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Il reflusso gastroesofageo.

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Il reflusso gastroesofageo, un disturbo fin troppo familiare a molti, si manifesta con una sgradevole sensazione di bruciore che risale dallo stomaco all’esofago, talvolta accompagnata da rigurgito acido. Benché spesso banalizzato, questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e, se trascurato, può portare a complicanze più serie.

Il meccanismo principale del reflusso gastroesofageo risiede in un malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore (LES), una sorta di valvola muscolare che separa l’esofago dallo stomaco. In condizioni normali, il LES si apre per consentire il passaggio del cibo nello stomaco e si richiude subito dopo per impedirne la risalita. Quando questa valvola non funziona correttamente, si apre in momenti inopportuni o non si chiude del tutto, permettendo ai succhi gastrici acidi di risalire nell’esofago, irritandone la mucosa. Questo reflusso acido è la causa principale dei sintomi tipici del disturbo.

La sintomatologia del reflusso gastroesofageo è varia e può manifestarsi con bruciore di stomaco (pirosi retrosternale), rigurgito acido, dolore toracico (che può essere confuso con dolore cardiaco), difficoltà a deglutire (disfagia), tosse cronica, raucedine, laringite, asma e, in alcuni casi, anche erosione dello smalto dentale. La frequenza e l’intensità dei sintomi possono variare da persona a persona e possono essere influenzate da diversi fattori, come l’alimentazione, lo stile di vita e la postura.

Un aspetto cruciale, spesso trascurato, è il ruolo del microbiota intestinale nel reflusso gastroesofageo. Studi recenti hanno evidenziato una stretta correlazione tra disbiosi intestinale (uno squilibrio nella composizione del microbiota) e l’insorgenza o l’aggravamento del reflusso. Un’alterazione dell’equilibrio batterico intestinale può favorire l’infiammazione cronica a livello gastrointestinale, aumentare la produzione di gas e alterare la motilità intestinale, tutti fattori che possono contribuire al reflusso. Questa scoperta apre nuove prospettive nella comprensione e nel trattamento del disturbo, sottolineando l’importanza di un approccio che tenga conto della salute dell’intero tratto digerente.

È qui che si pone una critica all’uso eccessivo e spesso inappropriato di farmaci come gastroprotettori (ad esempio, il sucralfato), inibitori di pompa protonica (IPP, come omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo) e farmaci tampone (antiacidi). Sebbene questi farmaci possano fornire un rapido sollievo dai sintomi, non curano la causa del reflusso e, a lungo termine, possono avere effetti collaterali significativi. Gli IPP, in particolare, riducendo drasticamente la produzione di acido gastrico, possono alterare il microbiota intestinale, compromettere l’assorbimento di nutrienti essenziali (come la vitamina B12 e il magnesio) e aumentare il rischio di infezioni intestinali. Inoltre, la brusca interruzione di una terapia con IPP può causare un “effetto rebound”, con un’iperproduzione di acido gastrico che peggiora i sintomi preesistenti. È fondamentale sottolineare che questi farmaci non rappresentano una cura, ma un meccanismo che “spegne” temporaneamente il sintomo, senza affrontare la radice del problema. Nuovi studi condannano l’utilizzo a lungo termine di pantoprazolo ed esomeprazolo proprio per questi effetti collaterali.

Un approccio più efficace e duraturo al reflusso gastroesofageo si basa su una combinazione di rimedi naturali, prevenzione e modifiche dello stile di vita. Tra i rimedi naturali, si possono considerare:

  • Aloe vera: il succo di aloe vera ha proprietà lenitive e cicatrizzanti sulla mucosa esofagea.
  • Camomilla e malva: queste piante hanno proprietà antinfiammatorie e spasmolitiche che possono ridurre l’irritazione e i crampi allo stomaco.
  • Liquirizia deglicirrizzata (DGL): la DGL protegge la mucosa gastrica senza causare gli effetti collaterali della liquirizia tradizionale (come l’aumento della pressione arteriosa).
  • Zenzero: lo zenzero ha proprietà antiemetiche e procinetiche, che possono favorire lo svuotamento gastrico e ridurre il reflusso.

Parallelamente all’utilizzo di rimedi naturali, è fondamentale adottare alcune strategie preventive e comportamentali:

  • Alimentazione: evitare cibi che favoriscono il reflusso, come cibi grassi, fritti, piccanti, agrumi, pomodori, cioccolato, menta, caffè, alcolici e bevande gassate. Preferire alimenti leggeri, facilmente digeribili e ricchi di fibre. Pasti piccoli e frequenti, evitando di abbuffarsi, soprattutto la sera, sono cruciali.
  • Postura: dormire con il busto leggermente sollevato (utilizzando un cuscino a cuneo o rialzando la testiera del letto di circa 15-20 cm) e dormire sul fianco sinistro. Evitare di coricarsi subito dopo i pasti.
  • Stile di vita: mantenere un peso sano, praticare regolare attività fisica, evitare il fumo e ridurre lo stress.

Per quanto riguarda specificamente l’alimentazione, alcuni alimenti da favorire per limitare le incontinenze cardiali (e quindi il reflusso) sono quelli che rinforzano il tono dello sfintere esofageo inferiore e che non ne aumentano la pressione addominale. Tra questi troviamo: verdure non acide (come carote, broccoli, fagiolini), cereali integrali, carni bianche magre, pesce, frutta non acida (come banane e meloni). Al contrario, alimenti da evitare includono: cibi grassi e fritti, insaccati, formaggi grassi, cioccolato, menta, caffè, alcolici, bevande gassate, agrumi, pomodori e cibi piccanti.

Il reflusso gastroesofageo è un disturbo complesso che richiede un approccio integrato e personalizzato. L’abuso di farmaci soppressori dell’acidità gastrica non risolve il problema alla radice e può comportare effetti collaterali indesiderati. Un approccio che privilegi rimedi naturali, una corretta alimentazione, uno stile di vita sano e l’attenzione alla salute del microbiota intestinale rappresenta la strategia più efficace per gestire il reflusso a lungo termine e migliorare la qualità della vita.

Dott. Febo Quercia – Biologo Nutrizionista
Per info e contatti: cell. 347.5706003

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