L’entrata in vigore dei dazi annunciati da Trump aumenta le “probabilità di escalation” nelle tensioni commerciali.
E rischia di provocare “effetti rilevanti” per l’Italia. L’Istat lancia l’allarme sull’ “elevata incertezza” del contesto internazionale e sui pericoli che corre il nostro paese, che vende negli Usa oltre un quinto dell’export extra Ue.
Ma la paura dei dazi si propaga anche sui mercati, con l’oro che segna un nuovo record storico sfondando la soglia dei 3mila dollari. Il timore che serpeggia, tra annunci e minacce di Trump e contromosse allo studio, è quello che si arrivi ad una vera guerra commerciale. Non a caso la nuova situazione a livello commerciale è al centro del bilaterale tra il ministro degli esteri Antonio Tajani e il segretario di Stato Usa Marco Rubio a margine del G7 esteri in Canada. “Ho detto che bisognerà evitare qualsiasi guerra commerciale perché non fanno bene a nessuno”, spiega Tajani, che spinge sulla strada del “dialogo”, anche in Europa.
Mette in guardia dal rischio di guerra commerciale anche la presidente della Bce, Christine Lagarde: “Questo avrebbe gravi conseguenze. Per la crescita in tutto il mondo e per i prezzi in tutto il mondo, ma in particolare negli Stati Uniti”, spiega alla Bbc, indicando la necessità di essere “estremamente vigili”. Deplora le decisioni del presidente statunitense anche il governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, che considera le tensioni commerciali con gli Usa “un’enorme minaccia”, ma anche “un autogol” per Washington.
In effetti qualche segnale in questo senso inizia ad arrivare. La fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è ulteriormente calata questo mese, precipitando dal 64,7 di febbraio al 57,9, molto più debole delle aspettative di 63,2: si tratta del livello più basso da luglio 2022 e il terzo calo in altrettanti mesi. Un trend che, scrive il Wall Street Journal, riflette proprio il crescente disagio per la politica tariffaria del presidente Trump e il suo potenziale di far salire l’inflazione. Le cui aspettative per l’anno in corso sono balzate al 4,9%, dal 4,3% del mese scorso, la percentuale più alta dalla fine del 2022. Le prospettive per il commercio globale, secondo l’Istat, “restano negative” e sono “ulteriormente aggravate” dalla possibile escalation delle tensioni commerciali e geopolitiche resa più probabile dall’entrata in vigore dei dazi Usa.
Ma a rischiare è anche l’Italia, dove intanto il debito a gennaio risale (a 2.980,5 miliardi, secondo la Banca d’Italia, in aumento di 14,8 miliardi), restando comunque sotto il record di oltre 3.000 miliardi toccato a novembre. Il nostro paese potrebbe avere “effetti rilevanti” dai dazi, avverte l’Istituto di statistica in un focus alla consueta nota sull’andamento dell’economia: nel 2024, infatti, oltre il 48% del valore dell’export italiano è stato indirizzato al di fuori dell’Ue e tra i principali partner commerciali, gli Stati Uniti hanno assorbito circa il 10% delle vendite all’estero dell’Italia e più di un quinto di quelle di prodotti destinati ai mercati extra europei. A dare il polso dell’incertezza è anche la corsa all’oro. Il prezzo del metallo prezioso tocca un nuovo record storico, superando i 3.000 dollari l’oncia (a 3.002), spinto dai timori dei mercati per gli effetti negativi dei dazi Usa che muovono gli investitori verso i beni rifugio. Oltre all’oro, anche argento e palladio vengono presi di mira quest’anno dai fondi Etf che investono nelle materie prime.
Fonte: ansa.it