni internazionali”. “Si persegue una ricchezza come fine a sé stessa che si trasforma in uno strumento di potere molto più che in passato perché consente di essere svincolati da qualunque effettiva autorità pubblica”.
Dopo aver lanciato il sasso nello stagno di una politica che in Occidente è sempre più intrecciata a questi patrimoni incontrollati, Sergio Mattarella spiega alle Alte cariche dello Stato come “l’unico argine agli usurpatori di sovranità” sia “il consolidamento delle istituzioni democratiche”. “Bisogna amare la democrazia e bisogna prendersene cura”, premette per poi passare alla parte più politica del suo ragionamento, quella dedicata proprio “a chi ha responsabilità istituzionali”. “Vi sono interessi nazionali che richiedono la massima convergenza. Ad esempio il rispetto dei trattati e delle alleanze internazionali, la difesa e la sicurezza dei nostri concittadini e delle infrastrutture strategiche, la salvaguardia dell’ambiente e la messa in sicurezza dei nostri territori. Non possiamo dividerci – ammonisce – su questi obiettivi, che sono inevitabilmente di lungo periodo e vanno dunque perseguiti con un impegno che va oltre le maggioranze e le opposizioni di turno”.
Ma c’è di più perchè il Capo dello Stato aggiunge un passaggio che è indirizzato alla politica italiana, a quella parte che ha “maggiori responsabilità”. “Coloro che rivestono responsabilità istituzionali, a cominciare dal Presidente della Repubblica, sono tenuti a esercitarle sapendo che le istituzioni sono di tutti. Che il servizio che si svolge è a garanzia della dignità di ognuno, a prescindere dall’appartenenza politica. Le diverse appartenenze politiche, le legittime e preziose differenze delle identità culturali – che sono l’essenza della dialettica democratica – non impediscono di ricercare e trovare convergenze e unità su alcuni grandi temi. Nell’interesse dei cittadini”. Ecco l’ennesimo invito del presidente, l’arbitro, a giocare correttamente, ad aiutarlo a non estrarre troppi cartellini rossi, a ritrovare “quel senso del dovere che è richiesto a tutti coloro che operano in ogni istituzione, a rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni”.
Fonte: ansa.it