Dopo una serie di spettacoli teatrali, showcase musicali, proiezioni cinematografiche, incontri tematici sulla cittadinanza attiva, responsabilità delle parti, un richiamo alla dignità della persona in contrasto al fenomeno mafioso ( incontro con Ruotolo e Albanese, Christian Giroso e Gaetano Pecoraro ,e tanti altri ospiti), a chiudere la manifestazione è il concerto di Brunori Sas, Rocco Hunt e Paolo Benvegnù, l’evento del Festival tanto atteso presso il Teatro Morelli di Cosenza, in Calabria.
Gli artisti sono stati premiati durante il concerto grazie al loro messaggio musicale attraverso le rime cantate, interpretate a loro volta al servizio del pubblico sovrano, oltre che ascoltatori della buona musica, una musica armoniosa e frizzante.
Brunori Sas ha ricevuto il Premio speciale per la Canzone contro la paura; sono stati premiati anche Rocco Hunt con ’Nu Juorno Buono, mentre Paolo Benvegnù con il brano “ Sentimento delle cose”.
“E vive ancora il sentimento delle cose, mentre noi amiamo controllare tutto.La vita, i pensieri degli altri, la morte.E non amiamo neanche il pane che mangiamo. Noi non ringraziamo.Ma vive ancora il sentimento delle cose,”su queste note Paolo Benvegnù si aggiudica il premio dei sentimenti, della dignità e del sapere “dire grazie” per tutto il bene che la vita ci offre, confidando sui sentimenti, sugli uomini di buona volontà, i quali possano, invece, aiutare coloro i quali si trovano ai margini della società.
Un Brunori Sas irriverente sul palco del Teatro Morelli, la cui musica riesce a regalare attimi di emozioni, sa custodire pensieri intimi, seguiti da una voluta condivisione del suo canto libero con la sua gente: “Canzoni che parlano d’amore.Perché alla fine, dai, di che altro vuoi parlare?Che se ti guardi intorno non c’è niente da cantare.Solamente un grande vuoto che a guardarlo ti fa male. Perciò sarò superficiale. Ma in mezzo a questo dolore.Tutto questo rancore Io canto solo per me”, è la rima della vita che conduce verso la redenzione del dolore, della morte e della sofferenza, quasi a voler riappropriarsi di se stessi.
Anche Rocco Hunt con il suo rap d’autore riesce a far sentire la sua presenza calorosa ai presenti in teatro, invitando i fan e gli ospiti a battere le mani, ad urlare e far rumore ( dimenticando per un po’ di essere in teatro) e ci riesce a gonfie vele. E’ suo il Premio per “’Nu Juorno Buono”, un inno alla propria terra, al dialetto, alle origini , e soprattutto parla di emigrati, di terra di fuochi sotto forma di protesta e di denuncia nel suo piccolo, come sostiene l’artista.
Artisti uniti all’unisono in un festival della musica, dei sentimenti e della riscoperta di alcune parole di impatto sociale, quali la giustizia sociale e la memoria in un contesto privo di libertà e di democrazia: un invito alla ricerca della propria dimensione nel proprio presente e futuro.
A cura di Matteo Spagnuolo.