Riceviamo e pubblichiamo
Di Matteo Spagnuolo
Sempre più spesso la cronaca riporta episodi di bullismo o cyberbullismo, tipici comportamenti violenti da parte dei bulli nei confronti delle vittime: si è iniziato ad identificare questo fenomeno verso la fine degli anni ’70, quando si verificarono una serie di suicidi da parte di bambini e ragazzi di età diverse. Le vittime prima ancora di togliersi la vita lasciavano dei biglietti con i quali spiegavano un gesto così estremo, seguito da continui abusi, subiti da parte dei compagni di classe.
In seguito anche le scuole attraverso un lavoro certosino di indagine e di ricerca sui motivi di tali atti prevaricatori diedero vita ad un sistema di prevenzione grazie alla figura del mediatore scolastico.
Il bullismo è un fenomeno diffuso tra gli adolescenti e si sviluppa soprattutto a scuola
Tra le modalità scelte, atte a verificare l’intensità del fenomeno, uno su tutti è il questionario, svolto su campioni, dal quale si riesce ad individuare la tipologia di bullismo: può essere diretto e fisico, che, per l’appunto, causa danni fisici alla vittima (percosse o pestaggi), bullismo verbale (insulti, minacce o espressioni razziste), oppure può essere indiretto psicologico, che tende a far allontanare dal gruppo la vittima, aspetto che ha come aggravante la cattiveria.
A far parlare ancora una volta di bullismo è stata Mariacristina Ciambrone, Presidente A.I.Me.Pe, mediatore penale, scolastico e familiare, e nella fattispecie si è servita della Piattaforma Zoom Meeting per restituire dignità alle vittime di bullismo e non solo, che combattono una battaglia, forti del fatto di immaginare un mondo a colori.