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Il Pd rischia la conta in Parlamento sulla risoluzione, trattativa non stop.

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martedì, Marzo 18, 2025

Rischio conta in Parlamento per il Pd sulla risoluzione sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo del 20 e 21 marzo.

Per scongiurare un bis dello strappo all’Europarlamento per tutto il pomeriggio e fino a tarda serata è andata in scena una riunione fiume dei Dem alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il responsabile Esteri Peppe Provenzano, i capigruppo di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia, i capigruppo delle commissioni Esteri e Difesa Senato Stefano Graziano, Enzo Amendola e Alessandro Alfieri che è anche il coordinatore della minoranza.

Un lungo lavoro di cesello partito, comunque dalla linea critica al piano von der Leyen. Il Pd, evidenzia Boccia in una intervista, crede nel “federalismo europeo” e chiede una iniziativa che punti soprattutto ad “accelerare la difesa comune con una “politica estera comune”. Il testo viene limato fin nell’ultimo particolare. Secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti la lunga riunione si sarebbe anche interrotta e poi riaggiornata, tra l’altro, sul nodo della critica al piano von der Leyen che nella prima versione si chiedeva andasse “radicalmente modificato”. Una dizione non troppo digeribile per l’ala riformista tenendo conto anche dell’opinione di alcuni big che ne hanno parlato come di un “primo passo”. Alla fine la soluzione di compromesso potrebbe essere più semplicemente “il piano va cambiato”.

Nonostante il successo della manifestazione del 15 marzo pesano, insomma, le divisioni e gli strascichi del voto europeo. A testimoniarlo, ad esempio, la doppia smentita, sia di Michele Emiliano che di fonti del Nazareno, di una telefonata tra la segretaria Schlein e il presidente della Regione Puglia nella quale la leader Dem si sarebbe lamentata della posizione di Antonio Decaro sul piano europeo. Il recordman delle preferenze Dem in Ue, tra l’altro, è dato nei pour parler come papabile candidato dell’area riformista in un’eventuale resa dei conti che dovesse arrivare a un congresso. Così come Pina Picierno, la vicepresidente dell’Europarlamento, che oggi in un’intervista al ‘Foglio’, critica le posizioni che “arrivano dall’alto senza che ci si confronti” e sottolinea che “l’uomo solo, anzi la donna sola al comando non è un modello che va bene al Pd”. Sul congresso però non si sbilancia: “Più che un congresso, serve un confronto vero sui temi”. Se il Pd è alla ricerca di una faticosa sintesi al proprio interno un dato di fatto è anche che tutti i partiti di opposizione presenteranno una propria risoluzione diversa dalle altre. Il piano ReArm Europe, chiede M5s, va sostituito “integralmente” con un piano di rilancio della competitività e le priorità politiche dell’Ue come spesa sanitaria, istruzione, incentivi all’occupazione. Il leader Giuseppe Conte, tra l’altro, si prepara alla piazza del 5 aprile alla quale fa sapere, “inviteremo tutti coloro che dicono no a questo folle piano per il riarmo”. La piazza del 15 marzo? “Rispetto chi è andato in piazza per rivendicare un’Europa che non abbracci un’economia di guerra”.

No un’Europa del riarmo anche da Avs che ha sfilato con le bandiere della pace a Piazza del Popolo. Dall’altra parte dello schieramento di centrosinistra Azione fa sapere che presenterà come propria risoluzione il testo delle due risoluzioni approvate il 12 marzo dal Parlamento europeo. “E’ il momento della chiarezza, sia per le forze di maggioranza che per quelle di opposizione”, dice il partito di Calenda. A chiedere un piano ancora più ambizioso sono Iv e +Europa schierate anche, insieme ad Az, nel forte sostegno all’Ucraina. Almeno per domani, però, la conta nell’opposizione sarà scongiurata visto che in Senato il voto della risoluzione di maggioranza precluderà quello su tutte le altre che decadranno. Più complicata la questione mercoledì visto che a Montecitorio i documenti saranno messi tutti in votazione anche per parti separate. Intanto domattina i Dem saranno chiamati a una prima prova di compattezza alla riunione congiunta dei due gruppi parlamentari di Camera e Senato.

Fonte: ansa.it

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