Autismo, lavoro e formazione, quali prospettive? A chiederselo sono in molti e in Italia si iniziano a muovere i primi passi per innovare il rapporto tra il mondo del lavoro e le persone con il disturbo dello spettro autistico in un’ottica di inclusione e rispetto. Nasce così AUT ACADEMY, progetto che ha preso vita nella Scuola Agraria del Parco di Monza, in cui i giovani autistici possono avviare un percorso di transizione dalla scuola al mondo del lavoro; ma nasce anche il progetto Opportunities4Autism, che si occupa della formazione dei datori di lavoro. Finanziato dal programma Erasmus+ e gestito da un partenariato di 6 organizzazioni provenienti da Polonia, Italia, Spagna, Serbia e Cipro, in Italia il progetto è coordinato dal CESIE, Centro di Studi e Iniziative Europeo.
AUT ACADEMY, formare per innovare
AUT ACADEMY nasce nella Scuola Agraria del Parco di Monza e si rivolge ai giovani con disturbo dello spettro autistico dai 16 ai 29 anni che abbiano assolto l’obbligo scolastico e che hanno bisogno di un periodo di transizione dalla scuola al mondo del lavoro, in modo da sviluppare al meglio le loro competenze, sia dal punto di vista relazionale e comunicativo, sia dal punto dì vista dell’apprendimento delle mansioni necessarie. Il progetto nasce a seguito della denuncia dei genitori del giovane autistico Alessandro – Matteo e Melissa Perego – in merito alla mancanza di opportunità lavorativa per il figlio con gli strumenti acquisiti fino a quel momento a scuola. La denuncia viene accolta dall’Assessore regionale della Lombardia alla famiglia e alla disabilità, Alessandra Locatelli, che, dopo aver ascoltato i bisogni della famiglia e la proposta di Simona Ravera, psicologa, finalizza in una proposta formativa il sostegno delle attitudini di molte persone autistiche. Viene quindi pubblicato un bando dalla Provincia Monza Brianza che invita a presentare progetti di professionalizzazione di persone autistiche sul territorio e Scuola Agraria, capofila del progetto AUT ACADEMY, vince a Dicembre 2021. Il Bando offre un percorso dì formazione al lavoro a 12 persone autistiche. Partners nel Progetto AutAcademy della Scuola Agraria sono IG Samsic, agenzia per il lavoro e Auticon srl, azienda di consulenza IT che assume solo persone autistiche.
Dal verde all’informatica, passando per l’arte
La proposta finanziata permette di formare nell’ambito della cura del verde, dell’informatica per alcune applicazioni degli strumenti digitali e dell’espressione artistica, tutti ambiti che negli anni Simona Ravera, promotrice dei contenuti progettuali e responsabile di AUT ACADEMY ha potuto verificare essere più vicini alle attitudini delle persone autistiche e quindi più facilmente riproponibili in ambito lavorativo, anche di tipo artigianale. Fanno parte del team didattico educativo Bert Pichal, esperto di autismo, Maria Cristina Cesana, esperta della Scuola Agraria nella cura di giardini e progettazione del verde, quattro docenti di materia. Il bando sostiene 150 ore di formazione e 6 mesi di tirocinio per ogni partecipante al progetto finalizzate all’inserimento lavorativo.
La formazione per i datori di lavoro
Ma hanno bisogno di formazione anche i datori di lavoro, che si accingono a lavorare con persone con il disturbo dello spettro autistco. Ne parliamo con Alessia Valenti, attuale responsabile per l’Italia del progetto Opportunities4Autism. Finanziato dal programma Erasmus+ e gestito da un partenariato di 6 organizzazioni provenienti da Polonia, Italia, Spagna, Serbia e Cipro, in Italia il progetto è coordinato dal CESIE, Centro di Studi e Iniziative Europeo, fondato nel 2001 e ispirato dall’attività dell’attivista Danilo Dolci. Spiega Alessia Valenti: “L’obiettivo principale di Opportunities4Autism è promuovere l’occupabilità delle persone con Disturbi dello Spettro Autistico (ASD) agendo in un ambito specifico: la formazione di datori di lavoro, dirigenti, manager, HR manager, e formatori aziendali. Nello specifico, il progetto sta sviluppando un pacchetto formativo che affronta il tema dell’autismo e delle difficoltà delle persone ASD nel luogo del lavoro, dando indicazioni per creare un ambiente inclusivo in cui – a partire dal processo di selezione – i ruoli lavorativi e l’ambiente fisico di lavoro possano mutare per permettere al personale di interpretare al meglio il loro ruolo e alle aziende di supportarne la formazione e lo sviluppo di competenze. Questo pacchetto formativo sarà messo a disposizione tramite il sito web https://autismelearning.com/ e la sua Piattaforma di Apprendimento online”. La piattaforma è in fase di definizione.
Le grandi sfide delle persone con autismo sul lavoro
Quali sono le sfide più importanti che una persona con il disturbo dello spettro autistico deve affrontare nel mondo del lavoro? Lo spiega bene Alessia Valenti: “Pesa innanzitutto l’assenza di strumenti di orientamento professionale per questa categoria di persone. L’orientamento gioca un ruolo essenziale nell’autodeterminazione di una persona e nella scelta di un percorso formativo e di carriera; in assenza di questo supporto è difficile identificare inclinazioni e talenti e lavorarci per indirizzarle verso una professione. Ma la difficoltà più grande rimane legata allo stigma. Diversi studi hanno confermato che alcune delle sfide che le persone ADS affrontano nell’istruzione superiore e nel mondo del lavoro derivano dal rifiuto sociale associato alla disabilità. Per le aziende assumere una persona ADS non è semplice, bisogna essere preparati. Non perché la persona ADS sia difficile da gestire, ma perché l’ambiente e i tempi di lavoro e gli approcci vanno adattati a essa e non il contrario, come ci si aspetta accada per le persone “neuro-tipiche”, che il datore di lavoro si aspetta si conformino automaticamente e autonomamente a standard e procedure. Essere inclusivi richiede senza dubbio uno sforzo e un cambiamento di prospettiva.
Riorganizzare il lavoro in nome dell’inclusione
I datori di lavoro, insomma, devono saper modificare ambiente e comportamento per garantire benessere aziendale per tutti. I temi affrontati nel percorso formativo del progetto riguardano appunto la conoscenza dei disturbi dello spettro autistico, la comprensione delle difficoltà delle persone autistiche sul luogo di lavoro, la capacità di costruire un ambiente di lavoro motivante e di adattare le politiche HR interne all’organizzazione in relazione ai diritti delle persone con autismo stabiliti dalle fonti internazionali, Europee e nazionali, l’adattamento del processo di recruiting, l’organizzazione dell’ambiente di lavoro e una comunicazione efficace. Spiega Alessia Valenti: “È importante che le aziende abbiano cognizione di questi adeguamenti necessari. Le buone intenzioni accompagnate da una scarsa preparazione possono dare effetti nulli o dannosi”. In cambio le persone con spettro autistico portano alle aziende enormi benefici: “Nell’immaginario comune la persona ADS lavora perché eccelle in alcuni ambiti, in alcune abilità. Questo è soprattutto il caso delle persone con sindrome di Asperger che hanno capacità notevoli in alcuni campi: informatica, pittura, lingue. Ma al di là di questi casi, le persone ASD mostrano di possedere tratti positivi nel mondo del lavoro, come affidabilità, bassi livelli di assenteismo, attenzione ai dettagli, aderenza a procedure stabilite, un alto grado di accuratezza nei compiti visivi, memoria a lungo termine, capacità di svolgere compiti ripetitivi in cui si è anche isolati dagli altri, la capacità di affrontare e giudicare situazioni in modo oggettivo. Oltre a questi benefici materiali, lavorare con una persona ASD porta benefici immateriali legati alle soft skills di tutto il personale: incoraggia a pensare a come comunicare in maniera chiara ed efficace, come organizzare il lavoro per priorità, stimola il pensiero laterale e l’innovazione, perché le persone ASD pensano fuori dagli schemi neuro-tipici e possono essere estremamente creative. Chi assume una persona con autismo, dimostra il suo impegno per l’uguaglianza e la diversità. Non è una questione filantropica, ma di responsabilità sociale di impresa”.
La situazione in Italia
In Italia ancora si fatica a trovare il giusto equilibrio tra formazione e diritto al lavoro, forse anche a causa di una cultura ancora intrisa di stereotipi e standard rigidi. Sottolinea Alessia Valenti: “In Italia abbiamo già una situazione grave nel garantire il diritto al lavoro delle persone con disabilità (meno di una persona con disabilità su 5 non lavora), che si aggrava ulteriormente se parliamo di una disabilità complessa come quella legata ai Disturbi dello Spettro Autistico, per la quale non esistono stime di prevalenza a livello nazionale. La situazione peggiora con l’età, perché le opportunità di accesso ai servizi si riducono. Nel nostro territorio gli interventi di inserimento lavorativo hanno un’elevata qualità – penso al Centro Ascot di Firenze, Specialisterne a Milano, ma anche a imprese sociali come PizzAut – ma quantitativamente hanno un impatto limitato e insufficiente a livello nazionale. Cosa si può fare per migliorare? La nostra esperienza dimostra come agire sul piano educativo e culturale (prima che parlare di investimenti finanziari) sia la chiave di volta per l’integrazione di tutte le categorie vulnerabili. Tuttavia, la generale visione del lavoro rimane ancora legata allo standard, alla procedura, all’essere ‘tipici’: si cercano strumenti affinché le persone ‘diverse’ (per sesso, religione, condizione fisica o neurologica) siano capaci di soddisfare degli standard definiti su un modello di normalità che prescinde dall’aspetto umano. La forza di Opportunities4Autism è quella di voler rovesciare la prospettiva e riportare nella ‘normalità’ quello che è l’aspetto umano del lavoro, l’unicità della persona. Abbiamo scelto un campo ambizioso, il mondo del lavoro, dove le disparità sono sempre difficili da eradicare, soprattutto senza specifici interventi legislativi, ma è importante che si prenda maggiore consapevolezza che le pari opportunità professionali sono cardini nel percorso di integrazione sociale”.
( Sara Riboldi- fonte:https://startupitalia.eu/3294-20220430-autismo-lavoro-e-formazione-tra-rigidi-standard-e-passi-verso-linnovazione )