I nostri atleti hanno preso alla lettera il più grande successo della storia della musica italiana: Volare. I ricordi di Roma 2024 sono freschi, le medaglie e i brucianti quarti posti di Parigi 2024 lo sono ancor di più e quindi la nostra atletica ha risposto presente alla prova del nove chiamata Apeldoorn 2025, gli Europei indoor. Nei Paesi Bassi non c’era una rappresentanza fitta di campioni, gli imminenti mondiali in sala di Nanchino che prenderanno il via tra due settimane hanno inciso sulla startlist di quasi tutte le gare (pensiamo all’assenza di Armand Duplantis nell’asta), ma comunque è solo merito della crescita dei nostri campioni se il medagliere esprime un trend positivo negli ulitmi otto anni: da Belgrado 2017 siamo in crescita continua, in Serbia arrivò una medaglia, a Glasgow (2019) due con l’oro di Tamberi, nel 2021 a Torun tre, una per ogni metallo, due anni fa furono due ori e quattro argenti e quest’anno concludiamo con 3 ori, un argento e due bronzi. Aggiugniamo anche i due “legni” di Coiro e Tecuceanu nei 400, è il milgior risultato italiano agli Euroindoor dell’era moderna, il record stabilito al Palasport di San Siro nel 1982 (3-2-2) non è poi tanto distante. Larissa Iapichino è l’unica ad essersi ripetuta rispetto l’edizione di Istanbul del 2023, anzi si è migliorata poiché in Turchia fu argento alle spalle di Jazmyn Sawyers. Con quel 6.97 avrebbe vinto anche quest’anno (le è bastato un 6.94), la stagione della consacrazione. Larissa è nata nel 2002, il 18 luglio mentre in Giamaica si stavano svolgendo i mondiali di atletica leggera in cui l’Italia non ottenne medaglie e nel suo salto in lungo vinse Adina Anton con 6,46. “Questa volta ho battuto mia mamma” ha affermato ridendo e scherzando: Fiona May aveva vinto gli Europei indoor di Valencia 1998 con 6.91, ma il suo primato personale era già oltre i sette metri, più precisamente un 7.02 che le aveva portato l’argento olimpico a Atlanta. Deve percorrerne ancora di strada per eguagliare la mamma e lei lo sa bene anche se il quarto posto a Parigi 2024, esordio a cinque cerchi è già più promettente del sesto posto di Fiona a Seoul 1988. A Larissa il record nazionale indoor, a mamma Fiona quello Outdoor ancora imbattuto, 7.11 che la portò ad un argento olimpico. In casa May-Iapichino l’atletica è un vizio di famiglia, il padre Gianni le fa da allenatore, e anche lui ha indossato la maglia italiana in una manifestazione indoor, i mondiali di Barcellona 1995 nel salto con l’asta. L’oro di Larissa è accompagnato dalla perfezione, ha concesso solo 0.4 cm all’asse di battuta al terzo tentativo in cui ha stabilito il 6.94 attendendo la grande misura della campionessa Europea di Roma e olimpica di Tokyo Malaika Mihambo che non è mai arrivata e si è fermata a 6.88, l’ultimo gradino del podio dietro anche la svizzera Kalin. Commovente l’ennesimo abbraccio con mamma Fiona in zona mista, un’immagine che richiama direttamene alla premiazione degli Europei di Roma sulla piazza di fronte allo Stadio Olimpico.

Triplo volo dell’Italia: gli azzurri saltano sul podio
Pedana azzurra in terra Orange. Due colori che recentemente quando accostati hanno subito fatto pensare al numero uno al mondo del tennis, ma che oggi rimandano direttamente ai nostri saltatori dell’atletica. Abbiamo detto di Larissa Iapichino campionessa del salto in lungo, ma nello stessa giornata non si può scordare un altro campione europeo italiano, Andy Diaz. Era alla seconda presenza con la maglia italiana dopo aver preso il passaporto e abbandonato la nazionale cubana, due apparizioni in azzurro nel salto triplo che ci hanno già fatto esultare prima a Parigi, con un bronzo olimpico che gli ha aperto le porte del sogno italiano e poi con questo inarrivabile 17.71 degli Europei indoor di Apeldoorn 2025. . Ha concesso 4 centimetri alla pedana sul quarto tentativo, quei centimetri che gli avrebbero permesso di eguagliare il suo record nazionale assoluto, si tiene comunque la World Lead a due settimane dai mondiali. E’ atterrato solo due centimetri più indietro del record nazionale indoor appartenente a Fabrizio Donato che per lui è un allenatore e molto di più. La medaglia di bronzo di Londra 2012 lo ha accolto in casa sua fin dal suo arrivo in Italia spiegandogli come poter richiedere asilo politico e cittadinanza italiana. Andy sta piano piano eguagliando il palmares del suo mentore con il bronzo a Parigi e l’oro ad Apeldoorn e un po’ come per il paragone della Iapichino con la madre è già riuscito a batterlo considerando che Donato vinse a Torino con 17.59. Adesso l’obiettivo è chiaro, “Voglio anche il mondiale in Cina”, guanto di sfida lanciato a Jordan Diaz e Pedro Pichardo, i due che lo hanno preceduto a Parigi.

E’ un’Italia che vola sempre in alto. Gimbo Tamberi non partecipa agli europei indoor dall’argento di Torun 2021, ma ad Apeldoorn il podio del salto in alto ha ancora colori italiani. Non si può dire che l’ispirazione di Gimbo non abbia avuto effetto sul mondo dell’atletica italiana: lo sa bene Stefano Sottile che si è fermato al quarto posto nella gara in cui il nostro portabandiera era piegato dai calcoli e lo abbiamo capito anche grazie a Matteo Sioli. Argento ai mondiali under 20 di Lima 2024, era il detentore del record juniores indoor prima di Apeldoorn e ora ha ritoccato il suo primato con un bronzo europeo al coperto che vale una piccola gioia e tanti sogni per un ragazzo di 19 anni. Di promesse ne aveva lasciate sospese alcune anche Andrea Dellavalle fin dalle medaglie agli europei giovanili del 2016, 2017 e 2019 nel salto triplo. Il 2022, quando aveva 23 sembrava dovesse essere il suo anno di lancio con un quarto posto mondiale e un argento agli europei, ma poi è incappato in un biennio oscuro fermandosi ottavo a Roma e fuori dalla finale a Parigi 2024 (alla sua prima olimpiade, Tokyo, era nono). L’Omnisport Arena di Apeldoorn gli riporta il sorriso con un 17.19 che gli è valso il bronzo. E’ un’Italia che come abbiamo capito vola anche lontano: Larissa oro e Mattia Furlani argento con anche qualche rammarico. Alla quarta rassegna internazionale nelle quale va a medaglia consecutivamente (dai mondiali in sala di Glasgow ad oggi, passando per Roma e Parigi), il giovane romano manca la medaglia d’oro per un solo centimetro. a vincere è il bulgaro Saraboyukov che nella maggior parte delle occasioni aveva incassato solo sconfitte contro Mattia, 7 a 2 negli H2H in prima di Apeldoorn. L’argento di Roma era una presentazione alla grande atletica, il bronzo di Parigi era una festa, questa è una beffa. Il suo giovane avversario aveva in bacheca solo due argenti agli Europei under 20 di Gerusalemme 2023 (sconfitto da Furalni stesso nel lungo), a Roma ha chiuso sesto, ma a Parigi non era neanche riuscito ad entrare nella finale olimpica. Al sesto salto Saraboyukov è atterrato dopo un volo di 8 metri e 13, appena un centimetro più in la del quinto tentativo di Mattia che tuttavia aveva lasciato alla pedana uno stacco enorme, prendendosi 24 cm di anticipo dalla linea di battuta. A garantire l’argento a Mattia è stato il secondo tentativo 8.10 che vale come seconda misura e gli permette una posizione più prestigiosa rispetto allo spagnolo Lescay anche lui atterrato con un 8.12. Fin dalle qualificazioni si sono visti i problemi di ricorsa di Furlani che spreca così la grande occasione di mettersi finalmente al collo un oro senior considerando l’assenza del greco volante Tentoglu, che in ogni caso era recentemente risucito a sconfiggere a Torun.
Velocità italiana
Gran finale che cancella le delusioni. Nell’ultima giornata i riflettori italiani erano puntati su Weir e Fabbri, hanno deluso entrambi nel getto del peso, ma ad accendere la festa ci ha pensato Zynab Dosso. Per la terza edizione consecutiva l’Italia si aggiudica la gara regina degli Euroindoor, i 60 metri piani. Samuele Ceccarelli aveva sorpreso tutti vincendo a Istanbul contro Marcell Jacobs che era il campione uscente del 2021. Quest’anno il podio era troppo lontano, ma a compensare i risultati della pista ci ha pensato Zynab Dosso. 7.01 in finale, al termine di una giornata di dominio assoluto che vale non solo la World Lead, ma anche il record italiano. Già straordinario il 7.06 in batteria, il 7.03 della semifinale, giunto senza sforzarsi e quasi rallentando negli ulitmi metri l’ha proiettata in cima ai pronostici. Anche nella gara conclusiva la Dosso ha dominato con un ottimo avvio che le permette di restare, di pochissimo, ma quanto basta, davanti alla rivale principale Mugjinga Kambundji per tutta la gara. Non stiamo parlando di un’avversaria casuale, ma di una grande campionessa: L’elvetica in bacheca vanta un bronzo mondiale sui 200 metri e a Roma sulla stessa distanza aveva difeso il titolo europeo vinto nel 2023 e proprio lei, chiudendo un centesimo alle spalle dell’azzurra si è sfilata dal collo l’oro sui 60 indoor conquistato ad Istanbul. Un’atleta che ha il DNA del successo considerando che anche la sorella Ditaij corre e vince sotto la bandiera elvetica. E’ un momento magico per Zynab, che si sta prolungando ormai dagli Europei di Roma dove ha stabilito il suo record personale 11’01 sui 100 metri vincendo il bronzo. A Parigi era arrivata ultima nella semifinale della quel facevano parte anche altre protagoniste sconfitte nella gara di oggi: Boglarka Takacs, Ewa Swoboda e la stessa Kambundji. Perseveranza e coraggio nell’affrontare le proprie paure, ha riassunto così il segreto del suo successo, il terzo oro italiano ad Apeldoorn nel tempio del ciclismo su pista e della pallavolo. In questa stessa arena nel 2019 Maria Gulia Confalonieri vinse la medaglia d’oro europea nella corsa a punti del ciclismo, mentre Elia Vivini si aggiudicò la gara ad eliminazione, con Zynab il bilancio azzurro all’Omnisport Arena diventa positivo riscattando l’eliminazione delle Ragazze Terribili della pallavolo ai mondiali del 2022. Quando l’azzurro incontra l’arancio ormai è sempre una festa.