Dal sito dell’Agenas (L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ) abbiamo individuato alcuni punti molto interessanti relativi alla Presa in carico degli anziani non Autosufficienti.
Nel suo Editoriale Giovanni Bissoni, Presidente Agenas, ha scritto che l’ assistenza alle persone non autosufficienti, prevalentemente (ma non esclusivamente) anziane, è, da tempo, una delle emergenze sociali non adeguatamente affrontate nel nostro Paese, peraltro uno dei Paesi più longevi al mondo. Le risposte assistenziali sono inadeguate, sia per le risorse complessive disponibili, quanto per le modalità di organizzazione e utilizzo delle stesse.
Secondo l’ISTAT, sono circa due milioni gli anziani in condizione di disabilità che vivono in famiglia, ed oltre 300.000 gli anziani ospiti nelle strutture residenziali, un dato destinato ad aumentare in modo cospicuo nei prossimi anni, in conseguenza dell’ulteriore invecchiamento della popolazione. Oggi vivono in Italia un milione e 600 mila ultra85enni e si prevede che tra 10 anni saranno 2 milioni e 400 mila. Al di là delle cifre nazionali, la genericità dei diritti, la diversa entità delle risorse destinate da Regioni e Autonomie locali, l’autonomia gestionale nell’organizzazione dei servizi resi, vede un Paese estremamente diversificato fra buone esperienze (comunque insufficienti) e assenza o quasi di servizi.
Peraltro, la stretta finanziaria del Ssn, le difficoltà economiche degli Enti locali, vedono il complesso dei servizi dell’intera area sociosanitaria in condizioni di ulteriore debolezza e fragilità, di fronte agli imminenti processi di riorganizzazione.
Ci si indigna per le liste d’attesa, per le code al pronto soccorso, ma difficilmente si considera di pari livello il disagio per la mancanza di risposte ai bisogni di una persona non autosufficiente.
A fronte di questa situazione le persone e le famiglie si organizzano “come” possono e con “quanto” possono.
Questa pubblicazione di Agenas intende rappresentare un contributo ai decisori per affrontare il tema della presa in carico degli anziani non autosufficienti.
Il Presidente di Federsanità Anci Del Favero, ha commentato che nel 2050 ci saranno molti più nonni che nipoti: secondo le stime dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) gli over 60 passeranno da 650 milioni a 2 miliardi. Secondo la stessa Organizzazione, nel 2020 la popolazione anziana in Europa sarà superiore a quella che il sistema sanitario potrà ragionevolmente sostenere.
Si pone, pertanto, proprio per favorire l’integrazione socio sanitaria, un problema di “governance” che dato l’ordinamento nazionale e regionale trova nel distretto socio sanitario (Asl) il luogo ottimale per coordinare le reti che operano sul territorio (Asl, Comuni, volontariato, ecc.) e le risorse che provengono da diverse fonti (Stato/ Inps, Regioni,Asl,Comuni, ecc.).
La risposta ai bisogni assistenziali sopraindicati può essere sintetizzata nello schema che segue:
* servizi domiciliari;
* servizi residenziali;
* servizi semiresidenziali;
* trasferimenti monetari;
* sostegni al lavoro privato di cura.
L’assistenza domiciliare consente un miglioramento di qualità di vita del paziente e significativi risparmi economici anche rispetto a degenze extra ospedaliere residenziali .
Nell’ambito dei servizi residenziali dal 2000 al 2005 vi è stata una naturale crescita delle Rsa e Residenze Socio Sanitarie destinate a fornire servizi a pazienti più complessi e una progressiva riduzione dei posti letto nelle residenze assistenziali a minor intensità assistenziale. Gli anziani assistiti sono 345.093 attorno al 3% della popolazione anziana residente, contro un valore dei paesi europei mediamente del 6% (con punte dell’8%), assai prossime a Regioni del Nord Italia con sistemi sanitari performanti.
Terza importante componente dell’assistenza agli anziani non autosufficienti e disabili, è costituita dai trasferimenti monetari, in primis, a livello nazionale: indennità di accompagnamento per gli invalidi civili, di competenza dell’Inps, in subordine gli assegni di cura erogati principalmente su finanziamento regionale da Asl ed Enti Locali. L’indennità di accompagnamento è erogata dall’Inps, previo accertamento di apposita Commissione con sede nell’Asl di competenza. I requisiti per beneficiare dell’indennità di accompagnamento sono:
* disabilità al 100%, incapacità di svolgere gli atti quotidiani e deambulare senza accompagnatore;
* non essere ricoverato gratuitamente in Istituto.
L’ impossibilità quindi per la famiglia di far fronte alle esigenze assistenziali degli anziani fragili, disabilità, ecc., hanno creato le condizioni per un autentico boom della presenza delle “badanti”, o meglio definite, assistenti familiari (si stima che dal 2001 al 2008 siano aumentate di 400.000 unità). Queste ultime sono lavoratrici straniere spesso “irregolari” provenienti per larga parte dai Paesi dell’Est europeo, con presenze anche significative di comunità del Sud America e Asia. Le criticità che caratterizzano il fenomeno del “badantato” possono essere molto sistematicamente così sintetizzate:
* l’abusivismo che ha determinato una consistente presenza di “lavoratori in nero”;
* la qualità professionale delle assistenti familiari, spesso inadeguata. Lo stesso vale per la conoscenza di lingua, usi e culture locali;
* l’attività è maturata molto spesso “disconnessa” dal servizio pubblico con gravi pregiudizi per la qualità assistenziale (soprattutto dei pazienti più complessi).
Altra dimensione di primaria importanza è il tema della sussidiarietà che si esprime attraverso le Comunità Locali del volontariato, corpi intermedi di assoluta importanza per una vitalità e responsabilizzazione dal basso sui grandi temi sociali del Paese.
Per avere maggiori dettagli ed approfondire la problematica sovraesposta cliccate su questo link (Agenas) http://www.agenas.it/monitor/supplementi/Quaderno_Monitor_10.pdf
11 Novembre 2012