Anche l’ultimo dei prestiti ponte concessi alla moribonda Alitalia era illegale.
Con una decisione “attesa” dal governo e “ampiamente prevista” anche nei palazzi Ue, Bruxelles ha messo la parola fine alle sue indagini sugli aiuti di Stato elargiti da Roma tra il 2017 e il 2019 all’ex compagnia di bandiera nell’estremo tentativo – poi naufragato – di rianimarla.
Rilevando che, con il versamento finale da 400 milioni di euro, l’Italia ha chiuso entrambi gli occhi sull’impossibilità del vettore di rimborsare i prestiti, preoccupandosi solamente di mantenerlo artificialmente in vita. Una condotta illecita, rea di alterare la competizione sul mercato europeo, e che ora l’Italia dovrà espiare recuperando l’intero ammontare dei sussidi – 1,3 miliardi di euro – maggiorati degli interessi. L’onere del rimborso non ricadrà comunque sulle spalle della newco Ita: per Bruxelles non è lei l’erede economica di Alitalia. Una valutazione espressa nel 2021 e che per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, mostra la rettitudine dell’azione di governo, impegnato a garantire che la newco sia in totale discontinuità con la vecchia compagnia e capace di reggersi sulle proprie gambe.
Frutto di un’inchiesta durata quasi tre anni, l’annuncio dell’Antitrust Ue ricalca la decisione già presa nel 2021 sui prestiti ponte risalenti al 2017, quando il governo guidato da Paolo Gentiloni acconsentì a dirottare verso Alitalia aiuti per 900 milioni di euro poi ritenuti illeciti dai servizi di Margrethe Vestager. E ne suggella il giudizio di “incompatibilità” con i trattati comunitari. Il nuovo – e ultimo – prestito da 400 milioni di euro, datato 26 ottobre 2019 e firmato dal Conte bis, nella valutazione di Bruxelles, “ha conferito” all’ex compagnia di bandiera “un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali”. E, è l’ulteriore addebito della Commissione, “l’Italia non si è comportata come avrebbe fatto un investitore privato” che, davanti alle ridotte speranze di ottenere un rimborso, all’epoca non si sarebbe esposto concedendo un ulteriore aiuto al vettore. Il prestito – l’ultimo dell’era Alitalia che dal 1974 ha presentato un conto di 10,40 miliardi allo Stato, pari nelle stime di Assoutenti a 519 euro a famiglia “tra salvataggi, aumenti di capitale e contributi pubblici” – non poteva essere approvato neppure come aiuto al salvataggio perché, rincara ancora Bruxelles, dopo i sussidi precedenti non si configurava più come un provvedimento ‘una tantum’. Tutti nodi che ora però arrivano al pettine: Roma è chiamata a recuperare l’intero pacchetto da 1,3 miliardi di euro. Non dovrà comunque chiederli indietro a Ita che, pur essendo nata dalle sue ceneri, per l’Ue non rappresenta “il successore economico” di Alitalia. E, davanti al fallimento dell’ex vettore nazionale, la via indicata da Bruxelles è quella di usare, fin dove sarà possibile, il ricavato della vendita degli asset. L’eventuale somma restante sarà persa. Una decisione che, ha rivendicato Giorgetti, “è la dimostrazione” che l’Italia è “nel giusto” e intende “continuare su questa strada” per l’indipendenza della newco. Ma che segna una vittoria solo effimera per i consumatori italiani perché, nel laconico commento del Condacons, i soldi “difficilmente potranno essere recuperati e tornare nelle disponibilità della collettività”.