Il cyberbullismo sta ad indicare gli atti di bullismo e di violenza concretizzati attraverso i media elettronici.
In Inghilterra, più di 1 ragazzo su 4, tra gli 11 e i 19, anni è stato minacciato da un bullo via e-mail o sms. In Italia, secondo l’Indagine nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza pubblicata nel 2011 da Eurispes per Telefono Azzurro, un quinto dei ragazzi ha trovato in Internet informazioni false sul proprio conto o materiali che li riguardava.
I cyberbulli sembrano non rendersi conto del male che fanno alle vittime. La rete rende ancor più forte la sensazione di anonimato che porta ad essere efferati ed insensibili. Amanda Todds 15 anni, si è suicidata il 10 Ottobre. Prima di morire ha lasciato uno sconcertante video su Youtube in cui denuncia al mondo il suo caso e la sua solitudine. Dopo di lei c’è stato il caso del ragazzino suicida a Roma. In questi giorni spunta da Twitter il caso di Flora, 17 anni, massacrata su Twitter (gli hashtag sono #Flora e #iostoconflora), colpevole di aver vinto un biglietto per un concerto. Del fenomeno se ne parla solo quando ci sono ragazzi suicidi. Basta in realtà fare un giro in rete per trovare materiale, foto, filmati e commenti privati dati in pasto allo sguardo infinito di Internet. Il problema è dovuto anche ad una mancanza di controllo sulle foto: una volta che una nostra foto finisce in rete non la si può più cancellare. Qualche giorno fa Fabrizio Corona intervistato alle Iene ha detto che da quando esistono i social network non esiste più privacy. Ma mentre un personaggio pubblico mette in conto la totale interferenza nella sua vita da parte dei media, un adolescente rischia di non saper sopportare il peso di qualcosa che, privatamente, resta illegale. La mancanza di privacy, la pubblicazione delle foto e delle informazioni che ci riguardano sono alcuni dei nuovi problemi dell’era digitale. Ma questo non vuol dire che bisogna essere ladri di informazioni altrui per usarle a scopo diffamatorio, offensivo e violento. Far circolare un video con violenze, battute e cattiverie nei confronti dei più deboli sembra essere il nuovo modo di presentarsi di tanti adolescenti ignari o consapevoli del dolore e della vergogna che creano. Il problema è che quando dolore e vergogna spingono alcuni ragazzini al suicidio vuol dire che la società adulta e preposta alla loro educazione debba intervenire e, comprendendo un nuovo fenomeno, trovare il modo di debellarlo o, almneo, arginarlo.
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