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Giornata epilessia, Sin: “Scompaia equazione malattia uguale disabilità”.

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“Come Sin auspichiamo, per il futuro, che l’equazione ‘persona con epilessia uguale disabilità’ scompaia definitivamente e che il nostro Paese sia presto all’avanguardia nella lotta contro tutte le malattie del cervello”. Così Angelo Labate, ordinario di Neurologia presso l’università di Messina e coordinatore del Gruppo di studio Epilessia della Società italiana di neurologia, in occasione della Giornata internazionale dell’epilessia, che si celebra il 10 febbraio, sottolinea che chi ha ricevuto questa diagnosi “deve condurre una vita normale, deve poter accedere all’istruzione, allo sport e al mondo del lavoro come una persona qualunque. Ci auguriamo – continua – una sinergia di intenti tra le società scientifiche e le associazioni di pazienti nella lotta allo stigma sull’epilessia nei tavoli parlamentari e legislativi”.

L’epilessia è una patologia dovuta al ripetersi di una breve e improvvisa attività elettrica cerebrale che – si legge in una nota – altera il comportamento in base all’area cerebrale da cui si genera. Rappresenta una delle patologie neurologiche più diffuse – è al terzo posto, dopo ictus e demenza – ed è particolarmente presente fra le persone anziane. La World Health Organization stima oltre 50 milioni di casi al mondo, con una prevalenza tra il 5 e il 7%, nella fascia d’età oltre i 65 anni. In Italia, dove ogni anno si registrano 30 mila nuovi casi, la patologia colpisce oltre 550 mila persone e il 40% è farmacoresistente. “Le manifestazioni sono varie e bizzarre – spiega Labate – come episodi di improvvisa perdita della coscienza, caduta a terra e movimenti di tipo convulsivo, oppure crisi in cui possono essere avvertite sensazioni particolari quali lampi di luce, rumori, formicolii, immagini di ricordi del passato, automatismi. Possiamo definirla una malattia ‘democratica’ in quanto colpisce egualmente entrambe i sessi senza una chiara prevalenza tra donne e uomini, non fa distinzione tra razze o ceti sociali e non è endemica di una determinata area geografica”.

Le cause dell’epilessia possono avere un’origine genetica, soprattutto in alcune forme più rare, mentre la maggior parte sono multifattoriali o dovute a lesioni strutturali cerebrali, come danni perinatali, malformazioni del cervello o dei vasi sanguigni, ictus cerebrali, meningiti o encefaliti. “Altre cause di epilessia, particolarmente frequenti nell’anziano – aggiunge il neurologo – sono metaboliche e disimmuni”, cioè a causa di un disturbo immunitario, “o associate a malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Purtroppo, però, una quota importante rimane sconosciuta. Prevenzione per una persona con epilessia significa soprattutto evitare potenziali fattori scatenanti come, ad esempio, importanti alterazioni del ciclo sonno-veglia, l’abuso di alcol o di sostanze stupefacenti e stimoli luminosi”.

Negli ultimi anni, la ricerca ha fatto passi da gigante nel trattamento della patologia. Oggi disponiamo di oltre 30 farmaci anticrisi, con quelli di terza generazione, che offrono molecole più efficaci e tollerabili. Inoltre, la chirurgia dell’epilessia, la neurostimolazione cerebrale e la dieta chetogenica rappresentano valide opzioni terapeutiche, in alcuni casi più complessi. Non va dimenticato come alcune forme, che si manifestano nell’infanzia, si esauriscano spontaneamente con la crescita, necessitando eventualmente di terapie per periodi limitati, in attesa della remissione spontanea.

“Gli strumenti a disposizione del neurologo per il trattamento dell’epilessia sono oggi molteplici – conclude Labate – e il compito dell’esperto è proprio quello di cercare il farmaco anticrisi ideale per una personalizzazione della terapia. In tal senso, soprattutto i farmaci di terza generazione favoriscono la sintesi di molecole efficaci, tollerabili e con poco impatto sulla qualità di vita. Abbiamo a oggi un solo farmaco che modifica la malattia, ma la ricerca sta andando avanti e, probabilmente, nei prossimi due o tre anni avremo in commercio farmaci che modificano il decorso della malattia, senza trattare esclusivamente il sintomo”.

Fonte: adnkronos.com

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