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Plurali e trasversali, gli insegnanti di sostegno si preparano a scendere in campo.

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La formazione di qualità degli insegnanti, da sempre considerata essenziale per garantire inclusione e benessere psico-fisico tra le aule, nelle palestre e negli spazi ricreativi interni ed esterni delle scuole di ogni ordine e grado, fa tappa di pregio nelle aule universitarie dove si assembrano gruppi costituiti da un numero significativo di aspiranti docenti, pronti a scendere in campo. Riconosciuto universale, inclusivo e veicolo di unione e speranza per il futuro, lo sport occupa un posto d’eccellenza nelle programmazioni scolastiche, trasmette benessere, include e rinforza la motivazione ad agire nel gruppo.

Praticato a partire dai primi anni di vita, il gioco e il movimento, uniti al divertimento e al naturale evolversi delle abilità motorie di base intervengono nello sviluppo positivo dell’area cognitiva dei bambini e garantiscono l’armonia della crescita negli anni a seguire. Anche importante nel rinforzo della motivazione e nel contrasto alla povertà educativa e all’abbandono scolastico, lo sport interviene precocemente nel contenimento dell’ansia, dello stress e nella riduzione degli stati depressivi che spesso coinvolgono i giovani e i giovanissimi alunni che frequentano le scuole.

Solidarietà, amicizia e condivisione degli obiettivi rendono inoltre lo sport di squadra in grado di accogliere, sostenere e includere, a scuola e fuori di scuola, tutti coloro che, indipendentemente dalle caratteristiche psico-fisiche, comunicative o relazionali di cui sono portatori, necessitano di percorsi inclusivi appositamente organizzati.

Lo sport tra normativa internazionale e Costituzione Italiana

Recentemente modificato, l’articolo 33 della Costituzione Italiana ‘riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme’ e stabilisce che essa ‘diventi onere per la Repubblica che deve per questo assicurare il diritto a tutta la popolazione’. Questa sostanziale modifica, concentrata nelle righe finali dell’articolo 33, attesta l’importanza attribuita al beneficio che lo sport produce a tutte le persone che lo praticano e alla comunità intera, lasciando immaginare i vantaggi sociali che da esso ne derivano.

La funzione educativa e culturale dello sport, universalmente condivisa, diventa così parte integrante dell’educazione delle giovani e dei giovanissimi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado. E’ importante inoltre rilevare che lo sport non può, in tale evenienza, essere considerato unicamente sul piano delle vittorie, del fair play, della fatica, della correttezza e della lealtà, valori questi ultimi da considerare essenziali per la trasmissione educativa ma ai quali viene aggiunto quello dell’inclusione scolastica e sociale.

Anche l’articolo 30 della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, approvata a New York il 13 dicembre del 2016, poi ratificata in Italia in data 3 marzo 2009, afferma che lo sport rappresenta il diritto alla partecipazione delle persone con disabilità alla vita culturale e alle attività ricreative, al tempo libero e allo sport da usufruirsi, come per tutti, in contesti accessibili e non discriminanti. Lo sport viene quindi inserito di fatto nel novero dei diritti umani fondamentali e non può, pertanto, essere in alcun modo disatteso.

Lo sport e il suo ruolo educativo in ambito scolastico e sociale

Lo sport promuove i valori e contrasta l’emarginazione sociale, le discriminazioni e la conseguente dispersione delle migliori risorse personali sottraendo i giovanissimi al pericolo di abbandono scolastico, alla desertificazione relazionale come conseguenza dell’uso massivo dei social e alla devianza negli ambienti particolarmente a rischio marginalità.

Essenziale per la promozione dei valori educativi e formativi dei giovani e giovanissimi in età evolutiva, lo sport abbatte gli stereotipi, smantella le barriere mentali e culturali, ingloba le differenze rendendole uniche e argina il bullismo e il cyberbullismo. Di grande importanza, la pratica sportiva amatoriale favorisce la comunicazione trasversale tra popoli diversi, l’unione tra persone, finalmente considerate nella loro unicità, la salute e il benessere psico-fisico consentendo il raggiungimento di un obiettivo comune.

I futuri insegnanti di sostegno, la cui preparazione è in corso di svolgimento nelle università italiane, vengono formati all’accoglienza, alla contitolarità e alla progettazione condivisa in vista dell’importante svolgimento di un ruolo trasversale destinato ad incidere stabilmente sul futuro assetto della società, a partire da oggi. Collante tra la scuola, le famiglie e il personale specialistico interno ed esterno, il docente formato sarà a breve in grado di coordinare gli interventi didattici personalizzati e di organizzare gli strumenti, i materiali e i metodi per un apprendimento ‘su misura’ sulla base delle necessità espresse dalle alunne e dagli alunni.

La sindrome dello stress da lavoro correlato, tuttavia, colpisce i docenti di sostegno a causa della mancanza di un efficace lavoro di gruppo, genera un senso di solitudine che li accompagna nello svolgimento quotidiano delle mansioni. La gestione e la riduzione dello stress e l’entità delle sue conseguenze, non facili da affrontare senza interventi specifici, reclamano una maggiore attenzione del contesto e un coinvolgimento dei docenti curricolari nella loro veste di corresponsabili di una progettazione condivisa destinata agli alunni.

Lavorare in gruppo e in rete

L’attivazione di progetti scolastici sportivi integrati, con finalità inclusive, può avvenire con maggiori possibilità di riuscita nel tempo grazie ad un sistema di reti inserite in un più ampio contesto organizzativo di prossimità. Istituzionalizzate o spontanee, le reti hanno come obiettivo quello di considerare il territorio come un partner educativo che consente l’avvicinamento, la cooperazione e l’interscambio con, in più, la caratteristica relazionale che va a prevalere sui singoli individui.

Le reti consentono ‘un parlare comune’, attivano percorsi di formazione condivisi che legano tra loro le scuole del territorio e consentono di formulare obiettivi comuni da raggiungere in forma cooperativa. Il lavoro di gruppo tra docenti è ampiamente previsto dalla normativa scolastica e si riferisce alla collegialità decisionale, educativa e organizzativa di tutte le attività didattiche ma la competenza in questa particolare modalità viene data per scontata come se il docente la conoscesse per sua natura.

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