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Angelo Vassallo, il sindaco pescatore

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Di Stefania Paradiso

IQ. 05/09/2013 – Il 5 settembre 2010 veniva ucciso dai sette dei nove colpi di pistola sparati da un killer che lo attendeva sotto casa Angelo Vassallo, il sindaco-pescatore di Pollica, perla del Cilento. Il suo omicidio è ancora senza colpevoli. “Confidiamo nel lavoro della magistratura”, spiega Dario, fratello dell’ucciso e presidente della fondazione ‘Angelo Vassallo sindaco-pescatore’.

Oggi tante le iniziative per ricordare ed onorare la memoria di quest’uomo. Alle 21 a Pollica, in piazza, tante persone, tra cui  Alessandro Bergonzoni, il sindaco di Bologna Virginio Merola, il sindaco di Bari Michele Emiliano, leggeranno brani di testi liberamente scelti. Un uomo animato dalla voglia di legalità, di giustizia, di difesa di quel posto che tanto gli era caro e al quale Legambiente  aveva dato le 5 vele, il massimo che si possa ottenere per un posto di mare. Un sindaco che aveva negato ogni accesso alle infiltrazioni camorristiche, respingendo licenze o favori a chi voleva solo deturpare quel territorio per ricavarne denaro sporco o, comunque, illecito. Attento ai giovani e alla loro voglia di non andarsene da un posto che non offriva loro lavoro e futuro, cercando di creare opportunità e progetti lavorativi. Il sindaco è morto per “ordini” camorristici. L’abusivismo edilizio che da anni esaspera la natura e le coste nel salernitano, nella fattispecie, creano danni a cose e persone inimmaginabili solo al fine di guadagni illeciti e criminali. Restano immutate le linee d’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Salerno: dal traffico di droga alla cementificazione di un’area tra le più belle d’Italia, fino agli interessi della camorra, messi a rischio dall’azione di legalità di Vassallo.  Si costruisce sul fango, sulle rocce, sugli scogli… ogni angolo di terreno, mare o montagna è buono per essere venduto o adibito a ristorante, albergo o qualsivoglia attività, purché porti ricavo. Se nel frattempo le persone muoiono poco importa! Il vescovo di Vallo della Lucania (SA), Rocco Favale, nel celebrare la messa funebre tre anni fa disse : “Mi auguro che queste bestie non siano mescolate tra noi.” E invece quelle “bestie” sono proprio tra noi, perché sono laddove non ci sono soldi, non c’è lavoro, non c’è lo Stato. Sono lì dove la vita non vale più nulla se non denaro e guadagno. Dove scappare è quasi una necessità  per non prendere cattive strade. Anche se fuggire non recide il cordone ombelicale.  Sentire che la propria terra è martoriata e che i suoi cittadini vengono ammazzati per licenze negate o per incuria ambientale porta lo stesso dolore e delusione. A noi resta l’amaro in bocca nel dover ricordare che persone di tale moralità e statura, onestà e correttezza, non ci sono più. Ma resta anche il dovere di continuare a lottare per scoprire la verità e portare avanti i progetti ancora da realizzare.

 

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