È come se fosse il primo giorno di scuola, o forse meglio, per Jannik Sinner è come se fosse il primo giorno di Università. Montreal, Pechino, la Finale delle Finali e la Davis hanno affermato la maturità di Jannik. Adesso è ora di entrare in Ateneo per conseguire un ulteriore titolo di istruzione tennistica, ma l’obiettivo di Jan è quello di partire direttamente dalla cattedra, poiché, come ha dimostrato, per lui ormai il tennis non ha segreti, ed è pronto ad insegnarlo. Si ricomincia dall’Australia, in un luogo dove si respira la storia sportiva, a pochi km da una pista di Formula 1, nella terra di Rod Laver, Margaret Court, John Newcombe, Evonne Goolagong, Ken Rosewall e in tempi recenti Ashleigh Barty e Lleyton Hewitt. L’Happy Slam, si gioca nella città di Melbourne, la capitale dello stato del Victoria, un nome appropriato per tutti i tennisti e gli sportivi che hanno visitato la città giardino: da Ercole Baldini e Betty Cuthbert (medaglie d’oro olimpiche nel 56) a Roger Federer e Michael Schumacher. È una città in cui questi supereroi sono di casa, d’altronde il suo stesso fondatore porta il nome di un supereroe: John Batman.
L’Australian Open: il fascino di ricominciare
Per raccontare le emozioni del tennis d’Australia nella città giardino scegliere un fotogramma della carriera di Roger Federer è sempre una buona idea. Il suo gioco, le sue movenze, le sue invenzioni portavano nel campo un esempio di pura arte: il Re riusciva ad imprimere alla pallina un movimento dolce ed efficace, come il tocco di Canova che riusciva a conferire anche ad una scultura di marmo un’impressione di leggerezza. Una delle sue opere più iconiche King Roger l’ha dipinta nel 2017, quando tornava da un calvario didifficoltà che non sembravano avere una fine. Sulla Rod Laver Arena andò in scena un imprevedibile e squillante capitolo della saga dei Fedal che dopo 3 ore e 38 minuti consegnava lo svizzero all’Olimpo sportivo, da quel giorno l’eterno Roger è un campione immortale e un’icona globale. Il successo del 2017 aveva un fascino particolare, perché erano 7 anni che Federer non vinceva nella città giardino e 5 che non trionfava in uno slam, ma anche l’anno dopo, nel 2018 la vittoria contro Cilic è storica, perché significava 20 successi al livello Major. “Stavo leggendo antichi libri di leggende e miti” cantavano i Coldplay in quegli anni, e nel tennis il libro degli Australian Open dispone sicuramente di pagine indimenticabili, leggendarie e mitologiche.
Nel 2024 l’Happy Slam è pronto per regalare nuove emozioni, profondamente diverse da quelle di Roger e di Rafa (il grande assente di questa edizione), ma pur sempre uniche che avranno per protagonisti Novak Djokovic, Carlos Alcaraz e il nostro Jannik Sinner. Il serbo è campione in carica, ma la sconfitta in United Cup contro Demon De Minaur ha minato le sue, e le nostre, certezze: l’australiano ha interrotto una striscia di 43 successi consecutivi nell’isola continente e proprio allo Slam Nole dovrà ricominciare il conteggio da 0. Carlitos non mette piede sull’isola dal 2022, e in ogni caso non ha mai iniziato l’Australian Open con le ambizioni di quest’anno: nel 2023 si ritirò ancor prima del via, un DNS che avrà lasciato allo spagnolo il fuoco sulla racchetta; se si dovesse trasformare in voglia di rivalsa potrebbe non avere avversari. È infine c’è Jannik: come detto, vuole salire in cattedra, dimostrare che la pausa invernale non ha smorzato l’onda dell’entusiasmo cavalcata dalla Volpe Rossa nel finale della scorsa stagione e tentare ancora una volta l’assalto al primo slam della carriera.