Il reddito di cittadinanza potrà essere chiesto fino al 31 agosto 2023 e comunque potrà essere erogato al massimo solo fino a fine anno.
Lo si legge nella bozza di testo sul nuovo sussidio contro la povertà che si chiamerà Mia, Misura di inclusione sociale, e sostituirà il Reddito, un provvedimento in 12 articoli che di fatto separa le platee tra famiglie con over 60, minori o disabili e quelle senza queste categorie.
Anche i minorenni con almeno 16 anni saranno tenuti all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro nel nuovo sussidio contro la povertà se non impegnati in un percorso di studi. E’ quanto emerge dalla bozza di riforma del Rdc. Nel Mia sono tenuti a questo obbligo “tutti i componenti il nucleo familiare maggiorenni ovvero minorenni che abbiano adempiuto agli obblighi scolastici”. Sono esclusi dall’obbligo i beneficiari della Mia over 60, nonché i componenti con disabilità. Possono essere esonerati dall’obbligo i componenti con carichi di cura (figli minori di tre anni di età o disabili in condizioni di gravità).
Nel nuovo sussidio contro la povertà i minori saranno esclusi dalla scala di equivalenza e avranno diritto, se usufruiscono dell’assegno unico e universale, di 50 euro al mese nel Mia in quota fissa. Lo si legge nella bozza di riforma del Reddito di cittadinanza. “Il parametro della scala di equivalenza – si legge nella bozza – è pari a 1 per il primo componente adulto del nucleo familiare ed è incrementato di 0,4 per ogni ulteriore componente maggiorenne che non usufruisce dell’assegno unico e universale, fino a un massimo di 2,1 ed ulteriormente elevato a 2,2 in presenza di componenti in condizione di disabilità grave o non autosufficienza. I componenti minorenni o maggiorenni che usufruiscono dell’assegno unico e universale non sono conteggiati nella scala di equivalenza e, per ciascuno di essi, è riconosciuto un importo mensile della Mia in misura fissa, pari ad euro 50. Non sono conteggiati, altresì, nella scala di equivalenza i componenti per tutto il periodo in cui si risiedono in strutture a totale carico pubblico”.
Cgil, preoccupazione e perplessità su bozza riforma – La Cgil esprime “preoccupazione e perplessità” sulla bozza di riforma del Reddito di cittadinanza che introduce un nuovo sussidio contro la povertà che dovrebbe chiamarsi Mia, Misura per l’inclusione attiva. “Non condividiamo il metodo e il merito – spiega la segretaria confederale Daniela Barbaresi – non siamo stati chiamati su una partita importante che richiederebbe un confronto approfondito. Siamo in una situazione delicata con l’inflazione che avanza e colpisce soprattutto le famiglie in una situazione di povertà, il tema è prioritario. Quanto al merito – prosegue – la povertà è un fenomeno complesso, non basta la presa in carico dal punto di vista economico. C’è il disagio abitativo, la povertà educativa, ci vuole una presa in carico complessiva. Andrebbe poi chiarito l’aspetto economico. Dalla prima lettura il giudizio non è positivo”.
Freni, con Mia passiamo da sussidio a politiche attive – “Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva. Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il Reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo. Con il Mia ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza”. Lo ha detto Federico Freni, sottosegretario al ministero dell’Economia, parlando ad Agorà Rai Tre.
Tridico: ‘Un errore toglierlo a chi non ha lavoro’ – “Per i cosiddetti non occupabili cambia poco, il reddito di cittadinanza si conferma essere fondamentale come contrasto alla povertà. C’era da fare un lavoro sulle politiche attive, su tutto ciò che c’è attorno alla misura e questo mi sembra che vada nella giusta direzione”. E’ quanto ha detto il presidente dell’Inps Pasquale Tridico a 24 Mattino su Radio 24, in una prima valutazione della possibile riforma del reddito di cittadinanza in cantiere da parte del governo Meloni. Tridico ha sottolineato inoltre che “il reddito minimo è una misura prevista dall’Unione Europea, tutti coloro che stanno al di sotto di una certa soglia devono avere un reddito. L’Italia dovrà fare i conti con le direttive della Commissione Europea sul reddito minimo, consentire a coloro che pur non trovando il lavoro perdono il reddito. Mi sembra effettivamente una grande criticità”. “Noi abbiamo tanti inattivi e abbiamo progetti di inclusione che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego – ha sottolineato ancora – qui mi sembra che ci sia una spinta molto forte in questa direzione”.
Codacons, fino ad ora è costato 27,8 miliardi – Il reddito di cittadinanza è costato fino ad oggi alle casse statali 27,8 miliardi di euro. Lo afferma il Codacons, commentando la decisione del Governo di sostituire il sussidio col Mia, Misura di inclusione sociale. Analizzando i dati ufficiali dell’Inps, si scopre che il Reddito di cittadinanza, dalla sua entrata in vigore nel marzo 2019 ad oggi, assieme alla pensione di cittadinanza è costato in totale 27,8 miliardi di euro – spiega il Codacons – Nel dettaglio, nel suo primo anno di vita sono stati erogati sussidi per 3,9 miliardi di euro di cui hanno beneficiato 1,1 milioni di famiglie e 2,7 milioni di italiani. Nel 2020 la spesa per il Rdc è salita a 7,14 miliardi di euro (1,57 milioni di nuclei, 3,69 milioni di persone) per raggiungere quota 8,79 miliardi nel 2021. Lo scorso anno il sussidio è costato allo Stato 7,99 miliardi di euro ed è stato destinato a 3,66 milioni di italiani. L’importo medio mensile erogato ai beneficiari di Reddito di cittadinanza è aumentato negli anni del +12%, passando dai 492 euro del 2019 ai 551 euro del 2022 – analizza il Codacons. Con riferimento all’ultimo anno (2022), la regione con più famiglie con almeno una mensilità è stata la Campania con 353.795 nuclei che hanno percepito il Reddito, 877.115 persone coinvolte e un assegno medio più alto (617,16 euro). Oltre 300mila famiglie hanno avuto almeno una mensilità anche in Sicilia. “Il Reddito di cittadinanza è costato complessivamente circa 1.078 euro ad ogni famiglia italiana che con i propri soldi ha finanziato la misura – spiega il presidente Carlo Rienzi – Senza entrare nel merito delle questioni politiche, riteniamo senza dubbio necessario intervenire su tale sussidio al fine di superarne le criticità ma soprattutto per evitare quegli abusi e quegli squilibri che fino ad oggi hanno contraddistinto il Reddito di cittadinanza. E’ importante che qualsiasi nuova misura allo studio del Governo preveda una lotta serrata alle truffe e alle illegalità che, in tema di sussidi, pesano sull’intera collettività e sulle casse pubbliche”.
Il Reddito di cittadinanza cambia e si sdoppia: il sussidio contro la povertà, secondo le anticipazioni riportate dal Corriere della Sera sul provvedimento allo studio del ministero del Lavoro, dovrebbe essere diverso a seconda della situazione familiare sia per importo che per durata. Le famiglie senza persone occupabili dovrebbero prendere un importo più alto ed averlo più a lungo mentre le famiglie con persone occupabili dovrebbero avere al massimo 375 euro al mese (contro i 500 attuali) ed al massimo per un anno contro i 18 mesi delle famiglie povere senza occupabili. La nuova misura dovrebbe chiamarsi Mia (Misura per l’inclusione attiva) e partire da agosto. Una stretta dovrebbe arrivare anche sul tetto Isee per avere diritto al sussidio che dovrebbe scendere a 7.200 euro dai 9.360 attuali.
Secondo le anticipazioni del Corriere ci sarà comunque una stretta sul sussidio anche per le famiglie senza persone occupabili. Per queste potrebbe arrivare la riduzione del contributo per l’affitto, oggi fissato al massimo a 280 euro al mese, ma anche la riduzione della durata dell’assegno dopo la prima richiesta. Al momento il Reddito di cittadinanza si può chiedere senza limiti solo aspettando un mese tra una domanda e l’altra (la durata per ogni domanda se non cambiano le condizioni della famiglia è di 18 mesi) mentre la nuova misura potrebbe prevedere la riduzione della durata per la seconda domanda a un anno. Per le famiglie con persone occupabili la durata dovrebbe scendere a un anno per la prima domanda e a sei mesi per la seconda. Se poi si vorrà fare una terza domanda si dovrà aspettare un anno e mezzo. Il nuovo sistema dovrebbe essere pensato per spingere le persone quanto più possibile a cercarsi un lavoro estendendo la possibilità di mantenere l’assegno a fronte di retribuzioni fino a 3mila euro l’anno a tutti i tipi di lavoro dipendente. La nuova misura dovrebbe rivedere anche il requisito sugli anni di residenza in Italia necessari per ottenere il sussidio portandoli da 10 a 5 rispondendo così alle richieste dell’Unione europea e dovrebbe modificare la scala di equivalenza che ha prodotto disparità a favore dei nuclei con un solo componente e a scapito delle famiglie numerose (il primo componente ora vale uno a fronte dello 0,2 dei minori).