Il centrodestra esulta per i risultati di questa tornata elettorale.
Ovviamente la partira finirà tra due settimane, ai ballottaggi, tuttavia, per ora, dai primi dati non definitivi sembra che il governo abbia superato il primo test dopo la vittoria alle politiche di 8 mesi fa.
Fratelli d’Italia non ha dubbi: “Netta vittoria del centrodestra – sottolinea Giovanni Donzelli – e per noi la conferma della crescita esponenziale rispetto alle scorse amministrative già emersa con le ultime politiche”. Anche il leader della Lega Matteo Salvini festeggia la “netta crescita” del suo partito “sia in termini di voti, sia di sindaci e consiglieri eletti”.
“L’effetto Schlein, se c’è, non si vede”, commenta l’azzurro Tullio Ferrante.
Si tratta di elezioni locali, non una prova significativa di metà mandato per il governo. Quella, arriverà l’anno prossimo, con le europee, quando si valuterà al livello nazionale la tenuta della maggioranza e i suoi equilibri interni. Anche se non s’è votato in nessuna grande città, circa 6,3 milioni di italiani sono stati chiamati ai seggi per eleggere sindaci e consigli comunali. L’astensione c’è stata, ma non sembra aver inciso in modo radicale sui risultati.
A tenere banco nella giornata politica, non ci sono solo le comunali, ma anche il tema delle riforme. Ad accendere le polveri è il ministro Roberto Calderoli e la sua proposta di istituire “il governatore d’Italia”. Il dirigente leghista, su Repubblica, definisce “una bestemmia” la soluzione del sindaco d’Italia: “Piuttosto – aggiunge – penso al modello ‘governatore’ della Regione. Il capo del governo è eletto direttamente dal popolo, però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa in entrambe le Camere. Il principio del premier eletto deve essere controbilanciato dal ruolo del Parlamento, pertanto occorrerebbe introdurre la ‘fiducia costruttiva’, ovvero solo la maggioranza che ha espresso il premier ha la possibilità di trovarne un altro, in casi particolari”.
Contro questa ipotesi insorgono tutte le opposioni: il responsabile Riforme del Pd, Alessandro Alfieri, osserva che l’elezione diretta “svuoterebbe la figura del presidente della Repubblica come garante della Costituzione e della coesione nazionale”. Anche il dem Dario Parrini, vice presidente della commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama. boccia Calderoli: “Il lupo – osserva – perde il pelo ma non il vizio: propone di temperare l’elezione diretta del presidente del consiglio – pericolosa trovata all’italiana che aggredisce e svuota le competenze-chiave del Presidente della Repubblica, e che diventa ancora più pericolosa se, come prospetta Calderoli, viene fatta a turno unico – nientemeno che con un’altra trovata sconosciuta nel mondo intero, cioè l’istituto che lui chiama della “fiducia costruttiva”.
Il Movimento Cinque Stelle parla apertamemente di “pasticciatissimo scarabocchio costituzionale”. “Un presidente del Consiglio ‘eletto direttamente dal popolo però collegato a una coalizione di governo che gli garantisca una maggioranza certa’ nelle Camere. Così – attaccano i Cinque Stelle – il Parlamento, l’organo che rappresenta la sovranità popolare e che approva le leggi, viene ridotto ad appendice del governo”.
“Il governatore d’Italia – commenta il leader di Azione, Carlo Calenda – non so davvero cosa sia. Non mi risulta che esista un modello del genere “. Osvaldo Napoli, sempre di Azione, definisce la proposta del ministro “il tentativo di macelleria costituzionale”.