Le infezioni polimicrobiche, come quella che ha colpito Papa Francesco ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, sono caratterizzate dalla presenza di più agenti infettivi contemporaneamente, come batteri o virus.
L’organismo deve dunque combattere e attivarsi contro più agenti che scatenano l’infezione.
Le infezioni polimicrobiche delle vie respiratorie, in particolare, possono verificarsi in diversi contesti clinici. In genere, possono essere associate a polmoniti, broncopneumopatie croniche ostruttive (Bpco) con riacutizzazioni infettive, infezioni virali (come influenza e Covid-19) che possono predisporre a sovrainfezioni batteriche. Il Pontefice ha spesso sofferto, nell’ultimo periodi, di raffreddamenti e bronchiti; condizioni che hanno potuto appunto favorire l’insorgenza di un quadro più complesso di infezione polimicrobica.
Nel caso del Pontefice, si tratta di infezioni delle basse vie respiratorie che possono mostrare vari tipi di sintomi, tra cui tosse e dispnea, ossia la sensazione soggettiva di mancanza di respiro.
Tra i farmaci utilizzati per trattare la condizione di dispnea e difficoltà respiratoria c’è anche il cortisone: essendo anche un immunosoppressore (che abbassa parzialmente le difese immunitarie), può a sua volta facilitare la comparsa di sovrainfezioni, ovvero di infezioni dovute ad altri agenti patogeni. I patogeni che possono determinare difficoltà respiratoria sono vari: ad esempio il virus influenzale o il virus respiratorio sinciziale.
Rispetto alle terapie possibili, nei casi di complicanze delle basse vie respiratorie in cui sono rilevate infezioni polimicrobiche, si usano in genere farmaci antibiotici in grado di bloccare la crescita dei diversi germi isolati. Gli effetti delle terapie sopraggiungono dopo almeno 1-3 giorni di trattamento.
Fonte: ansa.it