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Approvato il DL contro il femminicidio. Ma il provvedimento fa discutere.

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Violenza Donnedi Vladimiro Modolo (*)

IQ. 23/10/2013 – Approvato il DL contro il femminicidio. Ma il provvedimento fa discutere.

Ad una settimana dall’approvazione definitiva e la conversione in legge del DL 93/2013, ottenuto con 143 voti favorevoli e solo 3 contrari, il provvedimento continua a far discutere.  Secondo Titti Di Salvo (SEL, partito che non ha votato a favore del DL) il problema della violenza contro le donne andrebbe affrontato cominciando dalla scuola.

Troppo poco invece secondo l’avv. Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani, secondo cui occorrerebbe creare un welfare efficace con l’istituzione di un fondo di solidarietà e garanzia per quelle donne che subiscono violenze (siano essa psicologiche o fisiche) ma che dipendendo economicamente dai propri mariti e/o compagni, finirebbero sul lastrico a seguito della eventuale applicazione di misure detentive verso il carnefice”.

Perplessità più generali restano riguardo ad un decreto legge che solo parzialmente si occupa di violenza sulle donne, prevedendo norme che con il femminicidio non hanno nulla a che fare ed in materia di sicurezza per lo sviluppo, di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, per la prevenzione e il contrasto di fenomeni di particolare allarme sociale, nonchè in tema di protezione civile e di commissariamento delle Province.

La violenza nei confronti delle donne viene messa al pari livello dei furti di rame sui binari, all’uso dell’esercito conto i No Tav, alle frodi fiscali e altro, trattata insomma come un problema di ordine pubblico.

Oltre al taglio del decreto, tutto impostato sul concetto di legalità,sicurezza e repressione, finiscono coll’allungarsi i tempi per l’eliminazione delle province, si spiana la strada alla Protezione civile (dopo lo scandalo della Maddalena) prevedendo l’ampliamento del periodo degli stati di emergenza ed ancora, si annuncia il dispiegamento delle forza armate per il contrasto della criminalità a livello territoriale.

Nasce il sospetto che tale decreto, con la sua eco mediatica, sia servito a far passare norme decisamente meno popolari, che avrebbero trovato molti ostacoli in parlamento.

Ad ogni modo, le nuove norme contro il femminicidio si basano soprattutto sull’inasprimento delle pene e delle misure cautelari. Viene stato introdotto l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e stalking. La polizia giudiziaria potrà, su autorizzazione del pm, disporre l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare e il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Gli aggressori allontanati dalla casa familiare potranno essere controllati attraverso un braccialetto elettronico e dispositivi simili, e in caso di stalking potranno essere disposte anche le intercettazioni telefoniche. Rispetto al decreto legge, il nuovo testo prevede l’inasprimento delle pene quando la violenza è commessa contro una persona con cui si ha una relazione, e non soltanto se si convive o si ha un vincolo (recesso o meno) di matrimonio. Le aggravanti sono previste anche quando i maltrattamenti avvengono in presenza di minori e contro le donne incinte.

La legge non consente le segnalazioni anonime, ma mantiene segreta l’identità di chi le fa. Stabilisce inoltre che la persona che ha subito i maltrattamenti possa fare la denuncia e raccontare la sua testimonianza in modalità protetta, cioè senza la presenza del compagno.

La legge prevede anche lo stanziamento di 10 milioni di euro – anche la modesta entità di questa cifra è stata criticata – per un piano

anti-violenza che verrà elaborato dal ministero per le Pari opportunità, e che avrà come obiettivo l’informazione e la prevenzione della violenza contro le donne, la promozione dell’uguaglianza di genere nelle scuole; la sensibilizzazione della stampa su come trattare l’argomento; la formazione di operatori in grado di aiutare le persone che hanno subito stalking e maltrattamento e il recupero degli autori delle violenze. I fondi saranno anche usati per raccogliere e aggiornare a livello annuale dati sul fenomeno e istituire una “task force” per affrontarlo a livello statale e locale. Verranno stanziate risorse anche per rafforzare i centri anti-violenza e le case-rifugio: si parla di 10 milioni di euro per il 2013, sette per il 2014 e dieci a partire dal 2015.

La legge prevede anche che le donne immigrate che subiscono violenza e maltrattamenti in ambito domestico possano ottenere il permesso di soggiorno dopo aver ascoltato il parere dell’autorità giudiziaria. Gli autori delle percosse invece potranno essere espulsi.

(*) Sociologo – Memm

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