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Addio a Caterina Valente, grande stella dello spettacolo internazionale.

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Il 9 settembre, si è spenta a 93 anni nella sua casa di Lugano Caterina Valente, uno dei talenti più poliedrici della storia dello spettacolo internazionale del secondo dopoguerra. Chitarrista provetta, ballerina, cantante versatile in grado di spaziare con disinvoltura attraverso i generi (dal jazz alla bossanova, dalla melodia italiana al cha cha cha, dal samba al blues) e unica donna di spettacolo europea veramente internazionale e cosmopolita, Valente ha inciso oltre 1350 dischi in ben 11 lingue (di cui 6 parlate fluentemente), vendendone 20 milioni di copie. Definita da The Spectator come la risposta europea a Barbra Streisand e Liza Minelli, Caterina Valente ha conquistato il mondo con i suoi spettacoli ed è stata ospitata in oltre un migliaio di show-varietà televisivi in diversi Paesi. Praticamente di casa alla tv americana, Valente è stata ospite assidua di Perry Como e ha affiancato con le sue performance i più grandi, da Ella Fitzgerald a Bing Crosby, Dean Martin, Louis Armstrong e Chet Baker. Un curriculum e una carriera che da soli basterebbero a offuscare una moltitudine di cantanti e intrattenitori senza arte né parte di oggi.

Nonostante una lista sconfinata di meriti e successi, Valente – salvo un pubblico di nicchia di intenditori che giustamente non l’hai mai dimenticata – era praticamente sconosciuta alle nuove generazioni di millennial, almeno fino all’estate 2021 quando il remix di “Bongo cha cha cha” firmato dal duo di produttori-dj inglesi Goodboys ha letteralmente impazzato in radio e sui social, trasformando un brano della Valente del 1959 in un tormentone estivo e una tendenza virale su tutti i social, con centinaia di milioni di visualizzazioni. Ma al di là del facile ascolto di una hit che già all’epoca era una canzone destinata a una fruizione immediata – anche se una delle prime a portare nel nostro paese i ritmi latinoamericani – chissà in quanti avranno avuto la curiosità di documentarsi sulla Valente. Noi ci auguriamo in tanti, ma nel dubbio, vista anche l’imitazione a tratti offensiva andata in onda su Tale e Quale Show, vale la pena ripercorrere le tappe principali della sua carriera per ribadire la rilevanza di un fenomeno unico, per possibilità, longevità di carriera e traguardi raggiunti.

Figlia d’arte, Caterina Valente nasce a Parigi il 14 gennaio 1931 da genitori italiani, entrambi artisti: il padre Giuseppe suona la fisarmonica mentre la madre Maria è un nome affermato della commedia musicale e una polistrumentista in grado di suonare ben 33 strumenti differenti. Caterina muove i primi passi nello show business insieme ai genitori già all’età di cinque anni, salvo poi cercare la sua strada insieme al fratello Silvio, un bravo clarinettista jazz. È in questi anni che conosce il cantautore Gilbert Becaud, con cui avrà poi modo di collaborare e duettare. Nel 1952 sposa il giocoliere berlinese Erik Van Aro, con cui avrà il primo figlio Eric. Nel 1953 viene ingaggiata dal famoso Circo Grock con un numero in vesti di cantante/ballerina. Viene notata dalle radio dei paesi di lingua tedesca e giungono le prime opportunità discografiche. Il primo disco, Istanbul, non è un successo mentre il terzo, una versione in tedesco di “I love Paris” di Cole Porter vende ben 500.000 copie nei paesi germanici. Nel 1954, arriva anche il debutto cinematografico e nei tre anni successivi si afferma, anche grazie a canzoni orecchiabili che diventano subito best seller, nel genere del film-musical (Liebe, Tanz und 1000 Schlager del 1955 e Casino de Paris con Vittorio de Sica del 1957).

Sempre a metà anni ’50 giungono le prime comparsate alla televisione americana a cui seguono i primi successi in America Latina e il suo album jazz “Plenty Valente” conquista gli Stati Uniti e la Francia. Nel 1955 “Malaguena”, cover di una canzone cubana di Lecuona, diventa una hit negli USA rimanendo 11 settimane al primo posto delle classifiche. Ormai una star, torna in Italia per un’ospitata a “Il Musichiere” di Mario Riva nel 1959.
Gli anni ’60 sono caratterizzati da pubblicazioni discografiche in ben 11 lingue e numerosi premi tra cui il Premio della Critica Discografica Italiana. Valente viene in questo periodo annoverata tra i dieci artisti di musica leggera più conosciuti al mondo. Entra in contatto con i principali esponenti della Bossa Nova in America Latina e sarà la prima artista a introdurre questo genere al pubblico americano durante un’ospitata al Perry Como show nel 1961. Diventa quindi richiestissima in tutti i principali show della TV americana.
Anche la televisione italiana non se la lascia sfuggire e nel 1961 Raiuno la lancia con Bonsoir Caterina a cui segue nel 1962 Nata per la musica su Raidue e nel 1969 Bentornata Caterina. In Un’ora con Caterina Valente del 1966 dà ancora una volta dimostrazione delle sue possibilità virtuosistiche duettando anche con Mina (qui il video). Quest’ultima, nel 2011, ha dichiarato a Vanity Fair “Caterina Valente, che io chiamo maestra, è una musicista pazzesca. E come voce, come padronanza rimane la più forte”.
Questi spettacoli italiani lanciano altre hits della Valente come “Ciao”, “Precipitevolissimevolmente”, “Stanotte come ogni notte”, “Nessuno al mondo”, “Twistin’ the twist”. Sempre negli anni ’60, insieme alle tournée in giro per il mondo, sfonda a Las Vegas e nello show della CBS The Entertainers, divenendo anche ospite assidua del Dean Martin Show dove comparirà per 9 volte fino al 1971. Gli anni ’60 la vedono anche in tournée in giro per il mondo.

Nel 1970 conquista il Regno Unito guadagnandosi un’esibizione al Royal Variety Performance dinnanzi alla Regina Elisabetta e alla Regina Madre. Lo stesso anno alla tv italiana si esibisce in un arrangiamento di Moto Perpetuo di Paganini scritto per lei da Gianni Ferrio (video al termine). Celebri anche le sue esibizioni con Michel Legrand all’Olympia di Parigi nel 1972. Lo stesso anno, dopo aver divorziato, si risposa con il pianista inglese Roy Budd (padre del secondo figlio della Valente, Alexander), dedicandosi poi a ulteriori tournée in giro per il mondo. Nel 1980 divorzia anche dal secondo marito, nel 1983 viene riportata in RAI da Enzo Biagi per un’intervista dopo una lunga assenza in Italia (qui il video) e nel 1986 festeggia i suoi 50 anni di carriera con un concerto alla TV tedesca Bravo Catrin, visto da 16 milioni di spettatori della Repubblica Federale. Le altre apparizioni in Italia degli anni ’80, dopo la decisione di non lavorare più nel nostro Paese presa all’inizio degli anni ’70 dopo disaccordi contrattuali con gli enti che la scritturavano, saranno in nome di amicizie personali, come l’apparizione in Premiatissima del 1986 per l’amico Johnny Dorelli, o per cause a lei care come il gala di beneficienza Una rosa per la vita con Delia Scala e Umberto Veronesi. Nel 1989 incide “A briglia sciolta” che si dice essere il suo album più venduto attraverso le numerose forme di ristampa in giro per il mondo. Sul finire degli anni ’90 matura la decisione di ritirarsi a vita privata. Le ultime apparizioni televisive in Germania e Austria, mentre in Italia nel 2003 si esibisce in un piccolo cameo al Paolo Limiti Show. Ritiratasi a vita privata dopo 60 anni di attività, Valente si è chiusa in un discreto riserbo nella sua casa nei pressi di Lugano (stesso luogo di ritiro scelto da Mina).

Ma veniamo alla voce di Caterina Valente e alla sua proposizione artistica a tutto tondo. I pregi sono molti, sicuramente la raffinatezza, la versatilità, l’amore per le contaminazioni musicali e dal punto di vista più prettamente tecnico, quel famoso controllo citato anche da Mina: questo è evidente nell’omogeneità di emissione e nella semplice linearità dei suoi lunghissimi vocalizzi e virtuosismi, articolati a velocità supersonica con disarmante facilità (qui il video del duetto con il fratello Silvio Francesco Valente). Colpisce poi la grande naturalezza del canto, dimostrata anche da come Valente riuscisse a cantare nelle lingue più diverse con disinvoltura quasi fossero la sua lingua madre e non sfigurasse mai a fianco di nessuno, anche in esecuzioni molto complicate. La sua voce era un vero strumento musicale e in questo senso lei era il primo strumento delle orchestre con cui si esibiva, una vera prima donna.
Sempre sorridente e dotata di grande ironia, nelle sue esibizioni esprimeva gioia e genuinità. È facile sottovalutare l’artista Valente, forse anche per colpa di alcuni motivetti commerciali dal gusto datato per alcuni giovani di oggi, ma guardando le cose più in profondità ci si rende conto di come questa cantante sia stata l’esempio di un’artista che, imbevuta d’arte fin dalla tenera età, è giunta al successo preparatissima dopo una lunga gavetta, salvo poi arricchirsi di continuo attraverso i viaggi, gli innumerevoli incontri e le collaborazioni artistiche più diverse. Una grande curiosità musicale, quindi, ma anche la consapevolezza che definirsi cosmopoliti nel suo caso non significa essere snob, ma desiderosi di conoscere, capire e raccogliere il meglio dalle diverse culture musicali (qui il duetto cantato in diverse lingue con Bing Crosby).

Valente è stata anche una donna molto moderna, indipendente e cittadina del mondo, forse troppo avanti con i tempi e sofisticata per il provincialismo italico e per essere compatibile con una memoria collettiva di massa, ma forse anche troppo riservata e discreta per far parlare di sé dopo il suo ritiro dalle scene. Certo è che sarebbe giusto ricordarla non solo per “Bongo cha cha cha” o per qualche ballettino estivo su Tik Tok, quanto per il suo valore indiscusso di artista duttile e veramente internazionale. Per dovere di cronaca, va ricordato che il remix che ha impazzato qualche estate fa non era stato autorizzato dalla Valente ma siamo sicuri che lei, con l’ironia che l’ha sempre caratterizzata, si sarà fatta una risata nel sapere di essere diventata un successo virale sui social. A ogni modo, se quella memoria tardiva e un po’ sempliciotta è servita a parlare di lei, ora che ci ha lasciati ricordiamoci dell’artista nella sua completezza. Noi nel nostro piccolo ci abbiamo provato, al fine di restituirle il posto che le spetta di diritto tra le grandi, anzi grandissime.

Pietro Dall’Aglio

Fonte: connessiallopera.it

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