QN IL GIORNO ediz. del 31 marzo 2018 ” I Benefici del Terzo Valico”
di Achille Colombo Clerici
Il Corridoio ferroviario 24 Genova-Rotterdam fa parte della Rete individuata dalla UE per migliorare la comunicazione, a tutti i livelli, fra gli Stati membri e favorire l’integrazione dei popoli europei. Un progetto che, fin dai suoi primi passi, Assoedilizia (25 anni fa sensibilizzò il dibattito in Italia) ha ritenuto apportatore di benefici effetti sul Pil e sull’occupazione delle aree attraversate; a cominciare dal Nord Ovest italiano, da Milano e dalla Lombardia in particolare.
La scorsa settimana, nel medesimo giorno, il progetto, che si trova in fase di avanzata realizzazione, è stato oggetto di tre diverse “attenzioni”: un convegno a Lugano, organizzato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale ( Un mare di Svizzera ); l’inaugurazione del collegamento veloce Genova-Milano con il treno Frecciarossa; la presa di posizione contraria di una certa parte del mondo politico ligure.
A Lugano si è sottolineata la funzione dei porti liguri con investimenti di oltre 2 mld di euro nei nuovi terminal container che potranno generare un traffico di oltre 5 milioni di teu a costi concorrenziali con quelli dei porti del Nord Europa e si è siglato un patto di collaborazione tra la città ticinese e Genova.
A Milano si e’ illustrato il nuovo servizio-treno in grado di raggiungere il capoluogo lombardo da Genova (e viceversa) in un’ora e mezza e, in futuro Venezia Mestre in 3 ore e 53 minuti; servendo ben 12 milioni di utenti e favorendo una riduzione dell’uso dell’auto.
Una importante parte politica ha espresso riserve sul nuovo tratto ferroviario noto come Terzo Valico – che pur si presenta necessario per raggiungere gli obiettivi sopraelencati – ritenendolo un’infrastruttura devastante per l’ambiente e per le casse dello Stato poiche’, a fronte di un risparmio di percorrenza di pochi minuti, costerà complessivamente 16 miliardi – peraltro già stanziati – di denaro pubblico.
Tre analisi sul medesimo progetto, quindi, e ciascuna di esse trattava un ‘particulare’ a scapito della visione complessiva. Certo, il messaggio diffuso dai citati eventi aveva quali destinatari platee e pubblici diversi. Ma mi chiedo se ad un osservatore esterno, nazionale o straniero – proprio in un momento in cui il mondo politico internazionale e’ particolarmente attento alle pieghe che la nostra politica sta assumendo – non si dia con cio’ l’impressione di uno scollamento del Paese sulla visione delle grandi opere destinate ad incidere sul suo futuro.