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Il delitto di Garlasco, Sempio dai Carabinieri per il test del Dna, ‘sono innocente’.

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Per lui Chiara era la sorella più grande del suo amico.

Su di lei non “ha mai chiesto niente”, non ha mai fatto alcun “tipo di commento, né di domanda”. E poi “c’erano sette anni di differenza quindi frequentavamo compagnie totalmente diverse”. Nonostante Marco Poggi lo abbia sempre difeso, testimoniando l’assenza di un movente, e sebbene siano molteplici gli elementi che già otto anni fa hanno “dimostrato” la sua “totale estraneità”, Andrea Sempio ritorna sotto i riflettori, e si ritrova, suo malgrado, nel tritacarne.
Ancora una volta la Procura di Pavia, su impulso della difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione come unico responsabile dell’omicidio della ragazza, allora sua fidanzata, accende un faro sul delitto avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. E per la seconda volta indaga sull’amico del fratello della vittima: Sempio è stato sottoposto al tampone salivare in modo coattivo dal Gip, visto che una settimana fa si era rifiutato di farlo volontariamente. Poco prima delle 10, accompagnato dai suoi legali, gli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, si è presentato nella sede della Sezione investigazioni scientifiche dei Carabinieri di Milano per il prelievo. Davanti alla schiera di giornalisti e telecamere è apparso teso: baffi, barba incolta, pallido e provato, ha solo risposto “no” alla domanda se fosse preoccupato. Si è trattenuto negli uffici di via Monti per un’oretta e poi è riuscito a sgusciare via, in taxi. Ha invece parlato Lovati, il suo difensore: “Spero che la Procura abbia agito per motivi di giustizia – ha ripetuto anche al telefono -. 

Il mio dubbio è che sia un’altra macchinazione” come quella del 2017. “Siamo sereni e lui è tranquillo ed è innocente, lo dimostreremo. Il problema è che non sarà mai risarcito per questa sofferenza. Sono le stesse cose di sette anni fa”.
Quasi in diretta la replica di Antonio De Rensis, uno dei difensori dell’ex studente bocconiano: “Queste parole sono musica per le mie orecchie – ha detto – Non voglio sparare sulla Croce Rossa. Spero solo che una volta dica che è una macchinazione nostra, quello che ha detto dei difensori precedenti non mi interessa, ma soprattutto spero che queste dichiarazioni arrivino tra qualche secondo alla Procura della Repubblica, perché questa è un’accusa gravissima”. La considerazioni di Lovati hanno provocato anche la reazione di Fabio Giarda, un tempo nel pool dei legali di Stasi, che con una nota ha rivendicato la correttezza della attività difensiva svolta e annuncia querele.
In questo ginepraio, fatto di botta e risposta tra avvocati, da quanto si è saputo, il tampone salivare prelevato a Sempio verrà analizzato, senza il contraddittorio tra le parti, e quindi con la formula dell’accertamento ripetibile, da un pool di esperti nominati dal pm Valentina De Stefano e dall’aggiunto Stefano Civardi, che coordinano le indagini. I due pubblici ministeri, dopo due rigetti da parte del giudice delle indagini preliminari, hanno ottenuto dalla Cassazione il disco verde ad aprire questo ulteriore fascicolo. La comparazione del Dna che verrà estrapolato con quello individuato sotto le unghie di Chiara, pare di capire, dovrebbe avvenire con i vecchi dati, di cui si ha traccia solo documentalmente, al centro della perizia disposta durante il processo d’appello bis a Stasi.

Chiara Poggi.

Mentre da un lato Carabinieri del Nucleo Investigativo milanese, a cui sono delegate le indagini, riprenderanno in mano l’inchiesta da capo e hanno intenzione, tra l’altro, di sviluppare alcuni elementi ritenendoli indizi in grado di aprire una pista nuova, dall’altro va segnalato che l’ipotesi che in questi giorni è passata alla ribalta delle cronache e che si dovrà approfondire, è stata ‘bocciata’ dal gip pavese Pasquale Villani nel 2020. Ha archiviato, su richiesta dell’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, un fascicolo a carico di ignoti in cui però si insisteva con la ricostruzione già respinta tre anni prima. 

Fonte: ansa.it

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