IQ. 06/11/2013 – “Invitiamo il presidente dell’Upi ad evitare parole deliranti come quelle pronunciate oggi (ieri n.d.r.) sui sindacati e a mantenere il rispetto per chi rappresenta migliaia di lavoratori delle amministrazioni provinciali. Infatti, solo ora il Presidente si accorge di avere dei dipendenti. Né Saitta né molti dei suoi colleghi Presidenti negli ultimi anni si sono battuti, a differenza nostra, per difendere i lavoratori pubblici dai continui attacchi e dalle gravi penalizzazioni subite. Il presidente dell’Upi partecipi al confronto da noi avviato con il ministro Delrio che ha già portato alla garanzia dei livelli occupazionali del personale nel processo di riordino”. E’ questa la risposta dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil all’assemblea organizzata oggi dall’Unione delle Province Italiane, iniziativa che per i segretari generali Rossana Dettori (Fp-Cgil), Giovanni Faverin (Cisl-Fp) e Giovanni Torluccio (Uil-Fpl) “assomiglia più a una difesa delle poltrone, che ad una riflessione sul piano di riordino degli assetti territoriali”.
“Bisogna difendere le funzioni che servono alle comunità locali e le professionalità necessarie ad assicurarle. E non gli orticelli dei presidenti, degli assessori, degli incarichi a dirigenti esterni e dei 15mila consulenti chiamati dalle amministrazioni provinciali” attaccano i segretari di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl.
“Dobbiamo costruire insieme una nuova architettura delle amministrazioni locali: con meno livelli, meno sovrapposizioni di funzioni, meno costi della politica”, proseguono i sindacalisti. “Prima che dagli enti bisogna partire dai bisogni dei cittadini, delle imprese e delle comunità. E su questi disegnare la rete territoriale dei servizi. A partire dal concetto di area vasta, che può garantire economie di scala e qualità delle prestazioni”.
“Per questo invitiamo il presidente Saitta a sostenere la nostra idea di una cabina di regia nazionale sul riordino di Province, Comuni e Città Metropolitane. Idea sulla quale c’è già un impegno preciso del ministro per gli Affari regionali e le autonomie”, concludono Dettori, Faverin e Torluccio. “Non serve l’arroccamento corporativo, ma tavoli di confronto per governare i processi di riorganizzazione: garantendo più qualità dei servizi, più investimento nelle competenze, più percorsi di stabilizzazione per i precari, più reinternalizzaizone dei servizi oggi affidati alle società in house. E questo nell’interesse proprio di quei cittadini e di quei lavoratori che il presidente dell’Upi dice di voler difendere”.