Con 42.280 lavoratori in cassa integrazione e circa 58 milioni di ore autorizzate, il Lazio è al terzo posto tra le regioni italiane per incremento della cig da gennaio ad agosto 2014, rispetto allo stesso periodo del 2013, quando i lavoratori in cassa integrazione erano 38.746 e le ore totali ammontavano a circa 53 milioni (9,1%). A guidare la classifica le province di Rieti e Roma.
Questi alcuni dati elaborati ed analizzati dalla UIL di Roma e del Lazio sulla cassa integrazione nei primi otto mesi del 2014.
Nella Capitale le ore di cig sono passate da poco più di 30 milioni nell’arco gennaio-agosto 2013 a quasi 39 milioni nel 2014, registrando un aumento del 26,8%. Incremento ancora più marcato nel reatino, dove le ore di cig registrano un +37%, collocandosi così tra le dieci province italiane con gli aumenti più alti (Mantova e Isernia capolista).
La situazione diventa meno drammatica nel confronto, invece, tra luglio e agosto 2014, quando si assiste ad un calo di quasi il 50% sia delle ore sia dei lavoratori in cassa integrazione in tutti i settori, tranne l’artigianato che continua a mantenere il segno più anche nel mese di ferie (+16%).
“Una diminuzione fittizia quella di agosto rispetto al mese precedente – spiega il segretario generale della UIL di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – dovuta al calo fisiologico del mese di ferie e alla carenza di risorse della cassa in deroga che rappresenta spesso l’unica ancora di salvezza per la sopravvivenza delle piccole aziende e dei loro dipendenti. I dati sul lungo periodo – gennaio/agosto – ci dicono purtroppo che non sono la crisi continua a perdurare, ma si inasprisce sempre più, facendo della nostra regione una delle più colpite d’Italia”.
Ad aumentare è soprattutto la cassa straordinaria che a Roma registra nel periodo gennaio – agosto 2014 un +62,7% rispetto al 2013, a Latina un +20,6% e a Rieti arriva addirittura a +234,4%.
“A conferma, purtroppo – continua Bombardieri – che la diminuzione mensile è solo un’illusione e la crisi continua a colpire duro non solo le piccole aziende, ma anche quelle di media grandezza che ancora non riescono a trovare una via d’uscita. Quali nuovi strumenti e quali tutele sociali, il Governo e le nostre istituzioni intendono mettere in campo? A quante altre chiusure forzate dobbiamo assistere prima che si prendano dei provvedimenti seri? Sicuramente l’ulteriore precarizzazione del lavoro non è una soluzione”.