IQ. 14/08/2013 – Buongiorno gente mie che pensate, anzi direi ben trovati, mi sono levato dal letto con l’insopprimibile desiderio di addolcire la mia giornata con una tazza di caffè fumante arricchito dall’aggiunta di un abbondante cucchiaino di fruttosio, tanto che non ho mai compreso se amo di più il carezzevole gusto di quest’ultimo o il sapore del caffè…ma nella vita è tutto cosi, non sappiamo mai se si ama l’amore o il piacere che esso nasconde.
Si sentono dei rumori provenienti da fuori, stanno passando a raccogliere i rifiuti e questo mi riporta con la mente al passato, ossia a quando non si era ancora attuata la nostra “civilizzazione” e la raccolta dell’immondizia avveniva porta a porta, a quando cioè tutto era in ragione del’antico adagio equazionale “monnezza uguale ricchezza”.
Mio nonno Alfredo, vissuto a cavaliere dei due secoli ‘ 800 e ‘ 900 mandava a chiedere casale per casale, con i carretti trainati dai cavalli se per favore potevano ritirare l’immondizia prodotta in famiglia. Gia, avete capito bene, allora la raccolta dei rifiuti solidi urbani avveniva porta a porta e si chiedeva per favore, inutile dire che il servizio era assolutamente gratuito per la popolazione.
L’omino con il camiciotto marrone e armato con un sacco di juta bussava ad ogni porta e raccoglieva il tutto, ultimato il giro, i carretti tornavano al podere di nonno Alfredo e si procedeva a scaricare il ricco bottino.
A quel punto entravano in azione i “capatori” uomini e donne che rovistavano tra i rifiuti differenziandoli in base alla loro natura merceologica, che venivano stipati e successivamente impacchettati per essere poi rivenduti a chi li acquistava per il riutilizzo.
A nonno restava l’umido che veniva utilizzato come concime fertilizzante dei campi o come alimento per maiali e galline, e cosi dei rifiuti non restava nulla e grazie a ciò molte famiglie vivevano dignitosamente ma soprattutto niente inquinati e pericolose discariche.
Sara’ grazie alle discariche che riusciremo ad inquinare l’intero territorio che dovremo lasciare ai nostri figli, a volte mi soffermo a pensare e temere che forse per andare avanti, si dovra’ tutti tornare indietro, ma speriamo non li dove alberga il ricordo di una guerra scellerata, pertanto non dobbiamo abbandonare i nostri figli a vivere questo sfacelo e continuare a lottare per loro,ho finito il mio caffè e vi lascio alla lettura di un mio pensiero.
QUANNO UN BAMBINO NASCE
NUN SA COME FINISCE
MA FINTANTO CHE QUA STAMO
ARIPROVAMO A PIASSE ‘PE MANO
LA SINDROME DELL’ABBANDONO
S’E’ FATTA LEGGE E IMPERA SUR TRONO
STAMO ATTENTI NOI ANCORA SANI
POTEMO EVITA’ DE FA LA FINE DEI CANI.
Afettuosamente Mario Brozzi