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ALLO SPAZIO DIAMANTE “QUELL’ULTIMA PARATA”, SOGNI E DELUSIONI AGLI ALBORI DEL VENTENNIO.

Date:

mercoledì, Febbraio 5, 2025

“A volte capita che qualcuno viene al mondo già con un’idea precisa e spesso
per quell’idea è disposto pure a morire. Può essere l’appartenenza politica, una fede religiosa, ma anche più semplicemente il denaro o la figa. Per me è il calcio: io per il calcio sono nato e per il calcio sono disposto a morire.  Chiedete a Calì se dico bugie. Non sapete chi è Francesco Calì? Non lo avete mai sentito nominare? Allora dobbiamo partire proprio dall’inizio… “

Genova – 1910. Mario Seghesio è poco più che un bambino e le sue giornate sono
interamente impegnate a inseguire per strada una palla di pezza. Mario è innamorato di
quel nuovo gioco cha arriva da lontano: il futbal. O come dicono dalle sue parti, a Genova:
o zeugo de-o ballon. In città cominciano a circolare parole dal suono strano, come
dribbling, tackle…shoot; intorno ai campetti di calcio, ogni domenica, si accalcano sempre
più appassionati; e Francesco Calì è il primo capitano della Nazionale Italiana di calcio.

Franz Calì è nato col mare negli occhi…e attende l’arrivo dei pirati. Ma poi è costretto a
emigrare in Svizzera, come tanti giovani del Sud, verso la fine dell’Ottocento. Ora gioca a
pallone nell’Andrea Doria, la seconda squadra della città genovese, ed è il primo calciatore ad avere l’onore di indossare la fascia di capitano con la maglia azzurra…che poi, ad esser precisi, mica è azzurra la prima casacca dell’Italia: troppo costose le magliette colorate: meglio spendere sette centesimi in meno, e accontentarsi di una camiciola bianca.

La Caienna, tra la prigione e il mare, è il campo di calcio dove si allena l’Andrea Doria, proprio a pochi metri dalla casa di Mario. E Mario è lì, tutti i giorni, aggrappato alle reti di
recinzione che proteggono lo stadio, a spiare gli allenamenti del suo idolo, a rubare la sua grinta, la sua forza. Perché Mario lo sa: da grande anche lui farà il calciatore!

Poi la guerra. La Grande Guerra! Ma quando le bombe smettono di cadere sulla città,
Mario è di nuovo al suo posto. Questa volta, però, oltre le reti di recinzione. Adesso Mario è in campo: è il nuovo portiere dell’Andrea Doria! No, Franz Calì ha smesso di giocare al pallone, e non aspetta più nemmeno i pirati. Tanto quelli arrivano lo stesso, anche se non li aspetti. E non chiedono permesso. Non portano gambe di legno e bende sugli occhi, ma indossano divise nere. Non si fanno chiamare con appellativi fantasiosi e bizzarri che rievocano avventure e battaglie tra i mari, ma hanno nomi normali, banali. Leandro Arpinati. Però picchiano. E picchiano di brutto!

“Quell’ultima parata” racconta la storia di un sogno, quello di Mario Seghesio, detto
Gheghe. Un sogno che si scontra con la storia, con l’ascesa del fascismo. Un sogno che si
sbriciola contro una nuova classe politica, violenta e corrotta, che cambia le regole del
gioco. Nella vita, come sul campo.

Oggi in tribuna ci sarà il grande Vittorio Pozzo. Siederà vicino a Franz Calì.
Palla al centro. Si dice che sia venuto a Genova apposta per me: mi vuole convocare in Nazionale. Chissà se riuscirò a riconoscerlo, tra tutti quei pirati vestiti di nero che siedono sugli spalti. L’arbitro fischia. Dopo il grande Calì, vestirò anche io la maglia azzurra.  Fischio d’inizio. Comincia la partita.

LA STAMPA

ROMA – 11 Dicembre 2015 – Francesco Morra

Si tratta di un lavoro interessante, originale, che analizza da una particolare prospettiva i primi anni del periodo fascista, forse i più terribili. Il terrore trasuda dalle atmosfere della messinscena, senza mostrarsi mai in maniera palese, è tutto un gioco sottile, svolto al limite, sul filo del rasoio. Si crea una sorta di apparente pacatezza, calma, immobilità che nasconde una forte tensione. 

REPUBBLICA – 04 Dicembre 2015 – Giulio Baffi

Chissà quanti dei tanti tifosi italiani, e chissà quanti dei giocatori che animano il campionato di calcio conoscono i nomi di Mario Seghesio e di Franz Calì. A me che non mi emoziono al campionato non dicevano niente. Fino a ieri, quando ho visto al Ridotto del Mercadante “Quell’ultima parata” scritto e messo in scena da Fabrizio Bancale con la pudica gentilezza di un innamorato che racconta i giorni di una sua passione nemmeno tanto segreta e li affida ai suoi attori. Si mette in scena insomma un pezzo di storia nemmeno tanto minima, ma gloriosa assai, e credo dimenticata, che fece vibrare il cuore di giovanissimi che videro nel futbol una meta e un mezzo per essere orgogliosi. Così in scena è la passione di Mario Seghesio, detto Gheghe, e l’eroica generosità di Franz Calì, e della loro squadra del cuore, l’Andrea Doria che da Genova fece vibrare i cuori degli sportivi italiani.

PICKWICK – 7 dicembre 2015 – Michele Di Donato 

Raccontando una storia, vera, verosimile, o forse solamente non del tutto falsa, Quell’ultima parata racconta di come nascono, crescono e infine si infrangono i sogni; racconta, Quell’ultima parata, di come spesso il candore autentico delle illusioni crolli col fragore di un muro che cade, scontrandosi con le angherie della realtà, che possono avere il volto bendato dei pirati, la camicia nera della dittatura o anche semplicemente la fatalità di un accidente occorso su un campo di calcio. Racconta, Quell’ultima parata, come di una storia – di cui ci importa fino a un certo punto se e quanto possa essere vera – si possa fare materia teatralmente plasmabile, nella forma semplice della narrazione scenica; ne deriva un lavoro valido, uno sguardo onesto sull’essenza pulita dei sogni e sulla durezza della realtà che talvolta li spegne.

Info & Prenotazioni:
QUELL’ULTIMA PARATA
di Fabrizio Bancale
 
Orari:
Da giovedì 13 a sabato 16 febbraio 2025 – ore 21:00
Domenica 16 febbraio 2025 – ore 17:00
 
Biglietti: € 14,00
 
Ticketone

https://www.ticketone.it/eventseries/quellultima-parata-3725107/?cityname=Roma&startdate=2025-02-13&enddate=2025-02-16
Spazio Diamante
Via Prenestina, 230b – Roma 00176
Tel. 0627858201 – botteghino@spaziodiamante.it 
 
Andrea Cavazzini 
Giornalista e Ufficio Stampa Compagnia

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