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Banche… Impopolari, di Clerici (Assoedilizia).

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“BANCHE…IMPOPOLARI” QN IL GIORNO del 3 febbraio 2018 
di Achille Colombo Clerici

Anche se la legge sulla riforma delle banche popolari attende la sentenza della Corte Costituzionale – prevista per fine mese – cui si è rivolto il Consiglio di Stato su istanza di alcuni istituti e di associazioni di consumatori, nei fatti la gran parte delle banche popolari maggiori, quelle con almeno 8 miliardi di attivo (ovvero i fondi che la banca movimenta), ha già deliberato la trasformazione in spa.

La riforma  ha colpito un sistema creditizio che ha sì portato ad alcune degenerazioni,  ma che per centocinquant’anni ha finanziato la crescita delle piccole e medie imprese, tessuto connettivo dell’Italia. Sistema che pure rimane fortissimo in altri Paesi: oggi nel mondo sono attivi oltre 200.000 istituti con 435 milioni di soci, 700 milioni di clienti, 9 .000 miliardi di euro di raccolta.

Perché questo sistema è stato colpito in Italia e mantenuto altrove? Alla finanza internazionale faceva comodo indebolire il nostro apparato finanziario già messo a dura prova da dieci anni di crisi economica e dalla moneta unica. La riforma delle banche popolari è stata fatta attraverso la decretazione. Una procedura certamente anomala e frettolosa, già condannata da diversi giudici. E la scelta del governo e’ intervenuta a poche settimane dall’avvio da parte della Bce del programma di acquisto di titoli di Stato in Europa ( il cosiddetto Quantitative Easing ). Un piano che ha messo in sicurezza il debito pubblico italiano e consentito allo Stato di risparmiare circa venti miliardi di interessi. Tutte queste coincidenze possono far nascere qualche sospetto.

Lo denuncia il libro “Siamo molto popolari. Controstoria di una riforma che arriva da lontano e porta all’oligopolio bancario” scritto dal presidente di Assopopolari Corrado Sforza Fogliani.  La riforma del Governo nel 2015 ha eliminato un sistema di credito, nei mercati legati al territorio, che faceva concorrenza alle grandi banche i cui maggiori azionisti, alla fin fine, sono i fondi di investimento speculativi europei e statunitensi, come dimostra la documentazione in appendice al libro stesso.

Ora che le principali banche popolari non sono più popolari, il credito al territorio come potra’ essere assicurato ? Le banche possedute dai grandi fondi punteranno tutto sul risparmio gestito, senza rischi. E le imprese che vorranno finanziarsi dovranno ricorrere al capitale di rischio. Chi potrà lo farà, ma ai piccoli imprenditori cosa resta?

Il Presidente Assoedilizia Clerici

 

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